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    Monza, il Tempio dell’inciviltà. Quando i fischi rovinano un clima meraviglioso

    Alessandro PradaBy Alessandro Prada3 Settembre 2018
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    Pubblico Monza
    Con la marea di tifosi che ogni anno invade le tribune dell’autodromo di Monza, il Gran Premio d’Italia potrebbe rivelarsi un’ottima vetrina mondiale per l’immagine del nostro tifo, della nostra passione e della nostra italianità.

    Quando a vincere è la Ferrari tutto questo già succede (l’impatto visivo, a dire il vero, è sempre presente indipendentemente dal vincitore), e lo spettacolo offerto dagli spettatori è talmente emozionante che raramente si vede in altre parti del globo. Esiste però una regola fondamentale, non scritta, che vale sia per la vita che per lo sport in generale: non si può vincere sempre.

    Bisogna anche saper perdere e, per quanto possibile, riconoscere i meriti all’avversario trionfante. Basterebbe un semplice applauso, oppure stare zitti e tenersi la delusione dentro di sé, al massimo sfogando la rabbia sportiva con gli amici al bar o con i parenti in casa. Ci sta tutto, ma fino ad un certo limite. Perché quando il disappunto si trasforma in fischio o in insulto, allora c’è qualcosa che non va.

    Anche quest’anno, Monza è stata teatro di episodi vergognosi che non hanno nulla a che vedere con tutti quegli appassionati che ieri, nonostante la sconfitta, hanno comunque tributato Lewis Hamilton con un applauso sotto il podio sospeso tra la folla. Ma purtroppo, i comportamenti da idiota passano spesso in primo piano.

    E’ doveroso, prima di essere accreditati velocemente come perbenisti, fare delle considerazioni. Il motorsport (ed in modo particolare la Formula 1, visto che negli ultimi anni in Italia si sono raggiunti livelli molto più gravi di “tifo” scorretto, ad esempio in MotoGP) è sempre stato un ambiente unico nel suo genere.

    Diversamente da altre discipline seguite su scala internazionale, nello stesso autodromo convivono pacificamente migliaia di tifosi, i quali, pur avendo fedi sportive diverse, siedono uno accanto all’altro con bandiere, magliette o cappellini griffati con i numeri o con i colori di vari team e piloti. E’ ancora uno di quegli ambienti in cui anche i più piccoli possono godersi lo spettacolo della Formula 1 con la propria famiglia, e questo senza rischi, senza la paura di rimanere indirettamente coinvolti in pesanti scontri verbali o fisici, come invece, purtroppo, accade negli stadi di calcio.
    Ci auguriamo con tutto il cuore che questo clima di festa possa rimanere tale per sempre, e che la F1 possa restare un esempio per tutti gli sport seguiti dalle grandi masse. Ma con l’inciviltà crescente, almeno dal punto di vista verbale, a Monza si sta correndo davvero il rischio di passare il limite, rischiando di diventare la capitale mondiale del tifo ignorante.

    Permettetemi di riportare una mia testimonianza personale

    Ieri pomeriggio mi trovavo a Monza, seduto poco prima dell’ingresso della curva parabolica. In quel punto c’è un’altissima concentrazione di spettatori, gli stessi che accompagnano idealmente il pilota nel suo ultimo ostacolo prima della bandiera a scacchi.

    Già a pochi minuti dalla partenza, i piloti scendono in pista, a bordo di automobili d’epoca, per il consueto appuntamento con la Drivers Parade. I primi a transitare sono Vettel e Raikkonen, che come prevedibile vengono accolti con applausi ed incitamenti della folla. Dopo di loro arrivano i due piloti della Mercedes, Lewis Hamilton e Valtteri Bottas.

    Il primo, in modo particolare, viene letteralmente investito da fischi assordanti, nonostante l’inglese si conceda al pubblico con sorrisi e saluti. Attorno a me vi sono “tifosi” che alzano la propria voce per rivolgergli insulti di ogni tipo, mentre per tutti gli altri spettatori è palese il loro senso di vergogna ben visibile sui loro volti, come a volersi dissociare da quegli episodi.

    Chi invece non si è dissociato è una buona fetta di incivili che, stando anche alle testimonianze di altre persone presenti ieri, non si sono fatti alcun problema ad insultare coloro che, invece, hanno rivolto un sincero applauso ad Hamilton, pur essendo italiani o di fede ferrarista. I fischi sotto il podio (sentiti distintamente anche in diretta tv), oppure ogni qualvolta che Hamilton veniva inquadrato nei maxi-schermi, sono stati altri episodi sgradevoli di un pubblico ahimè incivile. E’ questa la Monza che vogliamo? E’ questo il modello di tifo sano che vogliamo far vedere al mondo del motorsport intero?

    Il problema è serio, e c’è da sempre. Con questo non voglio affermare che all’estero o in altri autodromi siano stati sempre impeccabili e siano tutti dei santi, ma perché Monza deve esser vista spesso come l’esempio dell’inciviltà sportiva? Evidentemente, almeno per quanto riguarda l’Italia, non c’è una cultura del tifo sano, che dovrebbe essere tale anche e soprattutto nei confronti di coloro che vincono non indossando una tuta da gara colore rosso. So bene che mi sentirò dire che sono un perbenista, o peggio ancora anche a me saranno rivolti insulti. Fate pure.

    Chi fischia un uomo sul podio non ha chiaro un concetto: si può avere un’antipatia per un pilota, e questo è fuori discussione, così come si può esultare per un suo ritiro, magari per un guasto, ma pur sempre nei limiti dell’accettabile. Indipendentemente dalla fede o dalle antipatie che ognuno di noi può avere, va sempre ricordato che i piloti sono prima di tutto uomini che rischiano la vita ad ogni curva, regalando spettacolo con le loro manovre ad altissime velocità.

    Solo per questo aspetto, essi sono uomini che meritano un rispetto immenso, e non fischi soltanto per il colore diverso della propria tuta da corsa. Se ancora stiamo a discutere di questi episodi vergognosi, che possono essere sconfitti solo con una giusta cultura sportiva, forse non si è ancora compreso il valore vero della Formula 1. Molti di coloro che fischiano vedono solo un colore, non capiscono nulla di questo sport, o peggio ancora non ne sono neanche appassionati.

    Volete un consiglio? Lasciate Monza la F1 a chi la sa vivere ed apprezzare al 100%, e dedicatevi ad altro. Magari andate allo stadio, lì dove l’insulto pesante è quasi una regola ed è luogo di concentrazione di cretini.

    E ve lo consiglia uno che il calcio lo ama e lo pratica, anche se a livelli modestissimi.
    Scusate lo sfogo, ma soprattutto le scuse vanno rivolte ad Hamilton e a tutti quei piloti, prima di lui, che a Monza sono stati accolti dall’inciviltà. E questo a nome di tutti gli sportivi italiani che ieri, nel tempio della velocità, erano lì per godere di uno spettacolo unico al mondo.

    2018 F1 italia monza
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    Alessandro Prada | Appassionato da una vita di sport e di F1 in particolare. Cresciuto tra le vittorie di Schumacher e la leggenda di Senna con la Ferrari sempre nel cuore.

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