La Formula 1 fa tappa in Brasile ininterrottamente dal 1973. La maggior parte delle gare che si sono disputate nella terra “carioca” hanno avuto un palcoscenico tutt’ora famosissimo: Interlagos, a pochi passi da San Paolo.
In passato però, e soprattutto negli anni ’80, la rivalità tra San Paolo e Rio de Janeiro scoppiò anche nel mondo della Formula 1, quasi in stile calcistico: non solo perché in pista erano impegnati due piloti-simbolo delle rispettive città di appartenenza (Ayrton Senna per San Paolo e Nelson Piquet per Rio de Janeiro), ma anche perché, in quegli anni, la pista di riferimento per l’intero Brasile e per la Formula 1 era un’altra: Jacarepaguà.
In occasione del prossimo Gran Premio del Brasile, ripercorriamo la breve storia legata a questo circuito, oggi non più esistente. Un ricordo carico di nostalgia e di rimpianti, una tipica “saudade” tutta in salsa brasiliana.
Jacarepaguà: tecnica ed umidità per testare le abilità dei piloti
Il circuito di Jacarepaguà, che sorgeva nell’omonima località a pochi km dalla più nota Rio de Janeiro, venne inaugurato ufficialmente nel 1977. In un primo momento la pista sembrava più favorevole ad accogliere le categoria motociclistiche, ma già nel 1978 arrivò una svolta inattesa: in quell’anno infatti, accantonando per la prima volta Interlagos, il calendario di Formula 1 prevedeva l’appuntamento sul neonato tracciato di Jacarepaguà per il mondiale di Formula 1.
Per i brasiliani di Rio fu la svolta, ovvero l’apertura verso la categoria più importante dell’automobilismo sportivo. Eppure, la curiosità di gareggiare su un tracciato veloce e piuttosto tecnico in alcuni punti venne subito stroncata da un pericolo non di poco conto: la minaccia più seria era infatti presentata dalla particolare ubicazione del tracciato, che sorgeva a breve distanza da una laguna. L’umidità presente in quella zona avrebbe potuto mettere a serio rischio la stabilità dei motori. Di fatto, questa minaccia di natura tecnica rappresentava la paura più grande per tutti i team.
Quando i piloti approdarono per la prima volta a Jacarepaguà, le opinioni furono molto diverse e tra loro. In molti apprezzavano il disegno della pista, ma altrettanti, compreso il campione del mondo 1978 Mario Andretti, lo giudicarono un tracciato più adatto per i kart, e noioso da affrontare.
Ad ogni modo, i primi due appuntamenti della F1 sul nuovo circuito brasiliano si rivelarono una “mazzata” all’orgoglio nazionale dei tifosi carioca. Sia nel 1978 che nel 1981 il vincitore fu l’argentino Carlos Reutemann. Nella prima occasione il “Gaucho triste” vinse a bordo della Ferrari, mentre nel secondo caso con l’emergente Williams.
In entrambi i gran premi, il sudamericano ebbe la meglio sui due piloti di punta della pattuglia brasiliana: nel 1978 sconfisse Emerson Fittipaldi, mentre nell’81 Nelson Piquet, autore comunque della pole position.
Piquet, fortemente attaccato ai colori della sua Rio de Janeiro, ebbe l’occasione di rifarsi già nel 1982, quando trionfò davanti a Keke Rosberg (quest’ultimo sarebbe poi diventato campione del mondo al termine della stagione). Nelson divenne quindi il primo brasiliano a vincere a Jacarepaguà, ma il suo successo venne poi annullato. La sua Brabham non passò le verifiche di peso dei commissari, a tal punto da subire la squalifica dal gran premio. Per la stessa e identica ragione venne rimosso dalla classifica anche Rosberg, motivo per cui ancora oggi il vincitore ufficiale di quella gara fu Alain Prost su Renault, anche se il “Professore” tagliò il traguardo al terzo posto.
La sete di vendetta di Piquet si placò già nel 1983. Sfruttando il potenziale di una Brabham stavolta regolare, il brasiliano trovò finalmente l’appuntamento con la vittoria, una delle tante che gli consentì di vincere il mondiale al termine di quella stagione. La storia d’amore tra il ragazzo di Rio de Janeiro e Jacarepaguà toccò il suo apice, ancora una volta, nel 1986. Piquet vinse per la seconda volta sul suo amato circuito nel 1986, questa volta con la Williams.
Chi invece può vantare il maggior numero di vittorie su questo circuito è il francese Alain Prost. Oltre al successo a tavolino del 1982, Prost vinse altre quattro volte su questo circuito, riuscendo a salire sul gradino più alto del podio nel 1984, 1985, 1987 e 1988. Sempre e solo con la McLaren.
