Il campionato di Formula 1 2018 è ormai vicino, e l’attesa per l’inizio della nuova stagione cresce sempre più. Per scaldare i motori nel miglior modo possibile, per noi e per i nostri amici lettori, CircusF1 ha realizzato in questi giorni una speciale intervista ad un personaggio che conosce l’ambiente della Formula 1 molto da vicino: Gian Carlo Minardi. Fondatore dell’omonimo team faentino che disputò 345 gran premi nella massima serie tra il 1985 ed il 2005, Minardi ha risposto alle nostre domande con la sua consueta professionalità ed esperienza maturata sui circuiti di tutto il mondo, offrendo una panoramica a 360° sulla Formula 1 attuale e futura, senza escludere gli uomini, i piloti ed i team che la compongono.
Tutto ciò a poco più di un mese dallo spegnimento del semaforo rosso sulla stagione 2018, ma anche a pochi mesi di distanza dal terzo appuntamento con l’Historic Minardi Day 2018, quando alcune delle monoposto storiche di Formula 1 (e non solo) scenderanno in pista ad Imola il 5 e 6 maggio prossimi. Per il grande pubblico sarà quindi un’occasione da non perdere per vedere da vicino le auto che hanno segnato un’epoca in F1 e per il team Minardi.
Ecco dunque le domande che l’intera Redazione di CircusF1 ha raccolto e che Alessandro Prada ha rivolto a Gian Carlo Minardi.
LIBERTY MEDIA
1- Signor Minardi, ci può dare un parere sull’operato di Liberty Media? Come giudica quanto fatto finora e quanto promesso? In particolare, ci può dare un giudizio anche sull’operato di Ross Brawn? (Laura Di Nicola)
“Innanzitutto bisogna fare un distinguo tra una parte commerciale ed una parte tecnica. Sulla prima stanno lavorando per apportare cambiamenti, ma è ancora troppo presto per poterli giudicare, anche perché non è facile addentrarsi in questo settore. Per quanto riguarda la parte tecnica, dal mio punto di vista ci vuole un tecnico esattamente come Brawn, ovvero un super partes che sappia dettare le regole del gioco senza ricorrere al working group rappresentato da tutti gli ingegneri dei team partecipanti al mondiale. In ogni caso, siamo davanti ad un cambiamento radicale avviato nel 2017, e ribadisco che è ancora troppo presto per poter esprimere un giudizio. E’ anche vero che il 2020 si avvicina, e quell’anno segnerà la scadenza del “Patto della Concordia”, quindi prima di arrivarci bisogna trovare regole chiare e precise, sia dal punto di vista tecnico che sportivo. Posso solo aggiungere questo: sulle norme tecniche sono state scelte persone che hanno fatto la storia dell’automobilismo e della Formula 1, ma sulla parte commerciale e di marketing non conosco le persone che sono state incaricate. Vedo comunque che stanno inseguendo un sistema ed un modello americano, ma non so quanto possa essere appagante per il pubblico occidentale ed orientale”.
2- Sempre su Liberty Media, si è parlato molto delle nuove norme che dovrebbero entrare in vigore nel 2021: il controllo dei costi e l’armonizzazione di certe componenti delle power unit rappresentano per Lei un passo nella giusta direzione? (Alessandro Livraghi)
“E difficile ottenere entrambe le cose, ovvero un tetto budget e regole che possano favorire o anche penalizzare i piccoli team. Il bandolo della matassa va sciolto qui, dato che non è facile trovare una soluzione sia dal punto di vista economico che, soprattutto, di carattere tecnico in vista dei prossimi accordi. Faccio fatica ad esprimere un giudizio ora, anche perché non conosco bene la situazione. In passato ho vissuto parecchie volte questo clima di rinnovo, e posso assicurare che le informazioni che arrivano all’esterno non sono sempre indicative di ciò che accade realmente durante le riunioni dei working group”.
