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    F1 | Da Salazar-Piquet a Ocon-Verstappen: quando il doppiato non si fa da parte

    Alessandro PradaBy Alessandro Prada12 Novembre 2018
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    Quando un pilota si appresta a doppiare un concorrente, l’esito della manovra viene dato spesso per scontato da tutti ancor prima che avvenga: al pilota doppiato viene esposta la bandiera blu, che impone al diretto interessato di farsi da parte per lasciare pista libera alla vettura alle sue spalle, impegnata a lottare per altre posizioni.
    Un regolamento facile da capire e molto spesso anche semplice da applicare. Eppure, così come è accaduto ieri tra Max Verstappen ed Esteban Ocon, non sempre la legge viene rispettata a dovere, ed i risultati possono essere sportivamente catastrofici.

    Per colpa di una manovra folle del francese infatti, il Gran Premio del Brasile ha premiato un vincitore diverso dal pilota olandese, che fino a quel momento si poteva considerare il legittimo trionfatore della gara brasiliana, essendo leader indiscusso della corsa. E invece, nella sua strada verso la vittoria, il numero 33 della Red Bull ha incrociato il transalpino della Force India, con uno scontro in pista che ha negato il gradito più alto del podio a Verstappen ed un successivo scontro fisico tra i due protagonisti nell’immediato dopo-gara.

    L’episodio ha inevitabilmente scatenato polemiche a non finire, alimentate anche da una penalità inflitta da Ocon giudicata troppo leggera rispetto alla gravità del caso. Ma anche in questa circostanza, nel giorno in cui la Mercedes trionfa per la quinta volta nel mondiale costruttori, il contatto Verstappen-Ocon è solo l’ultimo di una lunga serie di casi simili capitati nella storia della Formula 1.

    Perché quando un doppiato decide di ostacolare la gara di un avversario, più o meno involontariamente, il “pasticcio” è subito dietro l’angolo, e la rabbia del malcapitato di turno può esplodere nel modo peggiore.

    1982 – Piquet mette le mani addosso a Salazar

    Il primo incidente tra un doppiato ed un pilota lanciato verso una vittoria apparentemente già in tasca passato risale al Gran Premio di Germania 1982. Sulla vecchia e gloriosa pista di Hockenheim, l’intera Formula 1 è sotto shock in seguito al gravissimo incidente occorso alla Ferrari di Didier Pironi nel corso delle qualifiche. L’impatto violentissimo distrugge le gambe del francese, che da quel momento non tornerà più a correre proprio per le ferite rimediate. Ma come spesso è accaduto in quegli anni, anche di fronte a fatti umanamente devastanti, lo spettacolo deve proseguire.

    Con la sola Ferrari di Patrick Tambay in pista, l’assoluto protagonista della corsa diventa Nelson Piquet, all’epoca al volante della Brabham. Il brasiliano è lanciatissimo a conquistare il Gran Premio di Germania, e nessuno riesce a sostenere il suo ritmo. A pochi giri dalla conclusione accade però il fatto inatteso: giunto in prossimità della staccata della “Ostkurve”, Piquet si trova davanti l’ATS del cileno Eliseo Salazar.

    Essendo doppiato, quest’ultimo deve lasciare via libera al brasiliano. La manovra potrebbe avvenire in tutta sicurezza semplicemente alzando il piede dall’acceleratore e spostandosi fuori traiettoria. E invece, proprio in ingresso di curva Salazar stringe incomprensibilmente verso l’interno, tamponando Piquet e condannandolo al ritiro dopo un GP dominato. La reazione del brasiliano è furiosa: Nelson, noto per la sua personalità non certo mite e pacata, slaccia le cinture e scende dalla vettura per cercare il confronto diretto con Salazar. In men che non si dica, e a bordo pista, Piquet sferra due pugni sul casco del cileno e lascia partire anche un calcio, che non colpisce il pilota dell’ATS per pura casualità. A vincere la gara sarà proprio il ferrarista Tambay, ma tra le immagini più emblematiche di quel doloroso 1982 ci sarà per sempre la rissa scatenata di Piquet.

