Questo weekend in Cina verrà disputato il millesimo Gran Premio della storia della Formula 1. Un traguardo importante che testimonia quanto questo sport sia riuscito a crescere negli anni passando dall’essere un circo in continuo movimento a divenire un vero e proprio appuntamento fisso per gli appassionati di tutte le generazioni.
Vorrei ora rivolgere, però, l’attenzione al giro di boa, al cinquecentesimo Gran Premio della storia della F1, per ricordare un po’ come le cose stessero andando a metà di questo lunghissimo viaggio.
Correva l’anno 1990; un’epoca leggendaria caratterizzata dal dominio del binomio McLaren-Honda e dalla rivalità interna più aspra della storia delle corse a quattro ruote: quella tra Ayrton Senna e Alain Prost. Tuttavia, il cinquecentesimo GP della Formula 1 non ha tra i suoi protagonisti né la McLaren né quei due ragazzi terribili.
Il Gran Premio si svolse sul circuito di Adelaide, in Australia, in occasione dell’ultimo tappa della stagione, oramai ininfluente sulle sorti del Campionato. Tutti, infatti, ricordiamo bene cosa successe la gara precedente a Suzuka con la McLaren di Senna e la Ferrari di Prost fuori corsa alla prima curva tra le mille polemiche che ne scaturirono. Come dimenticarsene?
In Australia, il fine settimana di gara sembrava dover seguire l’inerzia del Campionato. Durante le qualifiche la McLaren si dimostrò ancora una volta la vettura da battere e il fresco campione del mondo Ayrton Senna centrò con facilità la pole position demolendo il compagno di squadra Gerhard Berger al secondo posto.
La gara sembrava potesse seguire un copione già scritto, eppure, al giro 61 avvenne il colpo di scena che nessuno si aspettava: Ayrton Senna, con quasi mezzo minuto di vantaggio su Nelson Piquet, commise un errore e finì contro le barriere, uscendo di scena e concludendo la propria gara.
A quel punto la gara si sbloccò e Piquet, approfittando dell’errore del connazionale, si involò verso la vittoria come già avvenuto in Giappone, il Gran Premio precedente. Da lontano, però, un fulmine rosso cominciò a tartassare all’impazzata il cronometro a suon di giri veloci infuocando il finale di gara. Quel fulmine era Nigel Mansell, che con la sua Ferrari sembrava tutt’altro che intenzionato a farsi sfuggire la vittoria.
Per il Leone d’Inghilterra vincere non avrebbe significato semplicemente conquistare qualche punto in più in classifica ma sarebbe stato il modo migliore per salutare la Ferrari dopo due anni di lotte continue. Per questo motivo la grinta, la determinazione e l’irruenza di Mansell sarebbero esplose da lì a poco.
Nel corso dell’ultimo giro, col cuore dei ferraristi in gola, la Ferrari numero 2 tentò un sorpasso sfruttando una manovra di doppiaggio del leader Piquet. Purtroppo, la manovra fu troppo ottimista e il ferrarista fu costretto a bloccare le gomme e a finire fuori pista vanificando l’attacco per la vittoria.
Sul podio a fine gara, Nelson Piquet poté così festeggiare la sua seconda vittoria della stagione con la Benetton, mentre ai suoi piedi i due ferraristi Mansell e Prost cercarono di nascondere l’amarezza. Fu proprio il francese a catalizzare l’attenzione nel post-gara. Quando, come di consueto, le celebrazioni del campione del mondo Ayrton Senna avrebbero previsto delle fotografie di rito. Prost, invece, ancora furioso per come si era concluso il campionato in Giappone, decise di non apparire nelle celebrazioni dell’ex-compagno di squadra, alimentando ulteriormente le polemiche di quella che indubbiamente fu una stagione incredibile.
Che merita ancora di essere ricordata.
Scritto da: Rovida Mirko