3- In un nostro sondaggio online, buona parte di chi ha risposto avrebbe voluto Lei come presidente della FIA; se lo fosse, quale sarebbe il primo provvedimento che prenderebbe? (Laura Di Nicola)
“E’ una domanda che mi mette un po’ in imbarazzo, perché non credo di poter assolvere ad un impegno così importante. Posso solo dire che vorrei cercare di costruire, in tutti i settori della FIA, delle figure di professionisti che si impegnino e che mettano nel tempo regole economiche e tecniche a livello della Federazione che rappresentano. La FIA è un ente internazionale, e deve essere posta al di sopra di tutto. Mi rendo conto che può sembrare una risposta banale, ma è una domanda che merita un po’ più di riflessione”.
HALO
4- L’introduzione dell’Halo nella prossima stagione è una novità che fa discutere. Qual è il suo giudizio a riguardo? Teme che potrebbe portare ad una perdita di credibilità-spettacolo della Formula 1, o è una soluzione che apprezza? (Alessandro Prada)
“Tutto quello che riguarda la sicurezza merita sempre attenzione. Sinceramente, non credo che l’Halo possa risolvere tutti i problemi. Bisognerebbe fare questa domanda a quei piloti che lo hanno già provato per capire quali possono essere le difficoltà riscontrare, soprattutto per quanto riguarda la visibilità. Onestamente come impatto estetico non è bello come accessorio, ma la sicurezza è prioritaria. Quindi mi auguro e spero che abbiano fatto tutti i test necessari affinché il pilota non sia penalizzato. Credo infine che ci sia anche bisogno di fortuna: non è detto che un pezzo staccatosi da una vettura non si possa infilare proprio negli spazi laterali al pilone centrale dell’Halo..”
5- Secondo Lei, il sistema Halo per la sicurezza dei piloti era davvero necessario? (Simone Nencioni)
“Ripeto, tutto quello che viene studiato per la sicurezza va perseguito fino in fondo. Poi sarà l’esperienza, il fato ed il susseguirsi dei gran premi che stabilirà chi avrà avuto ragione o torto su questo interrogativo”.
PILOTI
6- Lei è noto per aver lanciato in F1 tanti giovani piloti promettenti. Se potesse, quale pilota farebbe debuttare nel prossimo campionato? (Alessandro Prada)
“In questo momento ci sono tanti giovani che hanno fatto vedere qualcosa di importante in Formula 1, uno su tutti Esteban Ocon. Dei giovanissimi abbiamo il “clan” portato avanti dalla FDA (Ferrari Driver Academy, ndr) e che debutterà con la Sauber. Sono dispiaciuto che in questo momento sia ancora spettatore il nostro Antonio Giovinazzi. Se io fossi ancora in F1, probabilmente lo avrei già fatto debuttare da qualche anno”.
7-Cosa pensa della nuova carriera di Fernando Alonso tra Indianapolis, Daytona e forse Le Mans? (Paolo Pellegrini e Loris Preziosa)
“Mi sembra che stia facendo un po’ confusione. Gli auguro che il nuovo abbinamento McLaren-Renault lo tranquillizzi, e che gli permetta di concentrarsi di più su quelli che saranno i suoi ultimi anni in Formula 1. Mi sembra che stia rincorrendo obiettivi di non facile risoluzione, e che rischierebbero di incasinare la sua professionalità e la sua attività”.
8- Cosa ne pensa della lineup della Williams? (Fabrizio Severino) In particolare, cosa pensa dell’annuncio di Sirotkin come pilota ufficiale? Qualche mese fa sembrava che Kubica potesse essere l’erede al sedile di Massa. Questa Formula 1 segue sempre più gli interessi economici, o c’è la speranza che si possa vedere più meritocrazia? (Mattia Livraghi)
“Prima di tutto, sia Stroll che Sirotkin arrivano dalle nostre formule nazionali, e per noi di ACI Sport è motivo di grande soddisfazione vedere due giovani che hanno iniziato la loro attività in Italia impegnati a raggiungere un traguardo così importante in giovane età. Bisogna poi fare una precisazione: in Williams c’è già un pilota giovane come Stroll che quest’anno dovrà dare il meglio di sé per mettere a frutto l’esperienza accumulata al suo primissimo anno in F1. Avere accanto un altro pilota giovane come Sirotkin potrebbe però penalizzarlo nella crescita.
