Mauro Forghieri: Arrivabene non era l’uomo adatto! Binotto? Molto competente…
L’appuntamento con la stagione 2019 di Formula 1 è sempre più vicino, per la gioia di tutti gli appassionati che sono in trepidante attesa della prima gara in Australia. E’ in questo clima particolare che la Ferrari si concentra sul campionato, proiettandosi ai test F1 di Barcellona con tantissime novità interne.
A Maranello, infatti, non ci sarà solo la curiosità di vedere all’opera il nuovo pilota Charles Leclerc. Negli scorsi giorni la notizia che ha fatto scorrere fiumi d’inchiostro è stata quella della nomina di Mattia Binotto a nuovo Team Principal della Scuderia Ferrari, con l’ingegnere che ha così spodestato Maurizio Arrivabene dalla carica che, effettivamente, sembrava ormai da tempo destinata ad una sua conclusione.
A prescindere dal fatto che la notizia sia arrivata a poche settimane dalla ripresa delle attività in pista (e non, come di consuetudine, subito al termine della passata stagione), il cambio della guardia ai box della Rossa ha suscitato parecchie reazioni dal popolo ferrarista, che si è letteralmente spaccato in due: da una parte i “rivoluzionari“, ben contenti di accogliere Binotto dopo “l’era Arrivabene”, e dall’altra i “conservatori“, che avrebbero preferito una sostituzione in un momento diverso o che hanno preso le difese dell’ormai ex Team Principal bresciano, reo di non aver saputo reggere al meglio nella sfida contro la Mercedes, pur disponendo di una monoposto all’altezza.
Ma, tifosi a parte, come hanno reagito gli addetti ai lavori al braccio di ferro tra Arrivabene e Binotto, chiuso con la vittoria di quest’ultimo? E soprattutto, cosa avranno pensato alcuni degli uomini che hanno lasciato la loro impronta nella storia della Ferrari?
Una curiosità che ha stuzzicato una delle firme più emblematiche della rivista “Autosprint” come Mario Donnini, che ha raccolto il parere di ben sei personaggi uniti da un passato vissuto a Maranello: Romolo Tavoni, ex segretario di Enzo Ferrari e Direttore Sportivo a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, Mauro Forghieri, per più di vent’anni Direttore Tecnico a Maranello, Daniele Audetto, Direttore Sportivo negli anni gloriosi di Niki Lauda, René Arnoux, pilota Ferrari nella prima metà degli anni ’80, Cesare Fiorio, Team Principal nel biennio 1989-1990, ed infine Pino D’Agostino, motorista dal 1997 ed arma vincente dei successi di Schumacher.
Quelli che seguono sono, in breve, i loro pensieri sull’imminente scenario futuro ferrarista.
TAVONI AVVERTE: “DEVE ESSERE L’ANNO DI VETTEL”
Il primo a commentare l’avvicendamento al timone della Scuderia è Romolo Tavoni, protagonista di una brillante carriera in quel di Maranello:
“Era chiaro che ci fossero delle frizioni interne – ha spiegato Tavoni – Arrivabene ha voluto scaricare le responsabilità su Binotto, e quest’ultimo alla fine ha puntato i piedi. Cosa posso dire di Binotto? Sicuramente ha un curriculum tecnico di altissimo livello, ma essere un Team Principal significa anche curare gli aspetti più politici, trattare con Liberty Media e con gli altri team anche dal punto di vista commerciale. Sinceramente sono un po’ perplesso. Non sarà semplice e dovrà farsi aiutare. Ma sono convinto che la vera chiave del 2019 sarà Sebastian Vettel – ha aggiunto Tavoni – Ha disputato un 2018 deludente, ed ora che la Ferrari ha un nuovo capo bisogna che Vettel, che è la punta di diamante del team in pista, riacquisti la testa”.
FORGHIERI: “ARRIVABENE IL CAPRO ESPIATORIO PERFETTO”
La “telenovela” tra Arrivabene e Binotto ha aperto la strada a diversi rumor, poi sgonfiatisi con l’elezione ufficiale di Binotto a Team Principal. Una scelta, quella attuata dalla Ferrari, che non ha minimamente sorpreso Mauro Forghieri, il quale, avendo trascorso quasi una vita in Ferrari, conosce bene le dinamiche di Maranello:
“Non sono sorpreso, era un cambio previsto. In passato alla Ferrari rimuovevano uomini di un certo spessore, cosa che non è accaduta questa volta. Arrivabene non era l’uomo adatto per il mondo racing: se vinceva, i meriti li prendevano altri, se perdeva, invece, il conto salato lo avrebbe pagato lui, e così è stato. Umanamente mi dispiace tantissimo, ma era il capro espiatorio perfetto. Sono certo che sarà in grado di rifarsi alla grande. Binotto è una brava persona ed è molto competente, ma è prematuro fare delle previsioni. Dovrà circondarsi di uno staff affidabile per battere Hamilton e metterlo in difficoltà il più possibile”.
