Charles Leclerc, la stoffa del predestinato
Il predestinato in F1 lo riconosci subito. Fin dai suoi primi approcci, quasi nel più totale anonimato.
Lo si identifica per tre caratteristiche uniche: è nettamente più veloce del suo compagno di scuderia dalla prima gara, non manifesta alcun tipo di particolare agitazione e fragilità psicologica per il suo esordio nell’olimpo del motorsport conservando una preziosa serenità. Infine è velocissimo ma con naturalezza.
Ovvero fila come il vento dando l’impressione, a chi lo osserva, che stia facendo l’azione più ovvia di questo mondo mentre diversi colleghi spalancano le orbite. Trasmette la sensazione che quasi non si stia affaticando più di tanto e che il tempo lo tira giù in grande scioltezza.
È stato così per i primi vagiti sull’asfalto del Mondiale di quelli che poi sono divenuti i più grandi campioni di questo sport. In epoca moderna gli esempi sono lampanti. A partire da Ayrton Senna nel 1984 con la modesta Toleman per poi proseguire con Michael Schumacher, Fernando Alonso, Lewis Hamilton e, perché no, anche con Sebastian Vettel.
Pur se adesso il pilota tedesco sta vivendo la fase più difficile della carriera tanto da sembrare “semi bollito”, il suo talento di emerso in passato non si discute. Non si vincono, infatti, quattro titoli né per caso né soltanto perché guidi la vettura migliore in quanto la tua stessa macchina viene portata in pista anche da qualcun altro.
Tornando al predestinato, oggi il pilota che manifesta le tre qualità prima descritte è uno solo: Charles Leclerc. Basta vederlo all’opera per rendersene conto. Guida sui binari, sempre o quasi. Sbavature importanti pari a zero, tanta velocità, freddezza già a livelli elevati nelle situazioni calde.
Del resto, che fosse un predestinato lo si era già capito da tempo. Da quando macinava gli avversari delle serie minori con disarmante facilità e dai risultati ottenuti lo scorso anno al suo primo anno di F1 in Sauber. Approdato alla Rossa più famosa del mondo, c’era la consapevolezza che per Vettel non sarebbe arrivato un semplice sostituto di Kimi Raikkonen. Bensì un compagno tosto, anche se giovanissimo. Una sorta di campione in erba. E così è stato con il pilota di Montecarlo che ha bruciato le tappe confermando di essere pronto, da subito, per i vertici assoluti.
Già alla seconda gara con la Ferrari pole position e gara dominata. Solo un problema tecnico ha fermato la sua cavalcata solitaria e trionfale verso il primo successo. Senza contare che già a Melbourne avrebbe potuto stare davanti a Sebastian Vettel, se non fosse arrivato l’ordine di congelare le posizioni.
Ma non è difficile prevedere che l’appuntamento con la vittoria è solo rimandato. E adesso i problemi arrivano soprattutto per quello che, alla vigilia della stagione, sarebbe dovuto essere il suo caposquadra. Il condizionale, a questo punto, è d’obbligo perché Vettel sa benissimo di giocarsi la reputazione quest’anno, dopo i tanti errori commessi nel 2018. E l’alba di questo 2019 non è stata assolutamente incoraggiante per lui.
In Bahrain nuovo disastro con l’ennesimo testacoda durante un altro corpo a corpo con Hamilton, senza che il campione l’inglese l’abbia minimamente ostacolato o toccato. Con la stabilità delle monoposto di oggi è davvero difficile girarsi, a meno che non hai un grosso problema con la vettura oppure se non disponi della normale abilità nel controllo del mezzo. Se dovesse essere quest’ultima la verità sarebbe davvero grave e una preoccupante involuzione delle sue capacità. Difficile da credere.
Più verosimile ipotizzare un periodo di forte appannamento mentale, che però deve scrollarsi di dosso al più presto perché la pazienza della Ferrari non è infinita. E non potrà sperare che la dal muretto blocchino a lungo Leclerc se quest’ultimo dimostrerà nei prossimi Gp di essere costantemente più veloce, come lo è stato sulla pista del deserto. Ma godiamoci proprio questa grande stella che sta illuminando a festa la F1 di oggi e del futuro. Dal Gp di Cina ne vedremo delle belle.
CHARLES LECLERC: TUTTI I NUMERI DA RECORD
Scritto da: Alessandro Crupi