Nel mio passato ho sempre privilegiato i giovani, e quindi la Williams fa bene a dare spazio a loro, anche se sono molto dispiaciuto nel vedere un amico come Kubica nell’attuale ruolo di terzo pilota. Vedremo come andranno le cose. Se Sirotkin dimostrerà di meritarsi il posto, bene, altrimenti verrà sostituito.
I soldi sono sempre stati importanti nella storia della Formula 1, è inutile nasconderci dietro questa realtà. Dietro ad ogni pilota c’è un affare commerciale, che si chiami Vettel, Schumacher o Alonso. Si muovono sempre interessi di marketing o pubblicitari, per cui un team decide di prendere o non prendere un determinato pilota. Io comunque sono dell’idea che quando un pilota arriva a livello della F1 meriti di guidare. E’ chiaro che i campioni del mondo stanno in una mano, ma ciò non toglie che chi riesce a raggiungere il traguardo della Formula 1 meriti poi di trovare un sedile”.
9- Cosa ne pensa di Vandoorne dopo questi due anni in F1? E di Leclerc? Pensa che la Sauber potrà ambire a posti di metà classifica? (Fabrizio Severino)
“Se avessi una palla di cristallo per prevedere il futuro giocherei di più al Lotto (scherza). Al di là delle battute credo che la Sauber possa crescere anche grazie all’aiuto della Ferrari, nonostante quest’ultima abbia già parecchio lavoro da svolgere a casa propria. Leclerc è un pilota che ha dimostrato quest’anno di essere all’altezza, e quindi merita la Formula 1. Il salto di qualità avviene ora, quindi vedremo cosa sarà capace di fare. Vandoorne ha fatto invece molto bene nelle formule minori, ma non può essere paragonato con un pilota ragionato e bravo come Alonso. In ogni caso credo sia giusto dare spazio ai giovani soprattutto in quest’anno molto particolare. Ci sono parecchi rinnovi e scadenze di contratto da risolvere, quindi è l’occasione giusta per mettere in difficoltà i team nella scelta dei piloti per l’anno prossimo”.
10- Pensa che si possa fare un programma giovani in F1 anche senza un team B? (Gianluca d’Alessandro)
“No, il team B è ancora una presenza necessaria nella F1 attuale. Non si può farne a meno”.
11- Un Suo commento su Daniil Kvyat? Cosa ne pensa del suo nuovo ruolo in Ferrari? Crede che quanto fatto nei suoi confronti da Red Bull e Toro Rosso faccia parte di questo sport o meno? (Mirko Rovida e Giuseppe Coppola)
“Certe decisioni bisogna capirle solo stando dentro un team, e quindi conoscere bene le motivazioni. Non sono in grado di esprimere un giudizio su cose che hanno fatto altri, anche perché non sarebbe corretto. Un pilota è un personaggio importante all’interno di una squadra, e solo quelli che hanno lavorato con lui possono capire le motivazioni che hanno fatto maturare determinate scelte.
Per quanto riguarda il suo suolo ruolo in Ferrari, onestamente credo non servisse. Ci sono tanti ragazzi in Ferrari, sia nella Driver Academy che Giovinazzi e Davide Rigon, un altro ragazzo che viene impiegato da anni anch’egli al simulatore. Non ne vedo la necessità e non vedo come questa scelta possa comportare una crescita in termini di know-how. E’ sempre antipatico però dare giudizi su scelte che hanno fatto altre persone. Nemmeno io avrei accettato critiche sulle mie scelte quando ero Team Principal, quindi non vedo perché io debba criticare. Ci possono anche essere delle motivazioni di cui io non ne sono a conoscenza”.
