Cosa manca alla Ferrari per contrastare la Mercedes nella lotta al titolo F1?
Nel 2017 a mancare è stata soprattutto l’affidabilità nella seconda parte del Campionato. Lo scorso anno un mix micidiale di svarioni di Sebastian Vettel uniti a scelte strategiche e tecniche infelici. E quest’anno? Cosa manca ancora alla Ferrari per contrastare lo squadrone Mercedes nella lotta al titolo?
Alla luce dell’incolore Gp di Cina della Rossa di Maranello, che ha subìto un altro pesantissimo e inaspettato 1-2 dalle frecce d’argento, la domanda sorge spontanea come diceva Lubrano. Perché ci troviamo nuovamente a commentare una disfatta se non clamorosa, palese, di una Ferrari apparsa davvero spuntata a Shanghai nel confronto con la Mercedes?
La compagine tedesca è stata inarrivabile per Vettel e Leclerc fin dalle prove. Una superiorità non schiacciante ma evidente e costante che ha consentito ad Hamilton e Bottas di tenere lontani i ferraristi dalla loro portata dall’inizio alla fine della gara. Non era certo questo il risultato che ci si attendeva dopo lo sfoggio di velocità del Bahrain, luogo in cui solo due settimane fa la Ferrari SF90 aveva fatto faville vincendo nettamente il confronto con la Mercedes W10.
Al termine del Gp di Cina chi ha fotografato in maniera tanto lucida quanto pragmatica la situazione è stato Mattia Binotto, il quale ha candidamente ammesso la supremazia Mercedes, senza se, senza ma e scuse di turno. Tassello emblematico di uno scenario opaco che fa riflettere su quanto la Ferrari, al momento, non riesca a trovare la continuità delle prestazioni ai massimi livelli Gp dopo Gp.
Binotto: “Mercedes superiori, adesso guardiamo a Baku”
Malissimo in Australia, benissimo in Bahrain, male in Cina. Non c’è costanza di rendimento, è questo il punto. Con una competitività a singhiozzo i Mondiali non si vincono. E se le cose non cambieranno, la scritta che appare all’orizzonte è “zeru tituli”, frase tanto cara a Josè Mourinho che fotografa perfettamente la condizione attuale della Ferrari.
Il problema principale da affrontare a Maranello (e Binotto lo sa benissimo) è questo, non certo la gestione di Vettel e Leclerc, che per adesso passa in secondo piano. Ieri se dal muretto non avessero fatto rallentare Charles per mandare Sebastian all’attacco sarebbe cambiato qualcosa nel risultato finale? Certo che no.
Le due punte ferrariste erano semplicemente inermi di fronte allo strapotere Mercedes. Hanno fatto il massimo possibile con ciò che guidavano. Non avrebbero potuto ottenere di più del terzo posto perché semplicemente la Ferrari SF90 non reggeva il ritmo dei primi due. Non ne aveva. Cosa sarebbe cambiato se Leclerc avesse concluso la gara al posto di Vettel sul podio (risultato comunque tutto da verificare senza l’ordine di scuderia)? Nulla e non avrebbe risolto il vero problema, ovvero la competitività ballerina della Rossa.
Il problema dei piloti te lo poni se hai una macchina che dà la paga a tutti, come la Mclaren MP4/4 del 1988 o la Ferrari F2002 del 2002. In quel caso è un piacevole problema ma non adesso che non riesci ad afferrare la Mercedes. La SF90 è una monoposto sicuramente nata bene, che ha qualità tecniche innovative ma che, nello stesso tempo, appare troppo sensibile alle differenze da una pista all’altra, soprattutto nella resa delle gomme. Probabilmente, come la maggior parte delle vetture sofisticate e nuove, non si riesce subito a capire come farla funzionare al meglio assettandola di conseguenza. E allora su questo dovranno essere concentrati gli sforzi ferraristi da qui in avanti per risolvere il problema centrale. Altrimenti, anche quest’anno, sarà “zeru tituli”.
Scritto da: Alessandro Crupi