Michael Schumacher e la Francia, terra di conquista del Kaiser
Mai nessuno come Schumi: quante volte abbiamo sentito questa frase per celebrare uno dei suoi tanti record in Formula Uno, tra vittorie, pole position e titoli iridati. Tra questi anche quello del maggior numero di vittorie in un Gran Premio, quello di Francia, appunto, edizione vinta dal tedesco per ben 8 volte; nessun pilota ha mai vinto così tanto in un paese ospitante un appuntamento del calendario. Mai nessuno come lui. Il suo rapporto con Magny Cours e la Francia è stato sempre idilliaco, tranne che la prima volta, nel 1992, quando ci fu la famosissima scena della discussione tra lui ed Ayrton Senna che passò alla storia; e chissà se tutto sia nato li, come se l’asso brasiliano, invece di rimproverarlo, gli avesse dato dei consigli su come affrontare al meglio quel circuito nel futuro. Come se Schumacher affrontasse l’appuntamento francese con uno spirito diverso, rivolto verso l’alto, spinto da una vecchia conoscenza. Piace vederla così.
La sua prima vittoria in “Gallia” è datata 1994, stesso anno del suo primo mondiale, quando con la fantastica Benetton Renault dominò la gara davanti al suo unico antagonista in quella stagione, ossia Damon Hill su Williams; Schumacher si ripete l’anno dopo sempre a bordo della Benetton, ma stavolta la vittoria è più netta, schiacciante, quasi umiliante per la concorrenza, tutta staccata di almeno 30 secondi. Un ricordo amaro dal 1996 quando, dalla pole position con la Ferrari, non riesce a prendere parte al via a causa della rottura del motore nel giro di riscaldamento, per la disperazione sua e di tutti gli uomini al muretto.
Si rifà ampiamente un anno dopo, sotto la sua amata pioggia, girando ad un ritmo insostenibile per tutti; una prova di capacità impressionante contro le Williams di Frentzen e Villeneuve che, nonostante il mezzo tecnico migliore a loro disposizione, nulla hanno potuto nei confronti dell’abilità di guida di Schumi, in quella che, probabilmente, rimane la sua vittoria più bella in Francia e una delle migliori in carriera. Quarta vittoria nel 1998 in un vero e proprio trionfo della Ferrari condito anche dal secondo posto di Eddie Irvine, fantastico a chiudere la McLaren di Mika Hakkinen nelle ultime battute di gara; un tripudio rosso che si trasforma in una prestazione decisamente sottotono l’anno successivo, con Schumacher solamente quinto al traguardo e mai competitivo. Sfortunata la gara del 2000 che termina in anticipo per una rottura del motore quando si trova in seconda posizione.
Vittoria numero 5 e numero 6 nel 2001 e nel 2002, in due gare senza storia anche grazie ad una Ferrari in enorme crescita di prestazioni, portata in trionfo da un pilota che, nel tortuoso circuito di Magny Cours, si esalta e non sbaglia un colpo. Soprattutto nel 2002 quando vince gara e mondiale con ben 6 gare d’anticipo. Nel 2003 è suo fratello Ralf a fare festa per mantenere alta la popolarità del cognome Schumacher in Francia mentre, l’anno successivo, Michael si rende protagonista di un capolavoro di prestazione e strategia; la fortissima F2004 si deve difendere dagli attacchi di una Renault che, in casa, va fortissimo sul passo gara. Schumi, però, ha una soluzione per tutto: una strategia con ben 4 soste permette al Kaiser tedesco di compiere una gara in modalità qualifica, 70 giri impressionanti per ritmo e costanza che vanno visti e rivisti come fossero una lezione. Fernando Alonso e la Renault battuti, annichiliti nonostante un pit stop in più.
L’ultimo successo in Francia, l’ottavo, è datato 2006, durante un week end dominato dal tedesco a bordo della Ferrari che, ancora una volta, riesce a battere Alonso in casa dei transalpini, senza particolari difficoltà. Otto vittorie quindi, come quell’ottavo titolo tanto agognato da Schumacher, come testimoniano le sue parole nel video pubblicato dalla FOM su Instagram, ma mai raggiunto. E siamo qui, ancora a decantare le gesta dell’eroe come se fossimo dei moderni Omero, e a raccontare delle sue conquiste francesi al pari di Giulio Cesare nel “De Bello Gallico”. Perché anche Schumi ha fatto la storia, e forse è, egli stesso, la storia di questo sport.