Vincere a Monte Carlo ha un sapore speciale, unico, che non si può comprendere fino a che non si sale su quel gradino più alto del podio. Vincere a Monaco non è semplicemente portare la macchina al primo posto sulla linea del traguardo traguardo, ma è una sfida, curva dopo curva, tentando di fare 78 giri perfetti, uno dopo l’altro, senza errori, perché i muretti di Monte Carlo non perdonano. È una sfida fisica ma soprattutto mentale, perché a Monaco anche un centimetro può fare la differenza tra l’essere un campione e buttare via il lavoro di un intero weekend.
Settantotto lunghe tornate gestiste alla perfezione da Daniel Ricciardo, in un Gran Premio all’apparenza noioso, ma che, per chi sa apprezzare, è stato uno dei più belli dell’anno. Non ha nulla a che vedere con la pazza gara di Baku o i colpi di scena di Shanghai, perché si tratta di due Gran Premi diversi.
Monaco non è spettacolo e show, ma è una prova per i piloti, una sfida estenuante: non a caso è una tappa che tutti i drivers aspettano e sognano di vincere, perché qui metti davvero alla prova le tua abilità. Come ha fatto oggi Ricciardo che, dopo non essere riuscito a centrare la vittoria nel Principato due stagioni fa a causa di noti motivi -, è riuscito a piazzare il suo sigillo nella gara più glamour dell’anno.
Un successo nato sì dalla competitività della macchina, ma anche dalla bravura del pilota australiano, che ha saputo metterci del suo sfruttando a pieno il potenziale dell’auto a disposizione. Perché Ricciardo nel corso di questo weekend ha dimostrato di poter fare, ancora una volta, la differenza sul compagno di squadra, non sbagliando nei momenti decisivi e portando a casa il risultato.
Non è bastato nemmeno un problema sulla Power Unit – che gli ha tolto buona parte del sistema ibrido, con la vettura che era quasi sempre in modalità ricarica – per fermarlo. Più forte dei problemi e della sfortuna, ha gestito la gestito la corsa dal primo all’ultimo giro. Vero, passare a Monte Carlo è dura, quasi impossibile, soprattutto se chi hai davanti non è molto più lento di te. Ma fare più di metà gara con una vettura a mezzo servizio in termini di potenza, con due marce che erano divenute praticamente inutili, riuscendo a gestire la pressione di Sebastian Vettel alle spalle – non un pilota qualunque, che è pronto a sfruttare qualsiasi occasione e che ha dimostrato di saper fare dei sorpassi al limite del concepibile -, senza il minimo errore, senza la minima sbavatura, per di più a Monaco, ecco, questa è stata la reale vittoria di Daniel Ricciardo. Bravo Dan, goditi la vittoria!