    1988 – Schlesser sperona Senna e regala una doppietta Ferrari

    Sei anni dopo i fatti di Hockenheim, nel 1988 si verifica un altro caso destinato ad entrare nella storia. Questa volta il palcoscenico è quello di Monza, dove aleggia un senso di vuoto tra tutti i tifosi della Ferrari accorsi sulle tribune del tracciato brianzolo. Il Gran Premio d’Italia 1988 è infatti il primo a svolgersi dopo la scomparsa di Enzo Ferrari, deceduto a Maranello circa un mese prima.
    I cuori rossi chiedono dunque una vittoria per onorare la memoria del “Drake”, ma l’impresa appare tutt’altro che semplice. Fino a quel punto della stagione, il 1988 è letteralmente dominato dalle McLaren-Honda di Ayrton Senna ed Alain Prost, che si aggiudicano tutti i GP in calendario prima di Monza.

    Nessuno è in grado di spezzare la superpotenza del team inglese. Non vi riesce la Ferrari e nemmeno la Williams, che proprio in occasione del GP d’Italia presenta una curiosa novità: il pilota ufficiale Nigel Mansell non partecipa al GP d’Italia per indisposizione, costringendo Frank Williams a cercare un sostituto. La scelta ricade a sorpresa sul francese Jean-Louis Schlesser, che fino a quel momento non aveva quasi mai messo piede in Formula 1 e che aveva invece fatto bene in altre categorie. Come ampiamente previsto, le due McLaren partono a razzo sin da subito, facendo mangiare la polvere agli avversari. La situazione cambia quando il motore Honda tradisce Alain Prost, lasciando la leadership della corsa ad Ayrton Senna.

    Il brasiliano, dal canto suo, sembra non avere rivali che possano preoccuparlo. A due giri dal termine, quando Senna giunge in prossimità dell’ex prima variante, avviene l’incredibile. Schlesser, doppiato, vede negli specchietti la sagome sempre più ingombrante della McLaren. Il francese in un primo momento lascia spazio al brasiliano, salvo poi speronare la ruota posteriore della McLaren. In seguito al contatto, Senna finisce sull’erba e non riesce a riprendere la corsa, facendo esplodere la marea rossa.

    Grazie a quel clamoroso ritiro, Gerhard Berger vince il GP proprio davanti al compagno di squadra Michele Alboreto, stabilendo così una doppietta Ferrari. Sarà l’unico successo della Ferrari in quell’anno, e l’unico GP ad aver accolto sul gradino del podio un pilota extra-McLaren.

    1993 – Senna s’infuria con il debuttante Irvine

    Se nel 1988 Ayrton Senna reagì con filosofia dopo il contatto con Schlesser, lo stesso non si poté dire per quanto accadde invece nel Gran Premio del Giappone 1993. Anche in questo caso, la gara è segnata da un antefatto che sarà destinato a far discutere: tra le file della Jordan infatti si presenta, per la prima volta in carriera, un giovane pilota nordirlandese destinato ad una brillante carriera. Il suo nome è Eddie Irvine.

    In qualifica la pole position va ad Alain Prost, sempre più vicino all’addio dalla F1, ma in gara è proprio Ayrton Senna a scatenarsi, prendendo la leadership del GP. Nel suo cammino verso la vittoria però, Senna deve far i conti per ben due volte con il nuovo arrivato Irvine, che vuole subito farsi notare. Nel primo caso non lascia passare il brasiliano, pur essendo doppiato, facendo irritare non poco lo stesso Senna. Successivamente arriva la goccia che fa traboccare il vaso. Dopo i pit-stop, il nordirlandese riesce ad avere un ritmo più veloce di tutti gli altri, migliore anche del pilota della McLaren. Senza troppi scrupoli, Irvine affianca Senna all’esterno e lo sorpassa, sdoppiandosi.

