I cambiamenti richiedono tempo, lo sappiamo bene. Delineato un piano d’azione, ci vuole tempo per metterlo in atto e per portarlo a termine, sempre che funzioni, soprattutto quando parliamo di uno sport come la Formula 1, fortemente legato alla sua storia e alle sue tradizioni.
Dopo l’acquisizione avvenuta nel 2016, Liberty Media ha lavorato duramente per spingere le sue idee e per integrarle in questo sport, ma il compito si è rivelato più duro di quanto si aspettassero. Sono molte le proposte che il colosso americano ha avanzato per migliorare lo spettacolo in pista e tutto ciò che lo circonda, alcune che hanno riscosso successo, altre meno. Dopo un periodo di adattamento e di comprensione dei punti su cui muoversi, nel 2018 Liberty Media ha iniziato ad apportare le prime modifiche per tentare di avvicinare il pubblico alla Formula 1 e per garantire una miglior esperienza sia televisiva che in pista. Tra le prime mosse vi è stato un rinnovamento della grafica per renderla più moderna e funzionale, anche se il cambiamento non è stato privo di intoppi, soprattutto nella prima parte di stagione: diversi bug hanno minato la fruibilità della nuova grafica che, ad ogni modo, non ha accolto completamente il favore degli appassionati. Cambiamenti che, seppur in rilevanza minore, si sono visti anche in un nuovo font e nuove animazioni virtuali legati agli sponsor che, come nel caso della nuova grafica, non hanno riscontrato un particolare successo.
Le modifiche più sostanziali, però, riguardano soprattutto l’interazione con gli appassionati e le modifiche regolamentari su cui si sta lavorando per il futuro. Gli eventi denominati “Fan Festival” nelle città più importanti al mondo hanno avvicinato il mondo della Formula 1 portando nelle piazze e nelle strade delle metropoli, ed è sicuramente qualcosa che ha fatto piacere agli appassionati, come il “Fan Festival” di Milano nella passata stagione, dove la Ferrari e la Sauber hanno dato spettacolo per il pubblico. L’idea alla base è quella non solo di portare la Formula 1 più vicina agli appassionati, ma anche quella di coinvolgerla con altre attività e portarla ad un livello successivo in termini di audience ed intrattenimento. In fin dei conti l’obiettivo primario di Liberty Media è quello di far crescere il marchio e aumentare l’audience, in modo da aumentare gli introiti e rendere questo sport un business redditizio. Per far ciò si è anche lavorato per far conoscere la Formula 1 soprattutto negli Stati Uniti, non solo rendendo la visione “gratuita” e senza spot pubblicitari, ma anche spostando di un’ora l’inizio di ogni sessione, in modo da rendere più agevole gli orari per il pubblico americano – anche se il lato negativo della medaglia sono gli orari più sfavorevoli per l’est asiatico, dove molti appassionati, soprattutto in Australia e Giappone, hanno risentito di questa decisione. Con questa mossa Liberty Media sembra essere andata nella giusta direzione per quanto riguarda gli USA, tanto che effettivamente gli ascolti sono aumentati e la Formula 1 sta iniziando a tornare uno sport apprezzato anche oltre oceano. Ma le idee non si fermano qui, perché Liberty sta pensando anche ad una seconda gara in terra americana, a Miami, su cui sta lavorando da qualche anno per riuscire a far diventare l’appuntamento realtà ed una tappa fissa a partire dal 2020: ed è proprio qui che iniziano i problemi, perché da quanto si vocifera, i nuovi proprietari della Formula 1 sarebbero addirittura disposti ad azzerare i costi per ospitare un Gran Premio pur di riuscire ad ottenere una gara a Miami, scatenando le ire di chi invece paga fior fior di quattrini per organizzare un weekend di gara.
Durante questa settimana, infatti, la FOPA (Formula One Promoters’ Association), ovvero l’associazione dei promotori dei vari Gran Premi, si è fatta sentire diramando un comunicato in cui ha fatto capire il proprio scontento su alcuni dei punti su cui Liberty Media sta lavorando al fine di cambiare lo sport. Sono essenzialmente tre le critiche mosse dalla FOPA ed espresse nel comunicato ufficiale:
- Non è nell’interesse a lungo termine della Formula 1 che i tifosi perdano la possibilità di avere accesso gratuito ai contenuti ed alle trasmissioni televisive;
- C’è mancanza di chiarezza sulle nuove iniziative in F1 e una mancanza di impegno verso i promoter riguardo alla loro implementazione ed attuazione;
- Le nuove gare non dovrebbero essere introdotte a scapito di quelle già esistenti, sebbene l’associazione sia incoraggiata dai modelli di business alternativi offerti alle nuove sedi potenziali.
