Nonostante l’ultimo rinnovo contrattuale, avvenuto dopo un’estenuante tira e molla, il futuro del Gran Premio di Monza sembra ancora un’incognita. Elevate pretese economiche, e la richiesta di immettere nel calendario nuovi circuiti a discapito di quelli storici, stanno sollevando più di un’ombra sulla prosecuzione del Gran Premio di Italia in terra brianzola. Il presidente dell’Aci Angelo Sticchi Damiani: “Il rinnovo è lontano ma siamo fiduciosi che si possa trovare una soluzione nell’interesse di tutti”.
Non c’è pace per Gran Premio di Monza!
L’attuale contatto che lega l’Autodromo di Monza e Liberty Media scadrà quest’anno. Entrambe le parti sembrano intenzionate a rinnovare. Ma al momento l’accordo sembra distante, come confermato dallo stesso presidente dell’ACI, Angelo Sticchi Damiani al Corriere della Sera: “Il rinnovo è lontano, ma siamo fiduciosi che si possa trovare una soluzione nell’interesse di tutti. Come Monza ci tiene a ospitare la F1, così per la F1 è importante avere Monza”.
Sembra un film già visto! Si perché la motivazione è sempre quella: il Dio denaro. Infatti, le pretese economiche di Liberty Media per il rinnovo dl contratto, sembrano ben superiori a quelle concesse da Bernie Ecclestone, in occasione del rinnovo triennale del 2017. Voci di corridoio parlano di 122,5 milioni di euro per il quinquennio 2020-24. Troppi per ACI. Che deve anche sborsare 100 milioni per l’ammodernamento dell’autodromo, in vista del centenario dell’impianto brianzolo.
“Per l’edizione 2019 pagheremo 24 milioni di dollari”, ha affermato Sticchi Damiani: “un prezzo molto elevato. Vogliamo continuare ma solo in un quadro economicamente sostenibile: non possiamo mettere a rischio i bilanci dell’Aci per coprire i costi del GP d’Italia”.
A complicare la situazione, la concorrenza di paesi emergenti. Nel 2020 debutterà, infatti, il Gran Premio del Vietnam. E per gli anni successivi sono tanti i paesi pronti a sborsare cifre da capogiro, pur di ospitare una tappa del mondiale di F1. Questo, ovviamente, fa gioco a Liberty Media, che può chiedere ai circuiti storici in scadenza di contratto, come Monza, ma anche Barcellona, Silverstone, un incremento del prezzo di rinnovo del contratto. La dura legge della domanda e dell’offerta.
A confermarlo lo stesso presidente dell’ACI: “Le gare europee e quelle sud americane fanno fatica a reggere le crescenti richieste di Liberty e siamo consapevoli che ci siano Paesi che sono in grado di mettere risorse nettamente superiori per avere il GP in calendario…”.
Fino ad ora l’ACI ha potuto contare sul supporto economico della Regione Lombardia, sia in sede di rinnovo contrattuale, sia, e soprattutto, per la copertura dei costi di organizzazione del Gran Premio. Perché nonostante il record di presenze, anche l’edizione del 2018 si è chiusa in passivo.
Da adesso in poi però servirà qualcosa in più per mantenere a Monza il Gran Premio di Italia.
L’obiettivo è quello di aumentare le entrate, puntando su nuove iniziative che attraggano il pubblico del Motorsport, coinvolgendo le Regioni limitrofe alla Lombardia.
Dopo la positiva sperimentazione del gemellaggio con Venezia nel 2018, Sticchi Damiani vuole proseguire su questa strada: “Quest’anno pensiamo di legarci a Torino. Cerchiamo una sinergia con la Capitale dell’Auto che offre un meraviglioso Museo dell’Automobile. Torino non ha solo un legame stretto con il mondo dell’auto, ma è in grado di offrire altre importanti opportunità di visita come il Museo Egizio o il Museo Nazionale del Cinema”. E per il 2020 si pensa già a Modena: con l’indiscutibile fascino di Maranello e dell’intera Motor Valley.
Nel frattempo, nei giorni scorsi, in occasione di un incontro con i dirigenti di Liberty Media i promoter dei Gran Premi hanno condiviso un documento critico nel quale si chiede la revisione delle politiche sui diritti TV, puntando sugli eventi in chiaro e non solo sulle pay TV, e di non introdurre nuove gare a scapito di quelle esistenti. Liberty ha ribadito che non ha alcuna intenzione di rottamare le piste storiche, come testimoniano i recenti rinnovi di Spa, Suzuka e Hockenheim. E sulle strategie TV, ha ripetuto che non esiste una ricetta universale, ma varia da Paese a Paese: in Cina il passaggio ai canali generalisti ha triplicato gli ascolti.