AUDETTO: “O VINCI, O SALTI”
La mossa della Ferrari di appiedare Arrivabene non ha fatto un particolare effetto solo a Forghieri, ma anche ad un altro uomo di punta del Cavallino come Daniele Audetto, molto realista nell’analizzare il ribaltone al vertice del team: “Mi dispiace tanto per Maurizio che è un amico, ma c’è poco da fare: se non si vince dopo quattro anni, è impossibile restare al comando. Arrivabene lo ha fatto pur senza avere un pedigree racing, e ha fatto anche bella figura, ma purtroppo o vinci o salti. La Ferrari non è una squadra paragonabile ai team inglesi come la Williams o la Lotus, dove al comando c’era o c’è il fondatore in persona della squadra. Sei in casa di altri, e ti devi impegnare al massimo per vincere, che è il risultato che tutti si aspettano da te.
Su Binotto non posso dire molto perché non lo conosco bene, e non voglio azzardare. So comunque che è un ottimo tecnico, ma nel 2019 dovrà anche fare affidamento ad una buona macchina e ad un team intero che remi dalla sua stessa parte”.
ARNOUX: “PIU’ CHE LA SQUADRA HA SBAGLIATO IL PILOTA”
L’unico pilota ad esser chiamato in causa da Autosprint per esprimere la sua opinione è stato il francese René Arnoux, il quale, da buon pilota, ha analizzato la situazione creatasi in casa Ferrari dal punto di vista più “corsaiolo”. “Vedo le cose da pilota, e nel 2018 la Ferrari ha avuto finalmente una vettura competitiva in grado di fronteggiare la Mercedes. Il team è stato al top, ma tutto il potenziale che si è visto è stato vanificato dagli errori di Vettel. Oggi, rispetto ai miei tempi, i piloti possono contare su una maggior affidabilità delle monoposto, e sta a te pilota portare la macchina sana e salva al traguardo. Purtroppo è stata un’occasione persa, e mi auguro che questo cambio porti alla Ferrari tanti successi. Riguardo alla questione di Arrivabene non ci vedo nulla di strano. E’ stato invece il mio divorzio, invece, ad esser stato il più misterioso di sempre!”
FIORIO: “BINOTTO UN GRANDE TECNICO CHE VA SUPPORTATO”
Tra tutti, il parere più vicino alla realtà dello scontro Ferrari-Arrivabene sembra poter essere quello di Cesare Fiorio, anch’egli ex Team Principal a Maranello ed appiedato dopo solo due anni in seguito a dissapori con l’allora presidente Fusaro:
“Quando arrivai alla Ferrari avevo alle spalle trent’anni di esperienza nel mondo delle corse, eppure ho avuto anch’io le mie difficoltà a gestire un ruolo di grande responsabilità. Al contrario, Maurizio è arrivato in Ferrari senza alcuna esperienza nel mondo delle gare, provenendo da un settore più pubblicitario-commerciale alla Marlboro. E’ naturale che abbia incontrato delle difficoltà a svolgere un compito impegnativo e complicato. Quando a Binotto è un grandissimo tecnico, ma bisognerà vedere se disporrà anche di qualità manageriali. Per questa ragione, è indispensabile che tutta la squadra gli stia vicino”.
D’AGOSTINO: “SONO CERTO CHE MATTIA FARA’ BENE”
L’ultima parola la prende l’ingegner Pino D’Agostino, motorista e tecnico che ha condiviso parecchi anni insieme a Binotto, e con il quale ha costruito i successi dell’era Schumacher:
“E’ difficile essere obiettivo parlando di lui perché lo conosco molto bene. Posso solo dire che, oltre alle sue eccezionali doti di tecnico, è una persona che ha qualità umane davvero invidiabili per impegno, umiltà, intelligenza e capacità di saper ascoltare. E’ un elemento che non tende ad entrare in contrasto, cercando anzi la soluzione migliore per risolvere i problemi. Sono sicuro che farà bene: è un uomo che ha lavorato per tanto tempo fianco a fianco con i piloti. Li capisce e sa cosa vogliono. E vi dirò di più: farà cose buone anche dal punto di vista politico. Come ho già detto, non è una persona che cerca contrasti, ma li evita. Non causa divisioni, ma certamente sa unire e coordinare per il raggiungimento di uno scopo. In F1 non c’è solo la componente politica o tecnica a fare la differenza, ma anche quella psicologica. Io credo che Mattia sarà in grado di unire al punto giusto questi tre fattori, e lo vedo benissimo come Team Principal”.