Seppur molti degli accordi riguardanti le Pay-TV siano stretti e promossi da Bernie Ecclestone, Liberty Media è stata comunque molto chiara riguardo alla sua visione sul rapporto tra TV a pagamento e contenuti gratuiti: nella visione del colosso americano, solo circa il 25% gare per stagione dovrebbero essere disponibili disponibili in diretta gratuitamente (quindi circa 5 gare all’anno), mentre il resto dovrebbe essere a favore delle Pay-TV. Una visione che indubbiamente non aiuta gli ascolti, come si è potuto notare dalla situazione in Italia, dove nel 2018 l’audience è scesa notevolmente con la perdita della RAI e la riduzione degli eventi in chiaro su TV8. Una perdita talmente alta (insieme a quella registrata in Brasile) da aver influito in modo importante anche sui dati globali. Chiaramente puntare sulle TV a pagamento è una scelta redditizia per Liberty Media e per i team, i quali riescono ad ottenere maggiori proventi nel breve termine per i diritti di trasmissione, ma ciò si ripercuote sugli ascolti nel lungo periodo. Al momento la situazione è in un momento di stallo: in Francia la Formula 1 è tornata sulla TV in chiaro e, nonostante le sole 4 gare in diretta, i risultati sono stati estremamente positivi rispetto a quando era solamente disponibile via Pay-TV con Canal +. In Germania RTL è riuscita ad ottenere i diritti per trasmettere tutta la stagione in diretta, ma la situazione sembra essere destinata a cambiare a breve, dato che Sky starebbe lavorando per acquisire nuovamente i diritti, magari anche in esclusiva, esattamente come avviene in Italia. Ben più grave è la situazione in Gran Bretagna, dove a partire dal prossimo anno la Formula 1 sarà in esclusiva assoluta solamente su Sky: gli appassionati che non potranno seguire sulla Pay TV avranno a disposizione solamente degli highlights su Channel 4, ma ciò naturalmente andrà ad impattare in modo consistente sugli ascolti rispetto alle passate stagioni – anche se in questo caso l’accordo era stato sancito da Bernie Ecclestone. In Italia la situazione è ormai tristemente ben nota dopo il rinnovo del contratto dell’anno scorso e l’addio della RAI: le rimostranze di Sky hanno oltretutto bloccato l’arrivo nel nostro Paese di F1TV, la piattaforma OTT ufficiale della Formula 1 che permette lo streaming della gare in diretta. La decisione di spostarsi verso la Pay-TV, però, va anche contro uno degli aspetti su cui sta lavorando Liberty Media, ovvero attrarre le generazioni più giovani verso la Formula 1? Ma come può avvenire tutto ciò senza che la Formula 1 sia trasmessa anche in chiaro? Cosa sarebbe successo a tanti di noi se la RAI non avesse trasmesso questo sport in chiaro nel corso degli anni e se non gli avesse dedicato i giusti approfondimenti? Quanti non si sarebbero appassionati a questo meraviglioso sport perché, semplicemente, non potevano vederlo e goderselo? Si può lavorare sui social media, fare spettacoli, concerti, attività e tanto altro, ma se poi non permetti al pubblico di vedere la Formula 1, come ci si può aspettare che i giovani si innamorino di questo sport? Come si può aspettare che l’audience cresca, soprattutto nel momento in cui, anche se i diritti sono affidati alle Pay-TV, non c’è un piano per agevolare gli iscritti ad abbonarsi?
