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    Nel 1986 in Australia va in scena un finale shock del Mondiale F1

    Alessandro CrupiBy Alessandro Crupi13 Marzo 2019
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    Estoril, Portugal.
    19-21 September 1986.
    (L-R) Championship contenders Ayrton Senna (Team Lotus), Alain Prost (McLaren TAG Porsche), Nigel Mansell and Nelson Piquet (both Williams Honda).
    Ref-86 POR 11.
    World Copyright – LAT Photographic

    Domenica la F1 riparte dall’Australia schiudendo le porte alla stagione 2019 sulla pista Albert Park di Melbourne. Una tradizione che si rinnova ormai dal 1996, escludendo il 2010 quando il Mondiale prese il via dal Bahrain.

    Ma, prima di questa fase temporale, dal 1985 al 1995 la terra dei canguri rappresentava l’ultimo atto del Campionato e aveva come teatro ideale il circuito cittadino di Adelaide. Ultima gara, potenzialmente decisiva per l’assegnazione del titolo. Ma ciò accadde solo due volte, nel 1986 e nel 1994.

    Due finali thrilling per appassionati e addetti ai lavori con un denominatore comune: i colpi di scena. Tuttavia se su questo elemento le due edizioni hanno qualcosa in comune, ciò che accadde ad Adelaide nel 1986 non ha concorrenza né paragoni nell’arco di tutte le presenze della F1 in Australia. Per intensità, imprevisti, incertezza del risultato finale e fulminei cambi al vertice della stessa corsa e in testa al Mondiale, il Gp d’Australia 1986 rappresenta una delle gare più emozionanti dell’intera storia della F1, fin dal prologo.

    A questo appuntamento, infatti, si presentarono tre piloti in grado di aggiudicarsi la vittoria finale: i due alfieri dell’allora formidabile Williams FW11-Honda, ovvero il duo Nigel Mansell – Nelson Piquet e Alain Prost al volante della Mclaren-Tag Porsche.

    Tra i tre il favorito risultava il focoso pilota inglese essendo leader della classifica alla vigilia della gara con 70 punti mentre quello potenzialmente più svantaggiato era il “Professore” francese. Non per i punti, 64, uno in più di Piquet, ma perché disponeva della vettura meno performante. La Mclaren MP4/2C, pur essendo un mix molto efficiente di motore, telaio e aerodinamica figlio diretto della MP4/2B vincente nell’85 non valeva la Williams FW11. Quest’ultima era un mostro di potenza e agilità, sia per la potenza del turbo V6 Honda che per le assolute qualità del gruppo telaio-sospensioni-aerodinamica. Una spanna sopra tutti, insomma.

    Mexico City, Mexico, 10th – 12th October 1986, RD15
    Nelson Piquet starts from 2nd on the grid ahead of team mate Nigel Mansell who starts just behind in 3rd. Action. Start.
    Photo: LAT Photographic/Williams F1. Ref: 1986williams05

    E infatti fin dalle prove si intuisce cosa potrebbe succedere la domenica. I due piloti Williams conquistano agevolmente la prima fila con Mansell in pole. Solo quarto, invece, Prost lasciato sul posto a più di un secondo e preceduto anche dalla Lotus di Senna. Quando si schiera sulla griglia di partenza Mansell vede già il titolo a meno di clamorosi eventi concomitanti. Anche la tenuta delle gomme Goodyear, che la Casa americana garantisce al 100% per tutti gli 82 giri della gara, potrebbe essere un’incognita. Ma questo vale anche per gli altri contendenti. Al semaforo verde è Senna il più lesto. S’invola e conduce il Gp ma fino a quando la sua nera Lotus non lo rallenta per problemi tecnici fino a costringerlo al ritiro al giro numero 40. Piquet eredita il comando ma viene superato con grinta da Keke Rosberg, compagno di squadra in Mclaren di Alain Prost. La monoposto bianco-rossa griffata Marlboro fila come il vento dimostrandosi molto competitiva in gara, a differenza di quanto fatto vedere nelle qualifiche. Tanto che Prost sorpassa lo stesso poleman Mansell, che così retrocede in quarta posizione. Rosberg, Piquet, Prost, Mansell. Questa, adesso, è la situazione al vertice della gara. Da tenere presente che Nigel non ha bisogno di forzare considerando che anche in questo scenario sarebbe campione del mondo.

    Ma a questo punto iniziano i colpi di scena, dettati soprattutto dal rendimento delle gomme. Apre le danze della roulette russa Piquet che rientra in pista dietro Prost. Quest’ultimo, vittima di una foratura rientra ai box, cambia gli pneumatici e si piazza alle spalle delle due Williams, guadagnando però terreno giro dopo giro grazie a coperture nuove di zecca. Nel frattempo salta la lepre Rosberg. Gli cede di schianto la posteriore destra lasciandolo a piedi nella sua ultima gara in F1. Prost sopravanza di slancio Mansell e subito dopo accade l’impensabile.

    Al leone inglese scoppia letteralmente la gomma posteriore sinistra in pieno rettilineo mentre è a tutto gas. Ritiro, per fortuna senza conseguenze (e già è tanto) ma addio al titolo mondiale per il grande favorito. Frank Williams, allarmato da quanto successo al suo malcapitato pilota, richiama Piquet ai box per sostituire le gomme ma così facendo lascia campo libero a Prost che non ha problemi a gestire pneumatici e vantaggio sul brasiliano fino alla bandiera a scacchi.

    Il francese taglia per primo il traguardo e per lui è una gioia tanto indescrivibile quanto inaspettata e storica. Con il ritiro di Mansell e il secondo posto di Piquet ha vinto il suo secondo titolo mondiale in una incredibile sequenza di colpi di scena. Provvidenziale la foratura che gli ha fatto sostituire gomme le quali, molto probabilmente, non avrebbero resistito fino alla fine neppure nella sua macchina.

    Troppo ottimistica, invece, la strategia Williams, che però aveva iniziato a perdere il Mondiale quando nelle gare precedenti non seppe disciplinare la rivalità interna nata tra i suoi due “galli” nello stesso pollaio, appunto Mansell e Piquet. Una beffa immensa per la scuderia di Frank Williams, che perse il Mondiale Piloti pur disponendo del pacchetto tecnico di gran lunga migliore del lotto. Una delusione ricordata ancora oggi come “la beffa di Adelaide”.

    Il Gp d’Australia 1986 entra nella leggenda della F1.

    Scritto da: Alessandro Crupi

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    1986 2019 adelaide australia F1 mansell piquet prost
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    Alessandro Crupi

    Alessandro Crupi | Classe '81, laureato in Scienze Politiche e giornalista pubblicista. Scopre quasi casualmente la F1 all'età di 10 anni e se ne innamora dedicandosi a questo sport con assiduità ed entusiasmo.

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