E’ il giro numero 44 del Gran Premio del Brasile e Max Verstappen, su una Red Bull meravigliosamente costante in gara, si ritrova in prima posizione dopo aver costruito una corsa d’attacco a suon di sorpassi e giri veloci. Cinque tornate prima aveva superato Lewis Hamilton con grande facilità e si involava verso la seconda vittoria consecutiva dopo quella messicana, il tutto finché Esteban Ocon non decide di rendere amara la giornata dell’olandese: nel tentativo di sdoppiarsi, il francese della Force India lo sperona alla S di Senna, lasciando il via libera per la vittoria ad Hamilton. Di questo episodio se ne è parlato e se ne parlerà ancora nelle settimane a venire, dai social alle testate giornalistiche, con opinioni contrastanti.
La fauna di giudizi sul caso è davvero variopinta: da chi accusa Ocon di palese servilismo alla Mercedes, essendo lui un pilota del vivaio tedesco, e chi accusa Verstappen di eccessiva aggressività, riportando a galla episodi simili che vedevano il 21enne dalla parte del torto. Infine, chi condanna Max per gli spintoni rifilati ad Ocon nel dopo gara, un comportamento, si dice, non consono a dei piloti; come se i piloti di auto da corsa dovessero rappresentare degli esempi di civiltà. Non sono professori e non lo saranno mai, non tocca a loro questo compito, non a chi lotta per la vittoria a 300 Km/h ogni domenica; il pilota è sporco, specie chi ha fame di vincere o, comunque, di dimostrare di essere superiore ai colleghi. Che quest’ultimi siano esimi o meno non importa, sta di fatto che Max Verstappen rappresenta tutto quello che è ed è sempre stato un pilota di auto da corsa.
Il politicamente corretto non fa parte di questo sport: forse, questo Circus fatto da pubbliche relazioni fredde e distanti tra stampa e piloti stessi, ci ha abituato male. Il carattere dei protagonisti del volante non è solo quello che siamo abituati a vedere ultimamente, spersonalizzato, ma anche e soprattutto quello di Max Verstappen; non per forza deve piacere, ovviamente, ma è una realtà, lo è sempre stata. Nessuno si lamentava, nel 1982, della scazzottata tra Nelson Piquet e Eliseo Salazar al Gran Premio di Germania; anzi, veniva riproposto fermamente il tema dell’umanità del pilota, della diversità dei vari comportamenti, fenomeno che oggi sembra scomparire ma che ha proprio in Verstappen un lumicino di speranza.
Due giorni di lavori socialmente utili faranno sicuramente bene a Max che, comunque, sta dimostrando di far discutere nel bene e nel male e questo è sicuramente un punto a favore per il suo ego. C’è tanto in lui che possa far pensare che siamo di fronte ad un vero e proprio fenomeno nel modo di correre e di far parlare di sé, un pilota e non un mero esecutore. A bordo di una Red Bull che, ad Interlagos, ha mostrato ancora una volta i netti miglioramenti sulla vettura e che si prepara a combattere per il mondiale 2019 grazie anche ai progressi del motore Honda. Lewis Hamilton e Sebastian Vettel sono avvisati: se servirà Mad Max userà le maniere forti anche con loro e i due campioni del mondo potranno rispondere a tono. Uno spintone all’ipocrisia e una boccata d’aria fresca.