Non si può certo dire che il Gran Premio del Brasile non abbia riservato sorprese e puro spirito di competizione, specie grazie al tanto atteso ritorno sul gradino più alto del podio della Ferrari, che non riesce a conquistare una doppietta, ma strappa un sorriso ai suoi tifosi ancora amareggiati per un campionato che è riuscito a sfuggire, nonostante sembrasse vicino.
C’è però da ammettere che se i big hanno dato spettacolo, i più giovani non si sono trovati altrettanto a loro agio.
La partenza ha mietuto subito due vittime: Stoffel Vandoorne viene travolto da Kevin Magnussen e una sorte analoga capita ad Esteban Ocon, il cui ritiro appare clamoroso dal momento che si tratta del suo primo in tutta la stagione. Questo stop interrompe la sua successione di risultati positivi che comunque, non è stata eguagliata da nessun altro pilota durante questa stagione.
Poco da dire sulle Toro Rosso, praticamente invisibili se non per qualche problema di comunicazione radio con Brendon Hartley, che peraltro si trova costretto al ritiro, mentre Gasly riesce ad arrivare dodicesimo senza praticamente mai essere inquadrato, appena dietro a colui di cui ha preso il posto, Carlos Sainz, che chiude ad un passo dalla zona punti.
Pascal Wehrlein fa ciò che può con la sua Sauber, pur lamentando dei problemi al motore ed essendo sorpassato dal compagno di squadra per questo, ma riesce a tenersi dietro Romain Grosjean e, soprattutto, un irriconoscibile ed incomprensibile Lance Stroll, in tremenda difficoltà per tutto il weekend, che porta per ultimo al traguardo la macchina con due giri di ritardo e ad anni luce dal compagno di squadra e beniamino di casa Felipe Massa.
Ultimo, ma non per importanza, Max Verstappen: una gara abbastanza anonima, trascorsa a lottare contro l’usura delle gomme ed una macchina che se solo due settimane prima pareva essere irraggiungibile da chiunque, questo weekend appariva in tremenda difficoltà. Apprezzabile il tentativo di difesa contro Lewis Hamilton, fatto probabilmente più per orgoglio che per reale consapevolezza di poter battagliare.