Altro tema scottante è quello del rinnovo dei contratti dei Gran Premi già in calendario e la gestione di quelli futuri. Come detto, a quanto pare Liberty Media sarebbe disposta perfino ad azzerare i costi per permettere a Miami di ospitare un Gran Premio e, naturalmente, questo ha mandato su tutte le furie chi invece paga milioni l’anno per riuscire ad organizzare un weekend di gara. Ad esempio, per ospitare il Gran Premio d’Italia Monza spende 24 milioni di euro l’anno, una cifra esorbitante per pensare di renderlo un business proficuo ancora a lungo perché, non dimentichiamocelo, l’autodromo deve guardare per prima cosa al proprio benessere finanziario e alla fattibilità di un investimento così importante. Vero, l’accordo era arrivato quando al timone c’era Bernie Ecclestone, ma al momento Liberty Media non sembra ancora aver fatto passo avanti per rinnovare il contratto ed abbassare i costi. Naturalmente perdere Monza, uno dei circuiti storici della Formula 1, sarebbe qualcosa di disastroso, non solo perché è uno di quei tracciati che hanno fatto la storia di questo sport, ma anche perché è un appuntamento dove si riversano tutti i tifosi della Ferrari, la squadra più seguita al mondo. Non avere in calendario un appuntamento del genere, soprattutto quando in Italia gli ascolti sono calati sensibilmente a causa delle Pay-TV, potrebbe essere un’altra “mazzata” nei confronti degli appassionati. Un discorso simile potrebbe essere fatto anche per la Gran Bretagna che, molto probabilmente, perderà il suo Gran Premio a Silverstone a causa dei costi elevati: non è un segreto che i dirigenti del circuito abbiano constatato come continuare ad ospitare la Formula 1 comporti una spesa che difficilmente riesce a rientrare, tanto che si sono dovuti alzare notevolmente i costi dei biglietti, con tutto ciò che ne può conseguire per gli spettatori. Come sappiamo bene, ci sono tantissimi altri circuiti “esotici” disposti a pagare cifre folli per ospitare un Gran Premio, a discapito degli appuntamento storici che non possono permettersi di controbattere. Ed infatti è stato anche questo un punto di discussione nella FOPA, ovvero l’introdurre nuovi Gran Premi a discapito di quelli che hanno fatto la storia di questo sport. Perdere Spa, Suzuka, Silverstone, Monza e tanti altri, quando potrebbe giovare alla Formula 1? L’anno scorso si è trovato un accordo in extremis per il tracciato giapponese, il quale sembrava ormai destinato a dover rinunciare al Circus per gli elevati costi da sostenere: ma quanto può andare avanti questa storia? Liberty Media vorrebbe un calendario da 25 gare, i team al massimo 20, dato lo stress a cui andrebbero incontro tutti, dai piloti all’ultimo meccanico della squadra. 25 appuntamenti l’anno sarebbe uno sforzo gravoso per tutti, senza dimenticare a quali difficoltà organizzative potrebbero andare incontro. Ma è chiaro che, per ospitare nuovi Gran Premi e rimanere su circa 20 appuntamenti l’anno, c’è bisogno di fare selezione ed eliminare altre corse già presenti nel calendario. Il colosso americano ha sempre parlato di voler mantenere gli appuntamenti storici, ma sembra volerlo fare alle sue condizioni. Condizioni che non sembrano per nulla favorevoli nei confronti di vorrebbe continuare ad ospitare un Gran Premio, ma in corrispondenza di un prezzo ridotto. Non si tratta semplicemente di avere uno sconto, ma tutte le dinamiche che ne vengono di conseguenza: i costi di gestione sono sempre più alti e ciò si ripercuote sugli spettatori che sono costretti a pagare prezzi sempre più alti per poter seguire la Formula 1 dal vivo. Si tratta di trovare un punto d’incontro tra ciò che vuole Liberty Media e ciò che vogliono i promotori dei vari Gran Premi: quel che è certo è che perdere degli appuntamenti storici, che poi sono solitamente anche i più belli ed appassionanti di tutto il mondiale, non farebbe bene a nessuna delle due parti.
Le ultime voci di una potenziale messa in vendita della Formula 1 da parte di Liberty Media, seppur siano da confermare, di certo non sono una sorpresa, anche se naturalmente sarebbe il periodo peggior per cedere i diritti di questo sport. Il colosso americano si è mosso molto nel breve termine, portando diversi accordi di sponsorizzazione e puntando sui social network per far crescere l’audience. Ma questi sono tutti fattori che hanno effetto solo sul breve periodo e che, di certo, non possono sovvertire gli ascolti di uno sport. Per il piano a lungo termine sicuramente sarà molto importante ciò che accadrà nei prossimi anni e, soprattutto, nel 2021: non parliamo solo dei nuovi regolamenti tecnici, ma anche del budget cup, di redistribuzione dei premi e di tanti altri fattori che sono alla base del piano d’azione del colosso americano. Ma rappresenta anche un punto di non ritorno per Liberty Media, perché se le cose non dovessero procedere secondo i piani o non portare i risultati sperati, a quel punto tutti gli investimenti effettuati dal colosso americano potrebbero essere ampiamente rivisti. Ma siamo sicuri che le idee proposte da Liberty Media possano trovare spazio in questa Formula 1?