    L’episodio non frena comunque Senna, che si aggiudica il GP del Giappone, ma non calma rabbia del brasiliano. In conferenza stampa “Magic” definisce Irvine come “pilota dalla guida pericolosa, un’idiota”.
    Il neo-acquisto della Jordan, al posto di scusarsi o di rivedere le sue azioni, rincara la dose con dichiarazioni al vetriolo. A quel punto Senna perde completamente la testa, raggiungendo Irvine ai box e sferrandogli qualche pugno. Decisamente un debutto di fuoco per il buon Eddie.

    1998 – Rissa sfiorata tra Schumacher e Coulthard

    A proposito di risse più o meno avvenute tra due piloti, è impossibile dimenticare quanto accadde durante il Gran Premio del Belgio 1998, passata alla storia come una delle gare più pazze della storia della F1.

    Dopo un clamoroso incidente alla partenza, che costrinse i commissari a sospendere la gara ed avviare le procedure per un secondo start, la situazione andò tutta a favore di Michael Schumacher. Con il rivale Mika Hakkinen fuori dai giochi per un incidente, il tedesco della Ferrari balza in testa alla gara, incrementando un vantaggio sempre più grande tra sé e gli inseguitori.

    Sotto il diluvio di Spa-Francorchamps, storicamente una delle piste più amate da Schumacher, il “Kaiser” si trova davanti la seconda McLaren di David Coulthard da doppiare. Lo scozzese, al posto di lasciare spazio a Schumi, frena improvvisamente proprio davanti alla Ferrari del tedesco, rendendo inevitabile il tamponamento.

    Pur su tre ruote, Schumacher riesce a riportare la sua vettura ai box, e lo stesso fa Coulthard con l’alettone posteriore danneggiato. Una volta giunto ai box, il tedesco scende rabbioso dalla sua monoposto e si slaccia il casco, avviandosi verso il box della McLaren con le peggiori intenzioni. Soltanto la mediazione di Stefano Domenicali e l’intervento di altri meccanici della McLaren non consentono a Schumacher di avere un contatto fisico con Coulthard, scongiurando così la rissa tra i due.

    2001 – Montoya e… papà Verstappen!

    Mentre Max Verstappen è stato vittima di una mossa azzardata di Ocon, un altro Verstappen fece esattamente l’opposto nel 2001, e curiosamente proprio in Brasile, sulla stessa pista di ieri.
    Perché ad Interlagos, 17 anni fa, fu proprio Jos Verstappen, padre di Max, a commettere una delle manovra più scorrette che la Formula 1 ricordi.

    A farne le spese fu il colombiano della Williams Juan Pablo Montoya, che si trovava al comando del Gran Premio del Brasile. A circa venti giri dall’inizio della gara, Montoya iniziò la prima serie di doppiati, trovando sul suo percorso anche la Arrows di Verstappen. In prossimità della “Salida do Lago”, il colombiano portò a termine il doppiaggio sull’olandese, ma quest’ultimo non mollò la presa, tamponando in pieno Montoya e costringendo entrambi al ritiro.

    In questo caso è meglio che il figlio non prende l’esempio del padre. Ma siamo certi che dopo ieri, avendo subito il primo grande torto della sua carriera, avrà capito quanto sia irritante ed assurdo perdere una gara per colpa di un doppiato che non vuole farsi da parte. E la reazione rabbiosa nel dopo-gara, con gli spintoni rifilati ad Ocon, ne sono la dimostrazione più palese.

    There was a huge talking point involving Max Verstappen and Esteban Ocon at the #BrazilGP on Sunday 😮

    But this kind of thing has happened before in F1 – as the Verstappen family know only too well… pic.twitter.com/bmdHbDh5hV

    — Formula 1 (@F1) 12 novembre 2018

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    Alessandro Prada | Appassionato da una vita di sport e di F1 in particolare. Cresciuto tra le vittorie di Schumacher e la leggenda di Senna con la Ferrari sempre nel cuore.

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