Disastro annunciato. Non è il titolo di un libro o di un film d’azione, ma il riassunto del GP d’Australia F1 targato Williams. Già, un autentico disastro.
La stagione 2019 del team di Grove si delinea già quale ideale prosecuzione del pessimo 2018, anno in cui la Williams ha raccolto la miseria di 7 punti, classificandosi, pertanto, all’ultimo posto tra i Costruttori. Via Lance Stroll e Sergey Sirotkin, dentro Robert Kubica e George Russell. Alla Williams FW41 succede la FW42. Cambiano gli attori ma il film è sempre il medesimo (anzi, le tinte fosche sono persino più marcate): la Williams naviga in ultima posizione, lontana dal resto del gruppo.
La Williams FW42-Mercedes è apparsa, sin dai test di Barcellona, monoposto ostica e carente sul piano telaistico, ciclistico e aerodinamico. Vettura a tratti molto ardita ed originale ma che, globalmente, lamenta (per non dire amplifica) gli inguaribili difetti palesati dalla FW41 del 2018.
“Orribile”: con queste parole Robert Kubica ha definito la Williams FW42 al termine del GP d’Australia. Una corsa tutta in salita quella del rientrante pilota polacco: dapprima il danneggiamento dell’ala anteriore (causato dal contatto tra Gasly e Sainz), quindi la rottura, al 3° giro, di uno specchietto retrovisore, elemento che sembra non dar pace alla scuderia inglese. Legittimamente e comprensibilmente guardinga e incolore la gara di Russell, mai inquadrato dalle telecamere e costantemente nelle retrovie. Morale della favola: George Russell chiude il suo primo GP in F1 al 16° e penultimo posto (doppiato di 2 giri), a precedere il proprio compagno di squadra, Kubica, attardato di 3 giri.
Un weekend australiano iniziato nel peggiore dei modi; in qualifica, i due alfieri Williams non riescono a superare lo scoglio della Q1: Russell firma il 19° tempo (1’24”360, media di 226,302 km/h), Kubica parte col 20° ed ultimo tempo (1’26”067, media di 221,813 km/h). Russell, dunque, lamenta 3,874 secondi dalla pole-position di Lewis Hamilton, Kubica ben 5,581 secondi. Carlos Sainz, su McLaren MCL34-Renault — 18° tempo — lamenta 2,598 secondi di distacco dalla pole-position. Numeri che offrono la misura dello scarso valore del progetto Williams FW42, presentatasi a Melbourne con le carenature dei “bracket” delle sospensioni anteriori in materiale rigido (non più in gomma), con specchietti retrovisori di diversa e più convenzionale forma e priva dell’elemento aerodinamico (illegale) in corrispondenza dei bracci inferiori della sospensione anteriore. Russell e Kubica, peraltro, sono gli unici piloti ad aver effettuato, in gara, più di un pit-stop: Russell, partito con gomme C3 nuove, monta C4 nuove al giro 26 e infine C2 nuove al 42° passaggio; Kubica, invece, partito su C2 nuove, è costretto a fermarsi ai box già al 1° giro (monta C3 nuove), quindi si fermerà ai giri 28 e 44 per andare ad equipaggiare pneumatici C4 nuovi.
Negativi, ovviamente, anche i riscontri cronometrici in gara: Russell fa segnare il 17° tempo (giro 55, 1’28”713, media di 215,197 km/h), Kubica il 18° (giro 30) in 1’29”284 (media di 213,821 km/h), rispettivamente distanti 3,133 secondi e 3,704 secondi dal miglior giro in gara fatto segnare da Bottas. Peggio delle Williams — ma ampiamente giustificate — solo la Renault R.S.19 di Daniel Ricciardo e la McLaren MCL34-Renault di Carlos Sainz, entrambe costrette al ritiro durante le prime battute di corsa.
La Williams FW42 esce sconfitta anche nel virtuale confronto con la pessima FW41. In occasione delle qualifiche del GP d’Australia 2018, infatti, Stroll riusciva a qualificarsi in Q2: qui, non andava oltre l’1’24”230 (media di 226,651 km/h), prestazione che gli valeva il 14° posto in griglia di partenza a 3,066 secondi dalla pole-position di Hamilton. Sirotkin, partito nel 2018 col 19° e penultimo tempo (a 3,758 secondi dalla pole), era autore di un 1’24”922 (media di 224,804 km/h), peggiore del tempo fatto segnare da Russell ma migliore di quello di Kubica. Il risultato complessivo è evidente: le Williams FW42 hanno peggiorato le già negative prestazioni cronometriche della Williams FW41.
La Williams, dunque, naviga in cattive acque: una monoposto non competitiva, un team ancora privo di un Direttore Tecnico dopo la “fuga” di Paddy Lowe. Unica nota positiva, l’affidabilità mostrata dalla FW42. Un dato da cui ripartire e attorno al quale incentrare lo sviluppo della monoposto.
Uno sviluppo tutt’altro che semplice e immediato, specie in una F1 priva di test e in cui cercare di risalire la china è sempre più difficile.