Il GP del Messico si è rivelato una lunga sofferenza per il team di Brackley, che ha patito con entrambe le vetture un forte graining anteriore e posteriore. Lewis Hamilton ha concluso in quarta posizione a oltre un minuto dal vincitore, risultato amaro ma sufficiente per archiviare la questione in campionato. Hamilton si è laureato oggi campione del mondo per la quinta volta in Formula 1, spegnendo ogni velleità del rivale Vettel.
Il quinto titolo nella carriera di Lewis Hamilton è quello che lo consacra definitivamente tra le leggende indiscusse di questo sport, tra i più grandi interpreti all-time del volante da corsa. Un campionato conquistato passo dopo passo, in cui il pilota anglo-caraibico ha fatto della concretezza e della minimizzazione degli errori la sua forza letale. In una prima parte di stagione nella quale il feeling con una W09 sensibile stentava a sbocciare, Hamilton ha saputo talvolta incassare senza voler strafare, cogliendo nelle difficoltà il massimo risultato possibile.
Al rientro dalla pausa estiva, nel GP del Belgio, è arrivata per Hamilton e per Mercedes la sconfitta più dura, proprio perché espressione della forza dell’avversario e del margine di vantaggio prestazionale che sembrava propendere dalle parti di Maranello. Tesi che trovava ulteriore riscontro nella prima fila ipotecata da Ferrari a Monza. Il giro di boa è stata la gara magistrale di Hamilton, a partire dal sorpasso all’esterno su Vettel alla Variante della Roggia, in cui alla fine trionfò in quello che doveva essere per lui l’inferno rosso. Da una cocente delusione a una straordinaria reazione, degna di un’accoppiata che sta riscrivendo la storia della Formula 1. Assistito da una W09 che lungo la stagione è diventata sempre più “sua”, dal GP d’Italia in avanti Hamilton ha messo segno un filotto di vittorie impressionante che lo ha lanciato verso la conquista del quinto alloro.
I momenti fotografia di una stagione trionfale riassumono in modo vivido lo spirito combattivo e spietato di Lewis. La rimonta di Hockenheim dal quattordicesimo posto in griglia in condizioni molto difficili resterà una gara epica: Vettel in testa perde il controllo su pista umida e accartoccia la sua vittoria contro il muro, Hamilton dopo un sabato drammatico non perdona e suggella con la vittoria una risalita che colpisce il morale dell’avversario e gli regala la testa della classifica iridata, leadership che terrà stretta fino in fondo.
La già citata vittoria in territorio nemico nel GP d’Italia ha evidenziato ancora una volta l’impressionante capacità di reazione e resilienza del cinque volte campione del mondo: con due coraggiose manovre di sorpasso ai danni degli alfieri Ferrari, Hamilton e Mercedes, tra lo sconcerto degli spalti, conquistano una vittoria che risponde all’esuberante celebrazione di Vettel a Silverstone.
Altro episodio topico e memorabile del campionato capolavoro di Hamilton si trova senz’altro tra le curve tortuose del GP di Singapore. Su un tracciato in cui Mercedes aveva sofferto in passato, il pilota di Stevenage sigla un giro monstre nel primo tentativo del Q3 che, nella sfida con sé stesso, neanche il suo essere il più grande poleman della storia della Formula 1 gli permetterà di ripetere.
Nel riavvolgere il nastro del campionato che lo ha portato a eguagliare Fangio, a quota cinque titoli mondiali, è giusto rimarcare i momenti di difficoltà da cui sia Hamilton che Mercedes hanno saputo rialzarsi, lottare e vincere. Storiche roccaforti decadute, come la Cina e il Canada, dove la competitività non è pervenuta per l’intero weekend. Il duplice ritiro per noie di affidabilità nel GP d’Austria, prova tangibile di un progetto che non trovava la quadratura del cerchio e di una vettura faticosamente comprensibile.
L’unico neo nella performance personale di Hamilton risale al GP di Gran Bretagna dove, con una partenza a rilento, vanificava la pole ottenuta al sabato e veniva relegato all’ultimo posto a causa di un contatto con Raikkonen. Anche qui, però, seppe tirar fuori dal cappello una furiosa rimonta e concluse secondo, alle spalle del solo acerrimo rivale Vettel.
Ogni parola appare etichetta riduttiva a confronto della caratura sportiva e del talento immenso di un campione che oggi ha riscritto la storia e si è dimostrato la leggenda della sua generazione. Lanciatosi nell’olimpo della Formula 1, Lewis Hamilton sembra avere ancora fame insaziabile di record e vittorie: fin dove aspirerà e potrà arrivare, raggiungerà quei numeri di Michael Schumacher che apparivano inarrivabili e che ora sono così spaventosamente vicini? Quel ragazzo, che ricordiamo giovane e sfrontato, arrivato in uno sport elitario affiancato dalla fatica di papà Anthony, su cui ebbe ragione la lungimiranza di Ron Dennis che scommise su di lui soltanto dodicenne, oggi è un campione maturo e affermato. Ma non scorgiamo limiti.