Williams F1 ancora a caccia di prestazioni e motivazioni
Il campionato della Williams è pressoché segnato. In negativo La scuderia inglese — oggi denominata ROKiT Williams Racing — sta attraversando uno dei periodi più difficili della propria storia. Il rischio, molto alto, è quello di replicare il biennio 1976-1977, le ultime stagioni durante le quali le auto gestite da Williams sono rimaste a secco di punti iridati.
Nel 1976, la compagine di Frank Williams (frattanto assorbita dal Walter Wolf Racing) schierava in forma ufficiale la Williams FW04-Cosworth e la Wolf-Williams FW05-Cosworth (ossia la Hesketh 308C ereditata dalla stagione di F1 1975). I piloti erano Jacky Ickx, Renzo Zorzi, Michel Leclere, Arturo Merzario, Warwick Brown, Hans Binder. Essi non marcavano alcun punto mondiale. Nel 1977, fondata una nuova scuderia — il Williams Grand Prix Engineering —, Frank Williams tornava alle origini: in qualità di team privato, schierava una March 761-Cosworth per Patrick Neve. Le prestazioni, tutt’altro che negative, non portavano, però, punti mondiali (il miglior risultato è il 7° posto colto al GP d’Italia).
Dal 1978, la Williams — tornata ad essere un telaista indipendente — ha sempre conquistato punti mondiali e, nel migliore dei casi, vittorie, podi e titoli Piloti e Costruttori.
La stagione 2019, tuttavia, è, sin dai test pre-campionato, un’autentica tribolazione. I risultati parlano chiaro: George Russell e Robert Kubica appaiono impotenti, alle prese con una monoposto — la Williams FW42-Mercedes — nata male e ancora priva di concreti sviluppi finalizzati al miglioramento delle prestazioni. Anche a Monaco nulla (o quasi) è cambiato.
Qualifiche ancora assai deludenti per i due alfieri del team di Grove. Come da copione, George Russell risulta ancora più veloce di Kubica, benché di pochi decimi: 1’13”477 (media di 163,469 km/h) per Russell (19° tempo), 1’13”751 (media di 162,889 km/h) per Kubica, un crono che equivale al 20° ed ultimo tempo. I due piloti Williams, pertanto, sono gli unici a non scendere sotto l’1’13”: i distacchi rispetto alla pole-record di Lewis Hamilton sono pari rispettivamente a + 3,311s e + 3,585s.
In gara, Russell e Kubica cercano di tenersi a galla come possono, al volante di una vettura in evidente imbarazzo tecnico: priva di carico aerodinamico, impacciata in curva, incapace di far funzionare correttamente gli pneumatici. L’aspetto più confortante risiede nelle velocità di punta (il valore della speed trap è, però, intrinsecamente ballerino e condizionato da diversi fattori), spesso allineate alla concorrenza e frutto della bontà della “power unit” Mercedes. George Russell chiude il suo primo GP di Monaco in 15a posizione, Kubica in 18a.
Russell, in particolare, continua a mostrare buone qualità, battendosi come un leone pur tra mille criticità. “È stata una gara davvero divertente e mi sono spinto al limite. Il nostro ritmo era molto buono, ho preso ritmo e il mio ingegnere, alla radio, ha detto che stavo girando sullo stesso passo dei migliori. Alla fine abbiamo fatto dei buoni giri e posso dirmi soddisfatto della mia prestazione“. Condivisibili le parole di Russell. Sebbene il distacco dalla concorrenza rimanga consistente, a tratti eclatante, a Monaco — complice il lento tracciato — il giovane pilota britannico è riuscito a portare “in alto” la propria Williams FW42. In gara, con gomme Hard C3 montate al giro 10, fa segnare un più che onesto 1’17”038 (media di 155,939 km/h), peraltro marcato al giro 76. A parità di pneumatici, dunque, si tratta di un crono non eccessivamente distante rispetto all’1’16”379 segnato da Lance Stroll (Racing Point RP19-Mercedes, giro 45) e all’1’16”276 stampato da Nico Hulkenberg (Renault R.S.19, giro 65). Valtteri Bottas (Mercedes F1 W10) è l’autore del miglior giro in gara effettuato su pneumatici Hard C3: è il giro 65 quando il finlandese ferma il cronometro su 1’15”163 (media di 159,829 km/h), una prestazione inferiore solo all’1’14”279 fatto segnare da Pierre Gasly ma con pneumatici Soft C5.
Mancanza di prestazioni. Ma, ancor prima, mancanza di motivazioni. Mancano ancora 15 gare: trovare motivazioni e stimoli per affrontare al meglio il prosieguo della stagione non sarà facile. Difficilmente la Williams FW42-Mercedes subirà sensibili incrementi prestazionali.
In Williams, dunque, si tirerà verosimilmente a campare sino alla fine della stagione, cercando — ove e come possibile — di migliorare e affinare le poche qualità sinora mostrate dalla vettura: una ottima affidabilità, soluzioni interessanti degne di nota le quali, se inserite in un contesto decisamente più competitivo, possono fare scuola. Per fare ciò, sarà anzitutto necessario riorganizzare un team in palese confusione.
Operazione questa, al momento, ardua quanto riuscire a conquistare punti iridati.