Michael talks – L’intervista inedita a Michael Schumacher [ VIDEO ]
Qualche tempo prima dell’incidente sulle nevi di Meribel, Michael Schumacher registrò un’intervista che da qualche giorno è visibile sul suo sito. Dieci domande, che spaziano dai suoi memorabilia – titoli, vittorie, record, avversari – ai suoi principi, fra consigli e opinioni sullo sport, il gioco di squadra, l’allenamento, il passato e il presente. Ricordi, ma anche lezioni, sussurrate benché incisive, come nello stile schivo ma efficace del grande campione.
Il talento conta, ma non basta. Devi esercitarlo, domarlo, farlo crescere.
La Formula Uno è uno sport esigente, uno dei più esigenti, dal lato fisico e mentale, anche ai giorni nostri, per il pilota. Ed è uno sport di squadra, nel quale i risultati dipendono dall’apporto di tutto il team.
Mai sentirsi arrivati, sempre sottostimarsi. Mostrare sempre un anelito al miglioramento, al fare di più, anche osservando gli altri piloti: tutti, sia da quelli che partono in prima fila che dagli altri, perché ognuno ha una peculiarità, un punto di forza. Ognuno è uno stimolo.
Il duello ruota a ruota insegna davvero cos’è il racing, per questo il karting, che ne è l’espressione più libera, è la categoria migliore per forgiare talenti e allevare giovani uomini.
Le persone giuste sono importanti, anche se si è in un team. La costante dei suoi successi, in Benetton e Ferrari, presente anche nell’avvio della seconda avventura della Mercedes in Formula Uno, è, infatti, un uomo, di nome Ross Brawn.
Non si tratta del solito video registrato, ma di una sorta di montaggio interattivo: puoi selezionare ognuna delle dieci domande, puoi ripetergliele, riascoltarle, fargliele tutte dalla prima all’ultima e poi di nuovo dall’ultima alla prima. Lui risponderà ogni volta e, nel frattempo, ti guarderà dallo schermo, come se fosse dal vivo. Come se tu fossi lì con lui e lui lì con te.
Michael, qual è stato il rivale che hai più rispettato? Mika Hakkinen, per le sfide in pista, per il suo talento e per il bel rapporto che si è creato fuori pista.
Michael, chi erano i tuoi idoli sportivi? C’era Ayrton Senna, ma anche Vincenzo Sospiri. Però Tony Schumacher è stato un grandissimo calciatore!
Michael, quale vittoria mondiale è stata la più emozionante: la prima in assoluto, nel 1994, o la prima con la Ferrari, nel 2000? Sicuramente Suzuka 2000. La Ferrari non vinceva da 21 anni, io da 4. Lottando per raggiungere una vittoria bellissima, in una gara eccezionale.
Michael, lo sai che sembra davvero di parlarti?
La cosa più emozionante, infondo, è proprio questa: il dialogo, anche se solo ricostruito virtualmente. Nelle pause, Michael Schumacher non è fisso in un fermo immagine, ma viene ripreso mentre ammicca, volta lo sguardo… Insomma come se attendesse le domande di una vera intervista, come se potessimo davvero fargli una domanda anche noi. E ci sembra davvero che non sia affatto cambiato, che sia sempre lo stesso di quando lui e la Ferrari sembravano non aver avversari, perché il più grande, indomabile avversario di Michael Schumacher, come lessi in un libro di qualche anno fa, è sempre stato Michael Schumacher stesso, con quel suo costante cruccio di poter dare qualcosa di più, di poter migliorarsi, di non accontentarsi mai, soprattutto di sé.
Quel libro lo comprai a Imola, nel ventennale della morte di Senna. Ayrton Senna e Michael Schumacher, che piaccia o no, le due figure più importanti della Formula Uno degli ultimi venticinque anni.
Passeranno i record, i punti e le vittorie, gli allori diventeranno di qualcun altro ma l’atteggiamento, l’abnegazione, la cieca fiducia negli obiettivi e la forza indomabile nel realizzarli, quelli sono e resteranno unici. Del campione.
È sempre lui: perfettamente rasato, non un capello fuori posto, una t-shirt dalle sobrie tinte teutoniche smorzata dal vezzo – anche questo tipico suo – delle collanine. Il naso storto da una parte, il mento esattamente dalla parte opposta, che gli piegava la bocca in una specie di perenne mezzo sorriso. Infine lo sguardo, quello che vedevi farsi largo oltre la selva di microfoni, trasparire dal casco o accarezzare le persone più care: limpido, sempre, anche quando azzannava gli avversari in pista.
Lui non è qui eppure noi lo stiamo guardando. Lui è chissà dove, perso nel buio della sua condizione mentre noi non smettiamo di aspettarlo. Oppure sa benissimo dove si trova e siamo noi quelli che ci sentiamo persi, da quando non sappiamo più niente di lui.
Lui continua a dirci delle cose, quindi non se n’è mai andato: questo è quanto e ci deve bastare.
Exclusive:
Schumacher’s family releases the last interview of Michael.
October 2013#KeepFightingMichael pic.twitter.com/t9lueHbKMr— Michael Schumacher (@4everMSC) 21 novembre 2018