Binotto fa rima con botto. Quello che i ferraristi di tutte le latitudini si sarebbero aspettati fin dalla prima gara del 2019, che inaugura la sua avventura da team principal della Rossa. Per adesso il tanto atteso botto non c’è stato bensì solo sporadiche scintille. Ma ora c’è Barcellona. Appuntamento cruciale per la stagione della Ferrari. Anzi, il Gp che, visto lo schiacciante strapotere Mercedes finora dimostrato, può già definirsi la tappa da “dentro o fuori” per combattere in chiave titolo mondiale.
O s’interrompe l’egemonia del duo Bottas-Hamilton o anche questo campionato, molto probabilmente, non approderà a Maranello. E per porre un argine alle frecce d’argento, la SF90 approderà sulla pista spagnola con importanti aggiornamenti aerodinamici e con uno sviluppo della power unit. Alla vigilia di questa importantissima gara, però, ci si interroga proprio sulle capacità di Mattia Binotto di interpretare e svolgere al meglio questo nuovo ruolo di grande responsabilità.
Lui che è sempre stato un ottimo tecnico e che mai, fino ad ora, si è occupato dell’aspetto gestionale. Ad intervenire su questo aspetto a FormulaPassion è stato Cesare Fiorio, grande ds di Lancia e Fiat nei rally e della Ferrari in F1. “Ho molta stima di Binotto – ha spiegato Fiorio – ed è un grande progettista e tecnico. Gli manca un po’ la parte relativa al management di una squadra. Tuttavia è sempre meglio di chi c’era prima (Arrivabene ndr). Che proveniva dal mondo della pubblicità. Binotto ha una grandissima cultura tecnica, che speriamo lo porti a conoscere le sofisticazioni necessarie per gestire una squadra.
Ascolata l’audio di Fiorio (dal minuto 12:50 circa)
Dovrà farsi l’esperienza su come gestire i piloti, le strategie e il team”. Ma nonostante sia stato calato in una posizione inusuale per lui, Mattia Binotto, secondo Fiorio, gode di un vantaggio che gli altri team principal non hanno: “Ha le capacità di avere le idee tecniche per influenzare tutte le persone che lavorano con lui, cosa che non avviene altrove”. Come dargli torto? Considerando dal mondo in cui viene, Binotto è una sorta di team principal-tecnico che fonde entrambi i ruoli. Ovviamente sulla prima veste, per lui nuova e che adesso è divenuta preponderante, deve farsi le ossa.
Ha il vantaggio, come dice Fiorio, di sapersi relazionare molto bene con la parte tecnica della scuderia indirizzandola al meglio. Dall’altra, paga un gap fisiologico sul piano della gestione generale delle risorse umane. Che il tempo associato all’esperienza lo aiuterà a colmare. Ma l’interrogativo è: la Ferrari sarà disposta a dargli tutto il tempo necessario per maturare sotto questo profilo? Soprattutto se i risultati non arriveranno subito? Come si sa, quando si parla di Ferrari l’ansia da prestazione è sempre in agguato e a Maranello non arriva un titolo Piloti da 12 anni e Costruttori da 11.