La notizia dell’approdo di Alexander Albon in Formula 1 è arrivata nel 2018 agli ultimi sgoccioli del mercato piloti, con una chiamata a sorpresa di Helmut Marko (consigliere della Red Bull e responsabile del programma per i giovani piloti della casa austriaca), che ha deciso di puntare nuovamente sul thailandese.
Tra i rookie di quest’anno il ragazzo della Toro Rosso sembrava essere quello meno “brillante” o per lo meno quello da cui ci si aspettava meno rispetto agli altri due debuttanti provenienti dalla Formula 2. Ci riferiamo a George Russell e Lando Norris, rispettivamente campione e vicecampione della categoria, precedendo in campionato proprio Albon, terzo. L’alfiere classe 1996 ha tuttavia stupito sia per le sue performance in qualifica e in gara sia per la sua aggressività, tenacia e maturità, guadagnandosi anche una promozione anticipata alla Red Bull, inaspettata tanto quanto il suo esordio nella massima serie del motorsport.
Con solo 12 gare di Formula 1 all’attivo, Albon ha ottenuto un sesto posto come miglior risultato. Il debuttante lo ha conquistato in Germania, con una rimonta dalla 16esima casella in griglia nel Gran Premio più rocambolesco dell’anno, in condizioni estreme che hanno messo a dura prova anche i piloti più esperti. Per il thailandese era la prima gara sul bagnato nella categoria regina, ma ha espresso una sensibilità di guida impressionante, accompagnata da molta aggressività e capacità nel corpo a corpo. Difatti, il rookie non ha avuto timori nel confronto ravvicinato con Lewis Hamilton e si è difeso bene dal cinque volte campione del mondo, impegnandosi con caparbietà nel rendergli difficile il sorpasso nonostante la sua superiorità in termini di competitività. In seguito, il ragazzo classe 1996 ha tirato fuori gli artigli quando ha visto un veloce Pierre Gasly avvicinarsi negli specchietti e allo stesso tempo ha mantenuto sia la calma sia la concentrazione. L’esordiente si è rivelato un muro invalicabile anche con una vettura tecnicamente inferiore e con una condotta impassibile ha indotto il francese in errore, che infatti ha tamponato la Toro Rosso, rompendo l’ala e ritirandosi dalla corsa. La strategia della scuderia italiana ha poi avvantaggiato il compagno di squadra Daniil Kvyat, ma solamente perché alla ripartenza dopo l’ultima Safety Car il team poteva rischiare di più con l’alfiere russo, mentre il giovane nato a Londra aveva una track position importante da proteggere.
Oltre a questo exploit, Albon ha chiuso in top ten in altre quattro occasioni e ha conquistato i primi punti già alla sua seconda gara, in Bahrain, con un nono posto. In aggiunta, al suo terzo Gran Premio, in Cina, il giovane pilota ha recuperato fino alla decima posizione dopo essere partito dalla pit lane a causa di un suo errore nella terza sessione di prove libere, che lo aveva visto urtare violentemente contro le barriere e costretto a saltare le qualifiche. Il thailandese ha dunque dimostrato di avere una forza mentale notevole, di essere determinato e di essere veloce sia nell’adattarsi sia nell’apprendere. Il rookie ne ha dato prova con un percorso di crescita graduale e costante di weekend in weekend, che ha convinto i vertici della Red Bull a fargli prendere il posto di Gasly a stagione in corso. I risultati dell’esordiente sono ancor più sorprendenti se si considera che aveva percorso pochissimi chilometri con una vettura di Formula 1 prima di cominciare il campionato e ha avuto un tempo davvero risicato per prepararsi al debutto.
Il giovane alfiere ha anche espresso velocità sul giro secco e la capacità di massimizzare il potenziale della macchina. Il rookie è entrato in Q3 due volte, con una Toro Rosso che si sta comportando bene nella lotta di centro gruppo ed è attualmente quinta nella classifica costruttori, ma soffre un po’ la poca costanza nel rendimento in pista. Il confronto in qualifica tra Albon e il più esperto compagno di box, anch’esso ritenuto un pilota molto competitivo, vede un pareggio con sei a sei. Dunque, l’esordiente non sfigura rispetto a Kvyat e pure nel confronto in gara è vicino, in lieve svantaggio, cinque a sette. Il debuttante si trova 15esimo in campionato con un bottino di 16 punti, a 11 lunghezze dal compagno di squadra, che è nono e forte del podio ottenuto a Hockenheim. Il thailandese ha indubbiamente meno esperienza del russo, ma anche nei loro duelli ravvicinati sul tracciato il ragazzo classe 1996 non si è mai tirato indietro, sfidandolo con decisione ruota a ruota e dando il massimo fino alla fine, senza concedere niente.
È proprio questo l’aspetto che ha più stupito e convinto del rookie: il suo essere lottatore. Helmut Marko ha dichiarato nelle varie interviste che non si aspettavano una performance tale nel suo primo anno e hanno apprezzato in particolar modo la capacità di Albon di combattere. L’assenza di paura che esprime il giovane thailandese nel confrontarsi con i piloti più forti ed esperti della griglia abbinata alla sua aggressività, tenacia e anche maturità ha colpito e fatto entusiasmare sia gli addetti ai lavori sia gli appassionati. Inoltre, le doti del debuttante hanno fatto scoccare la scintilla nei vertici della Red Bull, che le hanno viste adatte a rimpiazzare le mancanze di Gasly in termini di prestazione, bravura nella bagarre e forza mentale.
Il rookie thailandese è dunque già promosso ancor prima di concludere il suo primo anno nella classe regina. A questo punto la domanda è lecita: a lungo termine la decisione della Red Bull pagherà o per Albon sarà un salto troppo precoce e rischierà di bruciare la sua carriera? Dopo l’anno di debutto convincente di Gasly in Toro Rosso la scelta della sua promozione alla casa “madre” sembrava più che ragionevole e promettente, eppure il francese ha faticato nel reagire alle difficoltà riscontrate con la macchina, alla pressione e al confronto con Max Verstappen, pagandola cara in termini di performance. Gli stessi Helmut Marko e Christian Horner avevano rivelato che il passaggio del pilota di Rouen era stato un po’ troppo anticipato e avrebbe avuto bisogno di più tempo per adattarsi. Quindi, come può il salto del giovane esordiente non essere precoce dopo solo 12 gare in Formula 1? Indubbiamente il team vede qualcosa di speciale nel ragazzo classe 1996, un talento cristallino, un astro nascente che il consigliere della scuderia austriaca reputa un eccellente prospetto per il futuro.
Albon possiede sicuramente doti promettenti e va considerato il margine di crescita che ha. Rimane da vedere dunque come si comporterà con una macchina più competitiva e al fianco del fuoriclasse olandese. Il rookie ha gestito egregiamente la pressione all’inizio della sua carriera in Formula 1 e sfruttato al massimo l’opportunità che gli è stata data, ma riuscirà ad avere lo stesso atteggiamento ai livelli più alti richiesti da un top team come Red Bull e ad alzare l’asticella? Il contratto per ora prevede solo le restanti nove gare del 2019 e non c’è niente di deciso per il 2020, quindi per Marko il giovane potrà correre e crescere senza subire pressioni aggiuntive. Il thailandese vorrà certamente dimostrare ai vertici della casa austriaca che la loro scelta è giusta e che può essere lui l’altro fenomeno su cui puntare per il futuro.
Noi di Circus F1 siamo impazienti e curiosi di vederlo in pista a partire dal Gran Premio del Belgio. Rimanete collegati, vi terremo aggiornati.