La preferenza dei piloti e dei team sempre più orientata verso Interlagos minacciò la stabilità di Jacarepaguà in Formula 1, tanto che nel 1989 andò in scena l’ultimo Gran Premio del Brasile sul circuito di Rio. L’ultimissima presenza della F1 su questo tracciato entrò però nella storia: a vincere la corsa fu Nigel Mansell su Ferrari, il quale portò al successo, per la prima volta nella storia della F1, una vettura dotata di cambio semi-automatico. Dopo quello storico trionfo, la F1 scomparve per sempre da Jacarepaguà.
Da Piquet a Senna: i brasiliani a Jacarepaguà
L’unico pilota brasiliano trionfante a Jacarepaguà fu Nelson Piquet, ed in linea generale fu anche il pilota che ebbe i migliori successi sulla pista alle porte di Rio. Oltre a lui, ci furono altri piloti che tentarono di destabilizzare il trono di Piquet a Jacarepaguà.
Nel 1978 ad esempio, anno della prima gara della F1 su questo circuito, ci andò molto vicino Emerson Fittipaldi, che giunse 2° al traguardo. Nel 1981 Piquet fu autore della pole position, mentre nel 1983 fece registrare il giro più veloce della corsa.
Anche nel 1986 Piquet tagliò per primo il traguardo, ma la corsa verso la vittoria fu seriamente contrastata dal suo più acerrimo rivale: Ayrton Senna. Anche se quest’ultimo non ebbe mai la soddisfazione di poter sconfiggere Piquet a casa propria, il pilota di San Paolo ebbe comunque modo di conquistare tre pole position: 1986 (dove giunse 2°), 1988 (dove venne squalificato dalla gara con l’esposizione della bandiera nera) e 1989.
Dal canto suo, invece, Piquet registrò il giro più veloce della corsa nel 1986 e 1987, salendo inoltre per tre volte consecutive sul podio dal 1986 al 1988.
Nel 1989 l’esperienza di Jacarepaguà con la F1 si chiuse con un finale a sorpresa: sul terzo gradino del podio salì infatti la March-Judd di un altro brasiliano: Mauricio Gugelmin, che conquistò il suo primo ed unico podio della sua carriera.
Gli italiani a Jacarepaguà
Curiosamente, la Ferrari vinse a Jacarepaguà soltanto due volte, in occasione del primo ed ultimo Gran Premio del Brasile disputato su questo circuito.
Per quanto riguarda i piloti, invece, nessun italiano riuscì mai a vincere a Jacarepaguà, ma i risultati ottenuti dalla pattuglia tricolore furono tutt’altro che infelici, anzi.
Già nel 1981, al volante della Arrows, fu Riccardo Patrese il primo “azzurro” ad ottenere un risultato di rilievo, grazie al 3° posto finale.
Ma il periodo più roseo della colonia italiana a Jacarepaguà fu senz’altro il biennio 1984/1985. Nella prima occasione, Elio De Angelis portò la sua Lotus prima in pole position, e poi sul 3° gradino del podio.
Nel 1985, invece, la pole position passò nelle mani del ferrarista Michele Alboreto, giunto poi 2° al traguardo davanti a De Angelis.
L’orgoglio italiano scattò poi, per l’ultima volta, nel 1989. In occasione dell’ultima gara, fu ancora Patrese ad entrare nella storia. Al 47° la sua Williams fermò il cronometro sul tempo di 1:32.507.
Quello fu il giro più veloce di sempre mai compiuto sul circuito di Jacarepaguà in Formula 1.
Piquet e Fittipaldi: la curiosa moda di Jacarepaguà
Chissà se Nelson Piquet ed Emerson Fittipaldi avranno mai fatto scongiuri su due decisioni particolarmente curiose che li riguardano direttamente.
Già, perché il circuito di Jacarepaguà divenne famoso, nel 1988, per la denominazione ufficiale dell’autodromo, che venne intitolato proprio a Nelson Piquet. Non solo il pilota brasiliano è ancora in vita, ma nel 1988 era addirittura presente sulla griglia di partenza del campionato di Formula 1, diventando così l’unico pilota di Formula 1 al quale è stato dedicato un autodromo valido per il mondiale quando ancora partecipava.
Ma Jacarepaguà non finì di stupire. Pochi sanno infatti che, dopo l’abbandono della Formula 1, nella zona esterna del tracciato venne costruito un circuito valido, progettato per ospitare le gare di Champ Car americane. Si decise, una volta costruito, di dedicare l’ovale ad Emerson Fittipaldi, anch’egli in vita.
In questo modo, Jacarepaguà divenne un caso unico al mondo: intitolare due tracciati a due piloti ancora in vita.
Ma di questo curioso primato restano solo i ricordi. Nonostante i tentativi di riqualificare la pista per un possibile ritorno della F1, nel 2008 una parte della pista venne demolita. La rimozione totale della struttura si completò nel 2012, quando dalla ceneri del circuito venne realizzato un villaggio olimpico in vista dei Giochi Olimpici del 2016 a Rio de Janeiro.
Con quei lavori finì per sempre la storia di Jacarepaguà. Un circuito unico nel suo genere, nel bene e nel male.