Le gare di Formula 1, o addirittura gli interi weekend di corsa, si basano spesso su singoli episodi che possono condizionare le prestazioni dei piloti o di un team.
Al termine di una gara così ricca di spunti come quella andata in scena in Australia, l’elemento-chiave di discussione si concentra sull’ennesimo confronto tra Mercedes e Ferrari, in una sfida diretta che ha confermato il potenziale del team tedesco contro una prestazione poco convincente della squadra di Maranello.
Ma tra le tante storie che si possono raccontare, più o meno positive, c’è quella curiosa che coinvolge due piloti dalle storie personali completamente diverse, ma che a Melbourne si sono incrociate con esiti inattesi:
stiamo parlando di Pierre Gasly e Daniil Kvyat, rispettivamente piloti in forza a Red Bull e Toro Rosso.
Il francese, dopo una stagione vissuta proprio in Toro Rosso nel 2018, è stato promosso dal team anglo-austriaco in occasione del mondiale 2019, a seguito della partenza di Daniel Ricciardo verso la nuova sfida in Renault.
Dal canto suo, invece, Kvyat torna nel Circus dopo l’anno sabbatico trascorso in qualità di tester della Ferrari, riabbracciando il ruolo di pilota ufficiale dopo le esperienze tutt’altro che memorabili trascorse tra il 2015 ed il 2017, anni in cui fu protagonista di un tracollo psicologico e prestazionale a seguito della retrocessione dalla Red Bull alla Toro Rosso.
Due trascorsi diversi, di sicuro due talenti accomunati dalla voglia e dalla pressione nel non dover sbagliare la prima uscita stagionale per lanciare un chiaro messaggio ai rispettivi team.
Ma pur partendo con i favori del pronostico, questa volta a sfigurare non è stato Kvyat, bensì Gasly.
Il francese, già autore di due incidenti nella sessione di test invernali, non ha avuto l’approccio migliore al suo esordio ufficiale da pilota della Red Bull, mancando clamorosamente l’accesso alla Q2 nel corso delle qualifiche, concluse al 17° posto.
Più attendibile, invece, il piazzamento finale di Kvyat, classificatosi 15° pur giungendo alle spalle del sorprendente Albon, che ha concluso la sua prima qualifica in F1 con un ottimo 13° posto.
In gara ci si attendeva il naturale tentativo di rimonta da parte di Gasly, chiamato ad un GP di sacrificio ma con la consapevolezza di avere tra le mani un mezzo che, salvo cattive sorprese da parte della power unit Honda, poteva garantirgli un piazzamento in zona punti.
E invece, anche in questa circostanza, Gasly non è riuscito a soddisfare le aspettative generali e del suo team, concludendo 11° alla bandiera a scacchi proprio alle spalle… di Kvyat.
Dopo il valzer del cambio di pneumatici, il rientrante pilota di Ufa ha conservato con grinta e decisione la sua 10° posizione, valevole per il primo piazzamento nella zona punti. Pur disponendo di un mezzo sulla carta inferiore alla Red Bull, il russo ha resistito ai continui attacchi del diretto rivale francese, difendendosi sia in rettilineo che in staccata, non consentendo così a Gasly di portare a termine il sorpasso.
POSSIBILI CONSEGUENZE?
Così Kvyat conquista i suoi primi, meritatissimi punti, dimostrando a tutti di possedere ancora quella stoffa riconosciuta da molti sin dagli inizi della sua carriera. Una bella, soddisfacente rivincita nei confronti di quello stesso team che, nel 2016, non ci mise troppo ad appiedarlo nella prima parte del campionato per rispedirlo senza troppi complimenti in Toro Rosso.
In tutto questo, Gasly porta invece a casa un esordio amaro. Ma quella che all’apparenza sembrerebbe un bell’exploit del russo, e di un weekend storto per il francese, potrebbe in realtà presentare delle clamorose conseguenze a lungo termine.
PREMESSA: il campionato è appena iniziato ed è assurdo pensare ad uno stravolgimento nel mercato piloti, ma per Gasly i motivi per stare totalmente rilassato sono pochi.
Oltre ad aver disputato dei test invernali non proprio eccellenti, il francese ha, come più volte sottolineato, deluso in Australia. Non vi è nemmeno la giustifica dell’efficacia della Red Bull, dato che il suo compagno Max Verstappen, a parità di macchina, ha concluso la gara addirittura sul podio.
E’ presto per poter fare delle valutazioni, è ovvio, ma è altrettanto chiaro che Gasly dovrà assolutamente rifarsi a partire dalla prossima gara in Bahrein. In caso contrario, vista anche la tradizione storica che vuole la Red Bull come team poco paziente nei confronti dei suoi piloti (vedi proprio il caso Kvyat), il francese finirebbe inevitabilmente sotto pesante lente d’ingrandimento di Christian Horner.
Accettare il ruolo di compagno di squadra di Max Verstappen non è facile per nessuno, e lo dimostra anche la storia recente del ben più esperto Ricciardo, ma se la Red Bull vuole davvero inserirsi nella lotta al titolo mondiale deve poter contare sull’appoggio di entrambi i piloti.
Noi tutti ci auguriamo che Gasly possa rifarsi immediatamente e smentire coloro che lo hanno subito accreditato come pilota di “seconda fascia”. Il talento c’è, e lo ha più volte dimostrato.
Ma la F1 corre veloce, ed il perdono è merce rara.
Quindi forza Pierre!
E intanto, dal canto suo, Kvyat si gode il dispetto fatto alla sua ex squadra.
Cosa ne pensate delle prestazioni di Gasly e di Kvyat?
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