Shoreditch, London, United Kingdom.
Thursday 15 February 2018.
Claire Williams, Deputy team principal
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La Williams è certamente una realtà che ha scritto pagine importanti nella storia della Formula 1. Un glorioso passato di successi ha però lasciato spazio ad un presente che stenta a regalare qualche soddisfazione alla compagine di Grove. La terza scuderia più longeva di questo sport si trova ora dinanzi a una realtà molto difficile, sia a livello sportivo che finanziario. In un’intervista concessa alla testata RaceFans, il team principali aggiunto della scuderia britannica, nonché figlia del grande Sir Frank, ha voluto condividere una prima, personale, analisi delle condizioni in cui versa il team che porta il suo nome.
Claire Williams, nel corso del suo intervento, ha saputo ben rappresentare la situazione corrente del team fondato dal padre nel lontano 1977. Dall’avvento delle motorizzazioni ibride in Formula 1, la Williams ha potuto massimizzare l’apporto datole dalla power-unit Mercedes, concludendo al terzo posto della classifica costruttori nel 2014 e nel 2015. I risultati del primo biennio ibrido hanno permesso al team di godere di più risorse finanziarie da destinare allo sviluppo degli anni successivi. Ciononostante, un vistoso calo di prestazioni ha visto la Williams scivolare al quinto posto nei costruttori nel 2016 e nel 2017.
Per cercare di riportare la compagine britannica ai fasti del passato, a inizio 2017 è stato portato in Williams Paddy Lowe, tecnico di assoluto valore e uno dei fautori della dominante Mercedes. Nonostante gli siano stati affidati pieni poteri, questa ristrutturazione nelle gerarchie non ha sin qui portato risultati: la Williams è l’unica scuderia a non aver conquistato nemmeno un punto nel 2018. Complici alcune scelte poco lungimiranti anche sui piloti, dove è chiaramente prevalso l’aspetto finanziario, e una macchina molto difficile da guidare, la Williams è nel pieno di una vistosa crisi di risultati: “Dire che non siamo dove vorremmo è la più banale dichiarazione che potrei fare”.
Questo nonostante, per ammissione della stessa Claire Williams, siano stati compiuti molti passi per preparare un ritorno ai vertici: “Occorre un duro lavoro, questa è la Formula 1. Ma noi abbiamo fatto tutto ciò che si doveva fare al massimo livello per far girare al meglio la squadra“. La vice-presidente dello storico team inglese si è rifiutata di attribuire le colpe delle prestazioni sportive della squadra al modello di distribuzione dei ricavi attualmente vigente in Formula 1: “Sarebbe facile dare la colpa al modello di distribuzione finanziaria di questo sport, sarebbe facile imputare tutto a una mancanza di budget. Poi vedi che ci sono team attorno a noi che lavorano con il nostro stesso budget, o anche meno, ma che stanno facendo un lavoro migliore del nostro”.
Claire si mostra consapevole dell’esistenza di qualche problema nelle radici della propria struttura: “I problemi iniziano a casa, è sempre così. Non laverò però i miei panni sporchi in pubblico, come ho già detto precedentemente”. Nonostante una profonda flessione nei risultati, la Williams si rifiuta categoricamente di abbracciare il modello portati avanti dal team di Gene Haas: “Il modello adottato dalla Haas, e anche dalla Force India in maniera minore, non è qualcosa che condividiamo alla Williams. Ci sentiamo costruttori totali e siamo molto fieri di disegnare, costruire e sviluppare le nostre macchine. Molto poco viene apportato dall’esterno”.
In Formula 1 più che in ogni altro sport, molte realtà indipendenti come la stessa Williams subiscono una forte correlazione tra i risultati sportivi e le risorse finanziarie disponibili. Ci sono invece veri e propri colossi dell’automobilismo, come Ferrari e Mercedes, che appoggiano con ingenti risorse i propri reparti corse. A ciò va aggiunto un modello di distribuzione dei ricavi da molti definito iniquo, dove alcuni team vanno ad incassare molti più soldi di altri, indipendentemente dai risultati ottenuti in pista. Per quanto concerne il nuovo pacchetto di norme per il 2021, il budget cap sembra poter diventare un vero caposaldo.
Un tetto ai costi sarebbe il benvenuto da molte realtà di questo sport, compresa la stessa Williams: “Io credo che ogni sport dovrebbe funzionare su una base equa per tutti i concorrenti. Quello che i team possono fare in termini di sponsorizzazioni può essere un aggiunta”. Ricordiamo a tal proposito che la Williams ha di recente ufficializzato la separazione dal title sponsor Martini, evenienza che peserà non poco sulle sorti del team. Proprio per questo motivo, il budget cap sembra essere necessario per garantire la sopravvivenza del team: “Dalla mia prospettiva, se non introduciamo un budget cap la Williams chiuderà l’intera azienda. Siamo fortunati che questo modello possa funzionare per noi”.
Chiamata a sbilanciarsi sull’effetto che il budget cap potrà avere sulle più grandi strutture impegnate in Formula 1, Claire Williams invita a considerare l’obiettivo finale, ovvero quello di rendere lo sport più sostenibile dal punto di vista finanziario: “Certamente sarà difficile per i team riorganizzarsi, ovviamente il fatto che certe persone potrebbero perdere il loro lavoro non è un qualcosa di benvenuto. Mi addolora dirlo, ma a volte dobbiamo considerare il quadro generale per il bene di questo sport”.
Nelle battute conclusive del suo intervento, il Team Principal aggiunto della Williams ha voluto motivare la scelta dei piloti attuali. Molto contestata dagli addetti ai lavori, la coppia Stroll-Sirotkin è la più giovane impegnata al momento in Formula 1. Per un team che punta a risorgere, ciò non rappresenta certo una scelta di breve periodo. Claire ha voluto fornire una visione alternativa, spiegando come la Williams punti a dare valori ai propri piloti: “Devi coltivare il tuo talento. Non basta usarlo, devi proprio costruirlo al tuo interno. Perché è così che riesci a ricavare il massimo dai tuoi piloti. Oggi abbiamo strumenti di psicologia sportiva che vent’anni fa non erano disponibili. Puntiamo a far crescere il nostro talento”.
La Williams si trova al ridosso di una parabola decadente che ha investito sia il lato sportivo che quello finanziario. Tra scelte guidate da un sincero desiderio di rivalsa e altre per assicurare un futuro alla storica compagine, la Williams è ora in attesa dell’introduzione di un budget cap che possa garantirne la sopravvivenza. Un peccato, per ciò che fu. Una speranza, per ciò che potrà essere.