La McLaren sta attraversando uno dei periodi più bui della sua storia. Zak Brown, che ha preso le redini del team da circa due anni è perfettamente a conoscenza di ciò, e sta lavorando duramente per riportare il team di Woking al top della categoria. Entrato nella squadra grazie alla sua fama di cacciatore di sponsor, il californiano oggi ricopre il ruolo di CEO della McLaren Racing, uno dei tre rami che compongono il McLaren Group insieme alle divisioni Automotive e Advanced Technologies.
Dal suo arrivo a capo della struttura (in seguito all’addio definitivo di Ron Dennis) molte cose sono cambiate; molti membri di alto livello del team se ne sono andati, come Tim Goss, il racing director Eric Boullier o il capo degli ingegneri Matt Morris. Allo stesso tempo, Brown ha inserito altri personaggi di assoluto valore, a partire dall’ex Indy Gil De Ferran, che ha assunto il ruolo di direttore sportivo, e ha promosso Andrea Stella a performance director. L’ultima novità è l’acquisto di James Key dalla Toro Rosso, nonostante le forti resistenze da Faenza. In un’intervista concessa al sito Racefans, il manager ha spiegato il momento che sta vivendo uno dei team storici della F1.
“Negli ultimi anni ci sono stati diversi cambiamenti al vertice, con Ron, Martin Whitmarsh, Jost Capito, e il team non ha avuto una leadership forte. Quando poi hai più persone in uno stesso ruolo aumenti solo la confusione interna”. Quello che viene messo in discussione è il matrix management precedentemente imposto da Ron Dennis, che consisteva nella gestione del personale attraverso canali diversi, ad esempio avendo più manager spesso in contrasto tra di loro: “Questo ha portato ad una mancanza di leadership che non ha permesso al team di riconoscere i veri problemi. Inoltre abbiamo avuto diverse disavventure con Honda, che hanno ulteriormente mascherato le problematiche che ci portiamo dietro ancora oggi”.
Brown ha poi continuato spiegando che non ci si può aspettare un cambiamento della situazione troppo repentino: “La condizione attuale è maturata nell’arco di cinque anni, per uscirne molto probabilmente ci vorranno almeno altri 18 mesi, ma non possiamo porci limiti temporali troppo stetti. Ho fatto una ristrutturazione interna imponente e ho un piano ben delineato in mente. Ci sto lavorando a testa bassa, ma non si può pensare che tutto si risolva come d’incanto in un giorno. Penso che i membri del team stiano cominciando a capire la direzione da prendere e siamo fiduciosi nelle nostre capacità ”.
Per quanto riguarda l’interesse di McLaren verso altre categorie come l’Indycar o Le Mans, Zak ritiene che questo non toglierebbe attenzione alla F1: “Se così fosse, non ci penserei neanche. Se faremo qualcosa in Indy, o nel WEC, o in qualsiasi altra categoria, questo sicuramente non influenzerà il nostro lavoro in quello che è il nosto campionato di riferimento, che resta la F1”.
Il manager statunitense si trova a dover affrontare una situazione non certo facile: la McLaren non vince un GP dal 2012 (con Jenson Button), e nel nuovo millennio non ha mai vinto un Mondiale Costruttori (quello del 2007 fu revocato in seguito alla spy story). Anche dal punto di vista dei piloti, il team deve decidere chi affiancare al nuovo acquisto Carlos Sainz, dopo l’addio di Alonso. Stoffel Vandoorne è sembrato un po’ sottotono durante questa stagione, e dietro di lui scalpita il giovane Lando Norris, in lotta con George Russell per il campionato F2. La sfida più grande di Brown sarà comunque quella di riuscire a riportare alla competitività un team che ha scritto la storia di questo sport, ma che al momento pare essere in caduta libera, almeno sul piano dei risultati.