È il pilota del momento, il ciclone che, più di tutti, sta animando questo scorcio di Mondiale. Max Verstappen incarna appieno la figura del campione, del predestinato, del personaggio capace di aggiungere sempre quel “quid” ad ogni gara: amato, idolatrato, “odiato”, sovente criticato (a ragione o a torto), indubbiamente apprezzato da chi capisce di corse e di automobilismo. Un talento indiscutibilmente cristallino, un pilota già in grado di scrivere un importante capitolo di storia della Formula 1.
Il Mondiale di F1 2019 sta regalando eclatanti emozioni. Tra gli artefici di questo avvincente campionato vi è, appunto, il talento olandese. Lewis Hamilton, all’indomani del GP di Ungheria, guida la classifica iridata con 250 punti, dall’alto delle sue attuali 8 vittorie, l’ultima delle quali conseguita proprio sul tracciato magiaro, trionfo che fa seguito ad un GP di Germania assai negativo per il campione inglese e per tutto il Mercedes AMG Petronas Motorsport. Valtteri Bottas, autore di un inizio stagione sfavillante, è andato gradualmente a staccarsi dal proprio compagno di squadra, complici, in particolar modo, il ritiro colto in occasione del GP di Germania ed i miseri 4 punti racimolati all’Hungaroring. Già vincitore di due Gran Premi in questo 2019, il pilota finlandese occupa al momento la 2a posizione nella classifica Piloti con 188 punti.
Max Verstappen, grazie ad una condotta di campionato esemplare (i quinti posti colti in occasione dei GP del Canada e Gran Bretagna costituiscono, alla pausa estiva, i peggiori risultati di questo 2019) e due vittorie (Austria e Germania), si issa comodamente in terza posizione a quota 181 punti. A conferma della ottima stagione sinora condotta da Max Verstappen, ecco giungere, finalmente, la prima pole-position della carriera del pilota di Hasselt, conseguita sul tracciato di Budapest. Bottas, dunque, dista appena 7 lunghezze.
Una rimonta portentosa quella messa in atto dal pilota Red Bull. Alle sue spalle, infatti, troviamo entrambe le Ferrari SF90, rispettivamente condotte da Sebastian Vettel e Charles Leclerc. Le monoposto di Maranello non sembrano, al momento, tenere il passo della incredibilmente esuberante Red Bull RB15-Honda azionata dal piede destro di Verstappen.
Possiamo parlare, a tutti gli effetti, di un secondo capitolo nella carriera di Max Verstappen. Classe 1997, Max Verstappen, ormai, non è più solo il figlio di Jos, il giovane prodigio cresciuto in seno alla Red Bull, l’uragano che ha portato scompiglio e freschezza in una F1 politicamente corretta. Max Verstappen è, ormai, una solida realtà della Formula 1. A 21 anni può già vantare un invidiabile curriculum: 93 GP sinora all’attivo (debutto al GP d’Australia 2015), 7 vittorie (al pari di René Arnoux, Juan-Pablo Montoya e Daniel Ricciardo), 1 pole-position, 27 podi complessivi, 7 giri più veloce in gara, numeri — destinati inesorabilmente a variare e crescere — in grado di raccontare la forza di un pilota, non dimentichiamolo, alla sua quinta stagione di F1. E non è tutto. Ad oggi, infatti, Max Verstappen è il pilota più giovane ad aver vinto un GP di F1: a soli 18 anni, infatti, trionfava al GP di Spagna (2016).
Un secondo capitolo nella carriera di Max Verstappen, dicevamo. Il GP di Monaco 2018 rappresenta, in questo senso, un autentico spartiacque, un giro di boa provvidenziale ai fini della maturazione professionale del giovane Max. Da pilota veloce, aggressivo, senza dubbio predestinato ma alquanto falloso e decisamente poco ragioniere, Verstappen ha saputo trasformarsi in un pilota accorto, attento, sovente ed incredibilmente ragioniere, qualità che, tuttavia, non hanno minimamente sopito ed intaccato le innate peculiarità dell’olandese della Red Bull. Ed ecco che, nella “nuova” carriera di Verstappen, una attenta condotta di gara è andata a sposare velocità e sana aggressività agonistica. Un mix che, dati alla mano, si sta rivelando vincente.
Da quel GP di Monaco 2018, Verstappen ha macinato punti e risultati, andando consecutivamente a punti nelle ultime 21 corse (le ultime 9 del 2018 e le prime 12 del 2019). Meglio di lui, prendendo in esame il biennio 2018-2019, hanno fatto solo Lewis Hamilton (24 GP consecutivamente a punti, dal GP di Gran Bretagna 2018 al GP di Ungheria 2019) e Valtteri Bottas (23, dal GP di Gran Bretagna 2018 a Silverstone 2019).
Un Max Verstappen, dunque, in formato Mondiale. La splendida vittoria colta in quel di Hockenheim non è stato bissata — grazie ad una migliore strategia del box Mercedes — in quel di Hungaroring. Non sono bastati al pilota olandese della Red Bull i 59 giri complessivi (su 70 previsti) condotti in testa alla corsa per portare a casa il GP.
A conferire ancor più valore e prestigio ai risultati conseguiti da Max Verstappen subentra anche un elemento tecnico affatto trascurabile e secondario, ossia la globale “inferiorità” delle monoposto sinora guidate dal talento olandese. Dalle Toro Rosso STR10-Renault e STR11-Ferrari alla Red Bull RB12-Renault, dalle Red Bull RB13 e RB14 (ancora motorizzate Renault) alla attuale Red Bull RB15-Honda, Verstappen ha dovuto costruire la propria vincente carriera al volante di vetture mai realmente “da mondiale”. Anche la competitiva Red Bull RB15-Honda risulta, ancora oggi, globalmente non all’altezza della Mercedes F1 W10, quest’ultima la quale costituisce il punto di riferimento in quanto a prestazioni assolute, continuità, affidabilità.
Red Bull e Honda proseguono incessanti nello sviluppo della monoposto: uno sviluppo che, sinora, sta fruttando a Verstappen il ruolo di “anti-Hamilton”. Un ruolo inatteso e insperato ad inizio stagione.
Riuscirà il “nuovo” Verstappen a mantenere questa invidiabile costanza di rendimento già a partire dall’atteso GP del Belgio? E soprattutto, riuscirà a contendere sino alla fine il titolo ad un fuggitivo Hamilton?
È Max Verstappen l’ago della bilancia di questo Mondiale 2019. Un ago che, a nove gare dal termine della stagione, è stato in grado di scardinare pronostici, aspettative e valori in pista. Una sola Red Bull-Honda contro l’armata Mercedes e Ferrari. Roba da… Max!