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    Dalla F1 a Indianapolis: la curiosa storia della Williams-Longhorn

    Paolo PellegriniBy Paolo Pellegrini23 Marzo 2019
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    La Storia dell’automobilismo sportivo è solita disegnare intrecci bizzarri e sublimi. Formula 1 e Indianapolis: due mondi tanto diversi quanto incredibilmente vicini. Il travaso tecnico e umano tra Formula 1 e la più celebre e antica corsa del panorama motoristico a “stelle e strisce” è stato continuo, incessante ed è tutt’ora (timidamente) in atto.

    È di questi giorni, di queste ore la notizia della morte, all’età di 79 anni, di Bobby Hillin. Un personaggio noto agli appassionati più competenti e viscerali, praticamente sconosciuto ai più. Ed è proprio grazie a Bobby Hillin che possiamo ripercorrere la storia di una delle monoposto Indy più belle ed affascinanti. Una “meteora” che, è proprio il caso di dire, nasce in Formula 1.

    Bobby Hillin nasce a Midland, Texas. Nella seconda metà degli Anni ’70, la sua “creatura” — battezzata Longhorn Racing — debutta nelle gare USAC. La scalata è inesorabile. Tra i piloti della prima ora, George Snider, Jan Opperman, Bubby Jones, Cliff Hucul, Steve Krisiloff, Tom Bagley. Tra il 1978 ed il 1979, il Longhorn Racing passa dai telai McLaren (modello M16D motorizzato Offenhauser) a quelli Wildcat (MKI ancora spinto dall’inossidabile Offy Turbo), infine adotta il competitivo telaio Penske PC6, ora azionato dal V8 Cosworth DFX Turbo, binomio grazie al quale Bagley consegue buoni risultati.

    Nel 1980, il team fondato da Bobby Hillin compie il salto di qualità, iniziando a realizzare in proprio un nuovo telaio specifico per le gare USAC-CART. Frattanto, Hillin entra in contatto con la Williams FW07/FW07B, iconica monoposto di Formula 1 che, tra il 1979 ed il 1980, trionfa in 11 Gran Premi, portando al titolo Mondiale Piloti Alan Jones (1980) e al titolo Costruttori la scuderia fondata da Frank Williams. La eccezionale wing-car nata sotto la direzione tecnica di Patrick Head costituisce, dunque, la base per il progetto della Longhorn LR01, curato da Ed Zink. La vettura, originale e accattivante, di distingue per il suo muso largo e squadrato.

    A guidare la neonata e bella Longhorn LR01, progettata secondo i tipici canoni delle wing-car dell’epoca, è chiamato Al Unser. L’esperto pilota statunitense ben si destreggia al volante della bianca Longhorn LR01-Cosworth DFX, classificandosi all’8° posto nel 1980 CART PPG Indy Car World Series. La Longhorn LR01 partecipa, ma modificata soprattutto nel frontale (palesemente ispirato al muso della Williams FW07 e alla Chaparral 2K), alla 500 Miglia di Indianapolis del 1981, condotta egregiamente al 6° posto da Sheldon Kinser.

    Nel 1981, il Longhorn Racing spiazza tutti. Decide di non sviluppare la sì acerba ma promettente LR01, bensì di affidarsi ad una vettura già pronta. E, soprattutto, moderna, invidiata e vincente. Sin dalla prima gara di Phoenix (la Kraco Car Stereo 150), infatti, il Longhorn Racing affida ad Al Unser la nuova Longhorn LR02-Cosworth DFX: niente altro che la Williams FW07B/5. Questo telaio, nel 1980, partecipa a 10 GP di Formula 1, trionfando a Monaco nelle mani di Carlos Reutemann. La Longhorn LR02/Williams FW07B/5 partecipa, dunque, alla già citata Kraco Car Stereo 150, alla 500 Miglia di Indianapolis (partito 9°, Unser termina la corsa al 17° posto), alla Gould Rex May Classic di Milwaukee e alle due gare di Atlanta del 28 giugno 1981 (Kraco Twin 125). Nasce un secondo telaio di Longhorn LR02, denominato LR02/2, di fatto un clone del telaio LR02/1, ossia della Williams FW07B/5.

