Come volevasi dimostrare. Il GP del Canada, disputato sul veloce tracciato di Montréal, ha sancito la rinascita della Ferrari SF90, la conferma della Mercedes F1 W10 ed il “tonfo” della Red Bull RB15-Honda. I 4,361 km del tracciato nordamericano hanno, infatti, confermato ed acuito il gap tecnico che ancora intercorre tra la monoposto anglo-austriaca e le vetture italiana ed anglo-tedesca.
In un circuito in cui la potenza del motore e le velocità di punta fanno la differenza, ecco che la Red Bull RB15-Honda si ritrova a giocare in difesa, tanto nel corso delle qualifiche ufficiali quanto in gara. Le qualifiche vedono Pierre Gasly ben figurare: il francese è autore del 5° tempo (1’11”079, media di 220,875 km/h), pertanto distaccato di +0,839 dalla pole-position di Sebastian Vettel (Ferrari SF90). Max Verstappen, complici un errore di strategia del box Red Bull e l’esposizione della bandiera rossa a seguito dell’incidente occorso a Kevin Magnussen, non supera lo scoglio della Q2; l’olandese, infatti, non va oltre l’1’11”800 (media di 218,657 km/h), tempo che gli vale l’11° tempo (a causa delle retrocessioni di Sainz e Magnussen, partirà dalla nona casella).
La gara, tuttavia, vede ancora una volta Max Verstappen primeggiare rispetto al proprio compagno di squadra. Il pilota olandese è protagonista di una corsa accorta e solida, dapprima condotta su pneumatici Hard C3, quindi su Medium C4 usati montati al giro 48. Alla bandiera a scacchi, Verstappen agguanta il miglior risultato possibile: 5° posto, alle spalle delle imprendibili Mercedes e Ferrari. Il distacco è considerevole: +57,655s, ossia ultimo dei non doppiati. Massimizzare il risultato grazie ad un “catenaccio” di calcistica memoria.
Gara da dimenticare per Gasly. Il francese, infatti, non va al di là di un opaco 8° posto, alle spalle delle due redivive Renault R.S.19 di Daniel Ricciardo e Nico Hulkenberg.
Il weekend incolore e sulla difensiva della Red Bull ha un solo “colpevole”: Honda. Il propulsore nipponico, infatti, ha palesato il fiato corto sui rettilinei di Montréal rispetto ai più esuberanti Ferrari e Mercedes. Come da pronostico, dunque, Ferrari e Mercedes hanno potuto ristabilire quel margine di fatto annullato in quel di Monaco, pista sulla quale la Red Bull RB15 ha potuto sfoggiare appieno le proprie qualità.
Paul Ricard, Red Bull Ring, Silverstone. Il trittico del primo scorcio di estate porterà, in casa Red Bull, ancora canovacci simili a quanto accaduto e riscontrato sull’asfalto di Montréal? Difficile dirlo con precisione, di certo — sulla carta — le piste appena citate potrebbero ulteriormente evidenziare e amplificare le lacune — in termini di cavalleria — della “power unit” Honda RA619H V6 Turbo.
In ogni caso, le note positive non mancano. Max Verstappen ha sin qui totalizzato 88 punti, vedendo la bandiera scacchi in tutti i GP sinora disputati. L’olandese occupa la 4a posizione nella classifica Piloti, alle spalle di Hamilton (162), Bottas (133), Vettel (100), ma ancora davanti a Leclerc, a quota 72. Gasly è 6° con 36 punti. La Red Bull consolida il 3° posto nel Costruttori (124 punti); appare, tuttavia, incolmabile il divario che la separa da Mercedes (295) e Ferrari (172). Inoltre, il motore Honda continua ad impressionare positivamente in quanto ad affidabilità. Una variabile affatto trascurabile nell’economia di un campionato lungo e assai probante per i (pochi, solo 3) motori a disposizione. Tutti i team e tutti i piloti, prima o poi, incapperanno nelle penalità per le inevitabili sostituzioni “non previste” delle “power unit” e delle loro componenti (la roboante rottura del V6 Mercedes sulla Racing Point RP19 di Lance Stroll è un segnale d’allarme?). In questa ottica, Honda dovrà approfittare degli eventuali inciampi altrui anche attraverso lo sviluppo di un V6 capace di issarsi nel range prestazionale già raggiunto dalle “power unit” Ferrari 064 e Mercedes M10 EQ Power+.
Il Mondiale, anche per quanto concerne questo aspetto, ha ancora molto da dire.