Quello andato in onda a Spa è stato un Gran Premio strano ma dolce per la Scuderia Ferrari, in cui non sono mancati emozioni e qualche errore, pagato poi pesantemente. Il weekend belga rimane comunque un fine settimana davvero positivo per la squadra italiana, perché conferma i punti di forza che si eravano visti nella prima parte d’anno e perché era importante incominciare la seconda parte di stagione con una vittoria, imponendosi sui rivali e mandando un messaggio in vista del prossimo appuntamento a Monza.
A Spa la SF71H si è dimostrata un’ottima monoposto, capace di essere ancora una volta il punto di riferimento per la concorrenza, soprattutto in gara, dove Sebastian Vettel è riuscito ad imporre il suo ritmo per tutta la corsa, grazie anche al buon lavoro dei meccanici durante il pit stop. Purtroppo, però, non è tutto oro quel che luccica, perché se sul gradino più alto del podio troviamo la Ferrari #5, dall’altra parte del garage quello belga è stato un Gran Premio davvero sfortunato, per via della strategia adottata in qualifica che gli ha permesso di lottare solamente per il sesto posto in griglia, cosa che ha poi condizionato anche la sua gara.
Gp Belgio F1 2018 – La qualifica della Ferrari
Si è parlato a lungo della strategia della Ferrari per quanto riguarda ciò che è accaduto nella Q3 del sabato. Iniziamo chiarendo che in realtà, tranne un po’ di confusione davanti alla piazzola dei box, tutto è andato come secondo le previsioni del team. Vettel e Raikkonen erano su due strategie differenti, pensate per affrontare anche un possibile arrivo della pioggia. Il tedesco aveva carburante sufficiente per fare un unico tenativo di giro veloce, quindi nel caso di pioggia sarebbe dovuto rientrare, fermarsi, sostituire le gomme e rabboccare, in quanto non avrebbe avuto benzina sufficiente per fare un pit stop al volo, fare un out lap, un giro veloce e un ulteriore in lap. Non dimentichiamoci, infatti, che la Q3 era partita sull’asciutto e che le squadre si aspettavano di poter riuscire a completare quantomeno un tentativo in quelle condizioni, quindi caricare eccessivamente di carburante le vetture (in previsione di un possibile arrivo della pioggia) non avrebbe avuto senso, soprattutto su una pista dove il fattore peso si fa sentire in modo importante e nel momento in cui fino al Q2 ti eri giocato la pole position al filo dei centesimi di secondo. La strategia del finlandese prevedeva, invece, che la sua vettura avesse più carburante di quella del compagno di squadra: in questo caso, se fosse arrivata la pioggia, Kimi avrebbe potuto effettuare un pit stop veloce, uscire immediatamente ed avere comunque il carburante necessario per fare un out lap, un tentativo di giro veloce e rientrare ai box, tutto questo risparmiando tempo prezioso e sfruttando una pista non ancora completamente bagnata.
In questo modo la Ferrari aveva il 50% di possibilità di azzeccare la strategia corretta: da una parte Raikkonen avrebbe potuto fare il tempo immediatamente, e questo avrebbe comportato grandissimi vantaggi nel caso la pioggia si fosse poi intensificata, mentre dall’altra c’era Vettel che sperava che la quantità di acqua in pista diminuisse, in modo da approfittare dei minuti finali quando la condizione del tracciato sarebbero migliorate. Alla fine la strategia corretta si è rivelata essere quella adottata con il tedesco, il quale è riuscito ad approfittare del migliorare delle condizioni della pista negli ultimi minuti, conquistando un buon secondo posto. Una prima fila che in cui in realtà c’è davvero tanto di Vettel, perché la strategia prevista dalla Ferrari per il 4 volte campione del mondo prevedeva un run di 3 giri veloci e proprio questo lo ha portato ad avere dei problemi con la batteria – solitamente la batteria dura circa 2 giri e ha bisogno di almeno mezza tornata per essere completamente ricaricata -, quasi completamente scarica per il suo ultimo tentativo, con conseguente perdita di prestazioni; ovviamente a risentirne sono state anche le gomme, arrivate quasi al limite dopo alcuni giri davvero tirati. Chi è rimasto a bocca asciutta è stato invece Raikkonen, il quale non ha potuto tentare l’assalto finale alla pole position negli ulimi minuti della qualifica a causa della mancanza di carburante sulla sua monoposto, come accaduto del resto anche ad altri piloti con una strategia simile. Probabilmente in Ferrari avrebbero potuto calcolare meglio i tempi, ma in una situazione del genere, in cui un giro ti porta via almeno 2 minuti, non era semplice riuscire a gestire al meglio la situazione.