    Con quest’ultima monoposto, Al Unser partecipa alle rimanenti prove del 1981 CART PPG Indy Car World Series: la Norton Michigan 500, la Los Angeles Times 500 (Riverside), la Ab Dick Tony Bettenhausen 200 (Milwaukee), la Watkins Glen 200, la Copa Mexico 150 (corsa in cui Al Unser si classifica al 2° posto) e la Miller High Life 150 (Phoenix). Solo in occasione del Detroit News Grand Prix (Michigan), tuttavia, la Longhorn LR02-Cosworth DFX lascia il posto alla Eagle 81-Cosworth DFX, grazie alla quale Unser conclude al 3° posto. Al Unser chiude il campionato in 10a posizione.

    La Longhorn LR02 è, a tutti gli effetti, una Williams FW07B. Evidenti, tuttavia, le modifiche apportate dallo staff tecnico della compagine statunitense alla iridata monoposto firmata Patrick Head. Il primo particolare che salta all’occhio è il motore. In luogo del più compatto V8 Cosworth DFV aspirato di 3000cc, alle spalle del pilota ora troneggia imponente il V8 Cosworth DFX Turbo. La carrozzeria posteriore, a valle del roll-bar, è stata debitamente “tagliata” per accogliere il poderoso 2650cc turbocompresso inglese. Qui, in origine, trovavano posto le trombette di aspirazione protette dalle classiche grigie e i due terminali di scarico affiancati e carenati. Spiccano ora, pertanto, il cassoncino di aspirazione, la valvola pop-off e, a valle dell’aspirazione, il singolo turbocompressore provvisto di valvola wastegate e terminale di scarico corto e tozzo a sfociare sul lato sinistro della vettura.

    Le altre modifiche più vistose riguardano i cerchi (cerchi da 15 pollici su tutte e quattro le ruote in luogo dei cerchi da 15 e 13 pollici usati in F1), le sospensioni e le fiancate: sulla Longhorn LR02, infatti, vengono tolte le minigonne mobili (vietate nella USAC-CART). Le fiancate, benché non alterate nelle forme rispetto alla originale Williams FW07B, vengono rifinite da un prolungamento trasversale posto nella zona inferiore delle stesse, in luogo delle minigonne mobili.

    Monte Carlo, Monaco. 15-18 May 1980.
    Carlos Reutemann (Williams FW07B-Ford Cosworth), 1st position.
    World Copyright: LAT Photographic
    Ref: 35mm transparency 80MON07

    Nel 1982, il Longhorn Racing affida i propri destini sportivi alla nuova, bellissima e moderna Longhorn LR03, ancora spinta dal Cosworth DFX, e grazie alla quale Al Unser centra un prezioso 5° posto alla Indy 500 di quell’anno.

    Da molti anni, ormai, i regolamenti tecnici di Formula 1 e IndyCar impediscono simili operazioni. Ma c’è stato un passato, neanche troppo lontano nel tempo, in cui Formula 1 e USAC-CART erano solite mescolarsi; non era raro vedere monoposto USAC-CART derivate da vetture Formula 1. Come non ricordare, infatti, anche la fallimentare Ligier LC02-Cosworth DFX, monoposto derivata dalla Ligier JS21 di Formula 1 del 1983 e protagonista di una disastrosa “comparsata” nella stagione CART 1984.

    Non solo. Negli stessi anni, un altro telaio di Williams FW07B — il B/6 — viene venduto e convertito a vettura Can-Am: con la Williams FW07B/6 gestita dal Pete Lovely VW, Gary Gove partecipa ad alcune prove del Can-Am Challenge del 1981. Ma non è ancora tutto! La stessa Longhorn LR02 avrà una terza vita, ancora in Can-Am: nella seconda metà degli Anni ’80, infatti, saranno Bill Tempero e Jerry Smith a portare in gara la ormai carenata e ancor più modificata Longhorn LR02, spinta da un V8 Chevrolet aspirato di 5000cc.

    La Longhorn LR02/1 incarna, in tal senso, l’apice di questo continuo interscambio tecnico tra F1 e USAC-CART: a tutt’oggi, la Williams FW07B/5-Longhorn LR02 è la sola monoposto iridata di F1 che abbia preso parte a gare di Formula 1 e USAC-CART. Un primato destinato a restare imbattuto ancora a lungo…

    Scritto da: Paolo Pellegrini

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    Paolo Pellegrini, Classe '82, amante della velocità a 360°, che sia un'auto, una moto, un aereo o i 10 secondi di un 100 metri. Disegnatore di auto e moto da corsa estreme.

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