2018
12- Cosa pensa della stagione che scatterà a marzo? Può essere l’anno giusto per la Ferrari, o vedremo ancora una Mercedes al vertice? Pensa che l’organizzazione di lavoro orizzontale e le promozioni interne scelte come approccio da Marchionne possano funzionare? (Alessandro Livraghi)
“Premesso che il team ed i piloti da battere sono tutti in Mercedes. La supremazia che hanno dettato in questi ultimi quattro anni, ed anche nell’ultima parte del 2017, li proietta nel 2018 come squadra da battere. Onestamente, credo che quello che manchi alla Ferrari sia un salto di qualità nello sviluppo della power unit, che non può esser fatto in poco tempo. Ci vuole pazienza per creare un ciclo, quindi condivido la politica aziendale che offra valore all’interno dell’azienda. Ci vorrà comunque del tempo, e purtroppo bisognerà mandar giù ancora qualche boccone amaro. Mi auguro che ci sia una crescita esponenziale sulla base di quello che si era già visto tra il 2016 ed il 2017. Non so se questo basterà per vincere campionati, e non sarà comunque un’impresa facile. Però se questa crescita continuerà, prima o poi la Ferrari raggiungerà la Mercedes, L’importante è dare fiducia agli uomini e credere nel progetto, senza stravolgerlo di fronte alle difficoltà e senza esaltarsi di fronte a situazioni favorevoli”.
13- Cosa pensa farà la differenza nel 2018? (Gianluca D’Alessandro)
“Purtroppo sono convinto che sarà la power unit a fare la differenza, e succederà a casa di tutti. Sarà così per Mercedes, Renault, Ferrari, Honda, tutti insomma”.
TEAM
14- Cosa vede nel futuro del nuovo binomio Toro Rosso-Honda? (Loris Preziosa)
“Lo vedo positivo. Inizialmente sarà dura, ma la Toro Rosso avrà davanti a sé tre anni senza il problema di cambiare motorizzazione, cosa che ha dovuto fare invece negli ultimi tre o quattro anni. La vedo quindi positivamente, e questo consentirà al team di Faenza di concentrarsi sul proprio know-how, realizzando un telaio più performante possibile per sfruttare per tre anni un motore che si chiama “Honda”. Mi auguro e spero che prima o poi i giapponesi trovino la strada giusta per venir fuori dagli ultimi problemi che hanno avuto”.
15- Qual è la sua opinione riguardo alla partnership Sauber-Alfa Romeo? (Mirko Rovida)
“Bisogna vedere come si concretizza, ovvero se è un fatto limitato alla promozione pubblicitaria o se è un discorso più tecnico. Bisognerà attendere l’inizio della nuova stagione per poterlo capire meglio”.
16- In conclusione, sappiamo che per correre in macchina e arrivare in Formula 1 c’è bisogno di un investimento economico non indifferente. Non pensa che ci dovrebbero essere più sforzi in Italia per selezionare talenti dal go-kart e poi finanziare la loro carriera e farli crescere, come in una sorta di FDA “nazionale”? (Mattia Livraghi)
“In realtà questo progetto già esiste. Insieme alla FDA, noi come scuola federale ed ACI Sport realizziamo stage. Seguiamo i ragazzi dai 12 anni d’età, ovvero dalle prime competizioni sui kart fino alla Formula 4. Abbiamo fatto passi da gigante negli ultimi anni, e spesso nelle formule minori abbiamo fatto suonare l’inno di Mameli. Insieme alla FDA abbiamo portato diversi ragazzi a certi livelli. Purtroppo non è poi facile fare l’ultimo salto, e non è nemmeno colpa della Federazione che ha investito soldi in questi anni, né della FDA. Purtroppo, per l’ultimo salto ci sono soltanto 22 posti a disposizione per migliaia e migliaia di tesserati. Non è che il progetto non c’è; stiamo lavorando, e molto di questi ragazzi (non faccio i nomi perché non voglio dimenticare nessuno) in questi anni sono cresciuti e sono nati nelle nostre formule, compresi Sirotkin e Stroll, che però hanno avuto la fortuna di essere abbinati a sponsor internazionali.
Oggi ci sono altri piloti che fanno i GT o sono nell’anticamera della F1, e meriterebbero tutti un posto nella massima serie. Questo però non è più compito della Federazione o della FDA, ma è solo compito di tanti fattori dove il motorsport è legato a sponsor, marketing ed operazioni commerciali. Primo a poi, il lavoro fatto negli ultimi cinque o sei anni premierà gli sforzi di ACI Sport e dei piloti italiani”.