Ayrton Senna, Donington e quella domenica di Pasqua del 1993
Domenica di Pasqua. Domenica di F1. E che F1. Non in questa edizione del Mondiale ma in un Campionato di tanti anni che consegna definitivamente Ayrton Senna alla storia dei monumenti sacri del motorsport. Nel weekend di Pasqua del 1993, il circo della velocità piantava le sue tende per la prima volta sulla pista inglese di Donington per disputare il Gp d’Europa.
Legendary Laps | Ayrton Senna at Donington ’93
Un tracciato old style, curve non banali, saliscendi e due rettilinei non lunghissimi dove tuttavia si può sorpassare. Ma al di là che si tratti di questo o di quel circuito, il 1993 è un altro anno di dominio Williams, che segue il già trionfale Mondiale dell’anno precedente.
Con la formidabile e sofisticata FW15C dotata di sospensioni attive efficientissime, gruppo telaio-sospensioni straordinario e motore elastico e potente, Alain Prost e Damon Hill dispongono di un’arma letale per la concorrenza. Non c’è confronto con nessuno, che sia Mclaren, Benetton e ancora di più Ferrari.
La FW15C è un modello di tecnologia ai massimi livelli, ancora oggi simbolo di perfezione tecnica. L’esito delle qualifiche è impietoso per la concorrenza. Il primo dei “normali”, Michael Schumacher con la Benetton B193, paga un gap di 1”550 da Prost e 1”246 da Hill. Verrebbe da dire: “Che si corre a fare?”.
L’11 aprile, giorno della gara, è domenica di Pasqua. Su Donington piove a dirotto, senza schiarite. Al semaforo verde l’antispin in dotazione alle vetture di F1 evita pattinamenti e le due Williams si portano al comando apparentemente senza problemi. Apparentemente, infatti. Perché poco dietro c’è un pilota dal casco giallo con bande verdi e blu. Non è un pilota qualsiasi. Guida una monoposto biancorossa griffata Marlboro e durante il primo giro sta facendo qualcosa di straordinario, epico, unico, da leggenda. È Ayrton Senna.
Il campionissimo brasiliano, che quando piove si esalta. Sullo scatto al semaforo verde affianca Schumacher all’esterno, che però lo chiude mentre all’interno Karl Wendlinger con la Sauber brucia entrambi e si posiziona sorprendentemente alle spalle delle Williams. Poco male. Ayrton non si scompone. Ritorna su Schumacher alla prima curva e lo sorprende aggrappandosi a Wendlinger. Gli basta un’altra curva per regolare anche l’altro tedesco. Come se quest’ultimo fosse fermo lo affianca e lo supera di slancio sulla parte interna. In queste condizioni di asfalto bagnato, Senna ha un’evidente marcia in più rispetto a tutti gli altri 25 piloti.
Non nella macchina ma nel piede. Adesso ha nel mirino Hill e Prost. Si avvinghia immediatamente ai tubi di scarico della Williams numero 0 del pilota di casa e lo fa fuori tre curve dopo aver superato Wendlinger. Prost, a questo punto, trema. Vede la sagoma del suo eterno rivale che si avvicina inesorabilmente come un falco. Sta per liberarsi di lui alla stessa maniera degli altri. Il francese, tra l’altro, soffre tradizionalmente la pioggia. Mentre il compagno di scuderia di Ayrton, Michael Andretti, finisce sulla sabbia a seguito di un incidente con Wendlinger, al termine del successivo rettilineo si è formato già un terzetto in testa: Prost, Senna, Hill.
Durerà poco. Alla frenata del lento tornantino, infatti, Senna esce dalla scia di Alain, lo sorpassa e vola via. Prost nulla può. Gli altri piloti nulla possono di fronte alla dimostrazione di classe e talento del brasiliano. La Williams, adesso, è lui, non quella che hanno tra le mani Prost e Hill. Sono le sue mani, la sua testa e i suoi piedi. Infatti Ayrton scompare ben presto alla vista di entrambi immerso nella grigia e nebulosa campagna inglese di Donington. Poi le condizioni meteo variano. La pioggia va e viene. Gli avversari diretti di Senna vanno nel pallone. In particolare Prost, protagonista di ben sette cambi gomme ad ogni variazione meteo e di una ripartenza dai box problematica per noie alla frizione.
Ayrton, invece, imperturbabile in testa è un martello. Anche lui si ferma diverse volte per sostituire i pneumatici. Alla fine saranno cinque le sue soste ma non va ai box ogniqualvolta ci sia un minimo cambiamento delle condizioni climatiche. Bensì riesce a mantenere in strada su pista bagnata la sua Mclaren anche con le slick. Le difficoltà sono insuperabili soprattutto per gli altri. Lui le affronta e le scaccia con cuore e freddezza. Solo in un momento gli vengono i brividi. Quando, per un malinteso con il muretto, rientra ai box senza fermarsi percorrendo tutta la pit-lane fino all’uscita.
Ma Ayrton tiene duro fino alla fine e trionfa. Viene ritenuta a ragione il suo capolavoro, il giorno in cui emerge tutta la sua grande bravura e superiorità di guida più delle altre volte in confronto al resto della compagnia. Talento unito ad un equilibrio psicologico esemplare in un contesto ambientale molto complicato.
L’esempio di come l’uomo possa fare la differenza rispetto alla macchina e non il contrario. Quel primo giro fulminante in cui si sbarazza degli avversari con estrema facilità, il pieno controllo di un mezzo non eccezionale prima sul bagnato e poi sull’asciutto, la fuga verso il successo. Sono immagini scolpite nella memoria delle pietre miliari della F1. E nella memoria di chi, quel giorno, sia sugli spalti di Donington che a casa davanti alla tv può oggi dire: “Io c’ero”.
Scritto da: Alessandro Crupi