Vogliamo le wild-card anche in Formula 1!
La Formula 1, come spesso denunciato su queste colonne, necessiterebbe di correttivi, tecnici e sportivi, radicali. Correttivi che nulla hanno a che fare con i “sorpassi” finti e ingozzati, con un concetto distorto di “spettacolo”, con i pit-stop obbligatori, con il contenimento dei costi, con la sicurezza, con il format dei Gran Premi e con il livellamento — concettuale, regolamentare e prestazionale — delle monoposto. I correttivi, come si evince, sarebbero e sono molteplici ed investono alla radice il concetto di Formula 1.
La Formula 1 moderna — e per moderna intendiamo quella in vita da svariati decenni — risulta eccessivamente statica nella sua ossatura sportiva. Eliminazione delle scuderie private, due sole vetture a team, impossibilità di schierare le cosiddette wild-card: ricette sbagliate all’epoca della loro introduzione, più che mai mortificanti oggi.
La Formula 1, purtroppo, è l’unico campionato motoristico — tra automobilistici e motociclistici — in cui, per regolamento, sono vietati i team privati e in cui, ancora per regolamento, le scuderie iscritte al Mondiale possono schierare solo ed esclusivamente due vetture. Un triste primato di cui non andar fieri. Una forma di “isolazionismo” tanto incomprensibile quanto insopportabile, oggi come ieri. Anche in questo senso, la Formula 1 ha più che mai bisogno di una profonda riscrittura dei regolamenti, liberalizzando anche questo importante aspetto sportivo.
Nel WEC, i team (dalla LMP1 alla LMGTE AM), ufficiali e privati, possono schierare più di due auto e partecipare a singole corse in qualità di wild-card, nella IndyCar i team più importanti schierano regolarmente più di due vetture e, in occasione della Indy 500 (la corsa simbolo del campionato), gettano nella mischia succose wild-card (si pensi a Fernando Alonso, wild-card in occasione della 500 Miglia di Indianapolis del 2017), il Motomondiale, storicamente, ha nella sfida tra team ufficiali e privati, nelle wild-card e nella possibilità di schierare più di due moto a team la propria essenza sportiva. Tre esempi, pertanto, che ben testimoniano quella forma di “isolazionismo” che caratterizza, in negativo, la F1.
Ed è proprio dal Motomondiale che vogliamo ripartire. Nell’ultimo appuntamento del Mondiale 2018, il Gran Premio della Comunità Valenciana, le wild-card hanno scritto memorabili pagine di motociclismo. Can Öncü domina pioggia ed avversari. Il pilota turco, classe 2003, vince il GP classe Moto3 in sella alla KTM RC250GP messagli a disposizione dal Red Bull KTM Ajo, scuderia di riferimento che fa capo all’ex pilota finlandese Aki Ajo. Öncü, vincitore della Red Bull Rookies Cup 2018, trionfa all’esordio nel Motomondiale. Da wild-card. In classe MotoGP, invece, brilla Michele Pirro, alla sua ennesima gara da wild-card nella classe regina. In sella alla Ducati Desmosedici GP18 ufficiale, il pilota di San Giovanni Rotondo sfodera una prestazione magistrale, andando a conquistare — sotto una pioggia battente e beffarda — un eccellente 4° posto. È questo il miglior risultato colto da Pirro in MotoGP.
Tutto ciò, in F1, non può più accadere. Non può più accadere da decenni ma, in passato, wild-card, più di due auto a scuderia e team privati erano parte integrante della Formula 1. Emblematico, a tal proposito, il Gran Premio di Francia del 2 luglio 1961, disputato sul velocissimo tracciato di Reims. In quella circostanza, Scuderia Ferrari SpA SEFAC, Team Lotus ed il team privato UDT Laystall Racing Team (ex BRP, acronimo di British Racing Partnership) schierano rispettivamente quattro e tre auto a testa. Le quattro Ferrari 156 sono affidate a Phil Hill, Richie Ginther, Wolfgang von Trips e Giancarlo Baghetti (la 156 ufficiale #50 di Baghetti è iscritta sotto le insegne della FISA, Federazione Italiana Scuderie Automobilistiche). Le tre Lotus 21-Coventry Climax ufficiali vengono affidate a Jim Clark, Innes Ireland e Willy Mairesse. Le tre Lotus 18/21-Coventry Climax gestite dal UDT Laystall Racing Team, infine, sono affidate a Lucien Bianchi, Juan-Manuel Bordeu e Henry Taylor.
Il Gran Premio, come noto, entrerà nella storia dell’automobilismo sportivo. Giancarlo Baghetti, all’esordio in Formula 1 — oggi si direbbe in qualità di wild-card — si impone in volata davanti alla Porsche 718 Porsche System Engineering di Dan Gurney. Clark, 3°, è distaccato di oltre 1 minuto.
Una Formula 1 che, da tanti, troppi anni, non c’è più. Per veder correre piloti diversi rispetto a quelli regolarmente iscritti al Mondiale occorre attendere infortuni o licenziamenti dei piloti titolari. Situazioni, evidentemente, eccezionali, particolari e spiacevoli.
Da anni, portiamo avanti questa nobile battaglia: team privati, possibilità di schierare più di due auto a team, wild-card. Anche attraverso queste fondamentali tappe di rinnovo — che guardano al passato — la Formula 1 potrà arricchire i propri contenuti sportivi, a beneficio dello spettacolo in pista (quello vero, sano e genuino) e della imprevedibilità dei Gran Premi.
Scritto da: Paolo Pellegrini