Gp Belgio F1 2018 – La gara della Ferrari
La gara inizia subito con un attacco deciso di Sebastian Vettel nei confronti di Lewis Hamilton sul Kemmel, dopo aver sfruttato perfetamente la scia del pilota inglese. Il tedesco è stato anche bravo a gestire la situazione e a respingere gli attacchi delle due Force India, chiudendo Ocon ed allungando la frenata, cosa che gli ha permesso di mantenere la prima posizione. Alla ripartenza dopo la Safety Car, la Rossa e Vettel fanno la differenza, riuscendo a in poche centianaia di metri a distanziare Hamilton (grazie ad una grande trazione ed ad un’ottima progressione della Power Unit) quel tanto che basta per evitare che l’inglese possa tentare il contro sorpsasso sul Kemmel: come in altri Gran Premi, anche a Spa la SF71H ha mostrato a pieno quelle che sono le sue doti e i suoi punti di forza, risultando fondamentali per la vittoria. Approcciandosi al pit stop, dato il buon passo di Hamilton che, pur se a debita distanza, riesce a mantenere il passo di Vettel, in Ferrari decidono di passare al piano B, fornendo al proprio pilota anche della mappature più aggressive per evitare un possibile undercut da parte del rivale inglese. Tentativo di undercut che poi è effettivamente avvenuto qualche giro più tardi, ma a cui gli strateghi e i meccanici Ferrari si fanno trovare pronti, richiamando ai box il proprio pilota ed effettuando un pit stop velocissimo, in meno di due secondi (dato Ferrari). Il resto della gara è storia nota, con l’ottima gestione delle gomme fino alle fasi finali, quando il pilota della Mercedes, non potendo più tenere il ritmo del rivale davanti a sé, decide di arrendersi e risparmiare il motore, adottando mappe molto conservative, dato anche l’ampio vantaggio che aveva sui colleghi alle sue spalle.
Cosa è successo a Raikkonen?
Altro caso spinoso di cui si è parlato a lungo negli ultimi giorni, riguarda le motivazioni che hanno spinto Raikkonen al ritiro. Sono circolati molti video in rete, incluso un montaggio di alcuni team radio (presi fuori dal loro contesto) tra il pilota finlandese e il team, realizzato direttamente dalla FOM. È meglio chiarire subito, quindi, che le motivazioni che hanno spinto il finlandese al ritiro riguardano i danni riportati all’endplate, al fondo e al danneggiamento del flap dell’ala mobile (DRS).
Tutto inizia quando poco dopo il via, alcuni piloti sono protagonisti di un brutto incidente in curva 1 che porta un po’ di scompiglio in mezzo alla griglia: in una strana reazione a catena, Daniel Ricciardo finisce per impattare con la parte anteriore della sua monoposto sull’ala posteriore della vettura di Raikkonen, causando non solo la foratura della gomma del pilota Ferrari, ma anche un danno all’endplate e la rottura di uno dei supporti che tengono il flap dell’ala mobile nella sua posizione – seppur il flap stesso fosse comunque ancora in sede, dato che era sostenuto dai restanti supporti. Chiariamo subito, quindi, che il DRS in quel momento non era aperto. Arrivato ai box, il team effettua il pit stop, cambia le gomme, controlla la vettura e rimanda fuori il finlandese, il quale giustamente però comincia a lamentare via radio di alcuni problemi sulla sua SF71H, riguardanti un endplate penzolante e un possibile danno al fondo. Dai box gli fanno sapere di aver controllato le immagini e i dati a disposizione e che, effettivamente, erano stati riscontrati dei danni agli elementi prima citati, per una perdita di carico aerodinamico di circa 40 punti (nei rettilinei, meno nelle curve), seppur quest’ultima nella sua parte strutturale, ovvero quella più importante, non presentasse problemi. Con il rientro della Safety Car ai box, la gara riprende e dopo 3 giri, come di consueto, arriva la comunicazione da parte della FIA della possibiltà di usare il DRS, cosa che il finlandese fa sul Kemmel essendo a meno di un secondo dalla vettura di fronte a lui.

È proprio in questo momento che la gara del finlandese finisce, perché alla fine del Kemmel il suo DRS rimane aperto (molto probabilmente a causa del danno rimediato al primo giro che ha portato il flap in posizione aperta a finire fuori sede, rimanendo di conseguenza bloccato), costringendolo a rientrare ai box. I meccanici provano a ripararlo e a mandarlo nuovamente in pista, ma al quel punto il danno è fatto, perché il flap dell’ala è uscito completamente fuori dalla sua sede, non garantendo alla monoposto il giusto carico aerodinamico e rendendola molto difficile da guidare. Una mesta conclusione ad un weekend sforunato per Iceman, davvero in palla fino alla Q2 del sabato, per poi ritrovarsi immischiato in una situazione dalle conseguenze ormai note.

Il mondiale
Ovviamente un mondiale a metà campionato non può dirsi chiuso, come ben sa Sebastian Vettel, protagonista anche di alcune incredibile rimonte che lo hanno poi visto trionfare nella corsa al titolo. Questa era una vittoria importante non solo per chiudere parzialmente il gap in classifica da Hamilton, ma anche per arrivare a Monza con uno spirito diverso, motivato. Non è stata una giornata fortunata per il mondiale costruttori, perché i punti persi con Raikkonen sono pesanti, in particolar modo in una giornata in cui bisognava sfruttare il gran stato di forma di Kimi e la penalità rimediata da Valtteri Bottas per la sosituzione della Power Unit. Il finlandese ha comunque dimostrato ancora una volta di essere veloce e performante, oltre che ad una pedina molto importante nella lotta per i due titoli mondiali. Sarà fondamentale riuscire ad ottenere ottimi risultati nelle prossime gare per chiudere il gap e portarsi in una posizione in cui essere chi detta il ritmo, non chi insegue.