Motorshow 2Mari | La favola del Team Minardi F1 raccontata da patron Gian Carlo
Un tuffo nell’album dei ricordi per valorizzare un’esperienza mossa dalla genuina passione per i motori, che vale una vita per chi l’ha compiuta in prima persona e per chi l’ha vissuta dalle piste e da casa. Ospite d’onore nonché convinto sostenitore del Motorshow 2Mari nell’area portuale di Saline Ioniche (Reggio Calabria), Gian Carlo Minardi ci ha aperto le porte alla sua F1, vissuta in prima linea dal 1985 al 2005 con l’omonima scuderia da lui fondata.
Una piacevole chiacchierata che non solo ha toccato aneddoti esaltanti impressi nella storia del team faentino, ma anche rapporti umani dal valore molto speciale. La pellicola di un film emozionante da raccontare che ha visto la Minardi protagonista nella massima espressione dell’automobilismo sportivo. Portatrice di competenze tecniche, serietà, grande impegno e professionalità a fronte delle tante difficoltà incontrate in questo lungo cammino. Risorse di qualità che le hanno permesso di difendersi sempre con onore nel Campionato di F1 arrivando a centrare nel 1991 il settimo posto assoluto nella classifica Costruttori.
Ripercorrendo questi venti anni con il fondatore Gian Carlo Minardi, si gusta il tipico aroma di un’epoca formulistica irripetibile. Caratterizzata certamente da uno standard generale di sicurezza per i piloti inferiore rispetto a quello odierno ma ineguagliabile sul piano dei rapporti umani. Disponibilità senza filtri, schiettezza, generosità, rispetto assoluto per l’avversario in pista e sana umiltà nell’ambito di un’altrettanto genuina competizione. Ingredienti che costituivano l’ossatura di una certa F1. Non molto comuni, invece, in quella supermoderna, arroccata troppo spesso nella sua freddezza in un contesto stradominato da mille regole e asettiche imposizioni.
Secondo Gian Carlo Minardi, qual è stata la gara più bella delle sue monoposto in F1?
«Sono tutte belle ma quella più significativa è stata il 5 aprile del 1985 sul circuito di Jacarepaguà in Brasile quando il venerdì mattina si accese il semaforo verde. In quel momento mi sono reso conto di essere arrivato in F1».
E, invece, il Gp in cui ha avuto il maggior rimpianto per quello che sarebbe potuto arrivare e che purtroppo non si è verificato?
«Adelaide del 1989. Siamo partiti in seconda fila. Abbiamo fatto un warm-up fantastico la domenica mattina con le gomme Pirelli mettendo a segno un tempo importante. Anzi, a quindici minuti dalla fine ho fermato la macchina perchè andava tutto bene. Purtroppo dalle 10:30 della mattina alle 14 è venuto giù il diluvio universale e non avevamo le gomme adatte per quelle condizioni. Il nostro pilota Piero Martini giunse sesto e fu l’unico driver della Pirelli ad arrivare al traguardo. In quel momento ho avuto un po’ di rimpianti perchè la macchina andava veramente bene. Probabilmente il podio era alla nostra portata. Era l’ultima gara dell’anno in un finale di stagione fantastico perché avevamo ottenuto ottimi risultati tant’è che nella prima gara del 1990 a Phoenix partimmo in prima fila. E probabilmente quel Gp d’Australia avrebbe potuto cambiare molto la nostra vita sportiva in F1».
Il rapporto tra Gian Carlo Minardi e Ayrton Senna è stato uno dei suoi momenti più belli della sua esperienza nella massima formula. Cosa le piaceva maggiormente sul piano umano dell’indimenticato campione brasiliano?
«Era un ragazzo fantastico. Disponibilissimo, apertissimo e con lui ci siamo scambiati più volte opinioni e idee dentro e fuori il mondo della F1».
Restano nella memoria le famose chiacchierate al telefono del 1993 per parlare del suo rapporto tribolato con Ron Dennis, che sfociò nel famoso accordo “a gettoni”.
«In quel momento sono stato un fratello maggiore per lui e ho avuto un bellissimo rapporto. Aveva firmato un contratto per tutto il 1993 che si basava sui risultati in pista, le gare vinte e i punti totalizzati. Vinse cinque Gp con un motore clienti e quindi Dennis accettò».
Cosa le ha lasciato di bello e di meno bello la F1?
«Innanzitutto la F1 è stata un’esperienza di vita perchè credo che sia una delle attività più complicate che ci siano nel mondo. Mi ha dato la possibilità di conoscere tante persone ma soprattutto di crescere come uomo e imprenditore e quindi è stata un’esperienza molto importante».
La vita di Gian Carlo Minardi dopo la F1.
«Sono consulente della Federazione Italiana Aci Sport, presidente della Commissione Velocità e supervisore della scuola federale per cui ho tanti impegni sempre in questo ambiente che fa parte del mio dna. Come Minardi, assieme ai miei fratelli facciamo il “Minardi Day”, giunto alla quarta edizione con grosse soddisfazioni in quanto cresce di anno in anno».
Minardi e F1, un legame scritto nella storia del motorsport che non si scalfirà mai.