Un altro ciclo tecnico e sportivo è ormai al tramonto. La Formula 1 nata nel 2017 esaurirà la propria fase nel 2020. Il prossimo anno, infatti, la stabilità regolamentare la farà da padrone, fatta eccezione per piccoli interventi di secondo piano.
Le modifiche attualmente programmate in ottica 2020 (e già riportate nel Regolamento Tecnico FIA 2019) riguardano, anzitutto, il cosiddetto AOT (acronimo di Auxiliary Oil Tank). Questo serbatoio supplementare dell’olio di lubrificazione del motore (la cui funzione non è quella di offrire extra-potenza, bensì solo contenere olio lubrificante che vada a rimpiazzare quello che, via via, va a consumarsi all’interno del motore) — introdotto nel 2019 — verrà, infatti, ulteriormente regolamentato.
Sarà consentito, pertanto, l’uso di un solo AOT, controllato mediante un solenoide, dal volume totale di 2,5 litri. L’AOT verrà regolamentato attraverso i punti 7.9, 7.9.1 e 7.9.2 (ARTICLE 7 : OIL AND COOLANT SYSTEMS AND CHARGE AIR COOLING). Inoltre, sono previste modifiche all’articolo 11.4.1 (11.4: Front air ducts), punto che regolamenta le prese d’aria di raffreddamento dei freni anteriori, elementi ormai intesi come parte integrante della aerodinamica di una vettura di F1. Interventi di dettaglio, dunque, che non cambieranno in modo rilevante e determinante la sostanza tecnica delle monoposto di F1 2020 rispetto a quelle 2019.
Se dal punto di vista sportivo, la F1 nata nel 2017 ha appassionato e sta appassionando pubblico e addetti ai lavori con duelli, gare incerte e combattute, rivalità e immancabili polemiche e storture regolamentari (in poche parole, i tipici ingredienti che, inevitabilmente, hanno sempre contraddistinto la Formula 1 ed il motorsport in generale), dal punto di vista tecnico il 2017 ha segnato — sotto molteplici aspetti — significativi mutamenti in positivo, benché non siano mancate e non manchino le note dolenti.
Monoposto decisamente più accattivanti, quelle nate grazie alla introduzione dei regolamenti tecnici 2017. Norme che, in un sol boccone, si facevano beffa di tante opinabili scelte promosse da FIA e team, specie a partire dal 1998. Una rivisitazione totale delle dimensioni delle vetture (la larghezza passava da 1800 mm — misura in vigore dal 1998 al 2016 — a 2000 mm), l’introduzione di pneumatici particolarmente larghi come non si vedevano dal 1992 (slick 305/670 all’anteriore, slick 405/670 al posteriore; il diametro sale a 680 mm quando da bagnato) ed una nuova veste aerodinamica (assai più proporzionata ed esasperata) conferivano un marcato appeal alle nuove Formula 1.
Le modifiche regolamentari apportate nel 2018 e in questo 2019 — le quali investono principalmente l’aerodinamica (e quindi l’estetica) delle monoposto — non hanno alterato in modo significativo la sostanza e i contenuti. Ali (anteriore e posteriore) riviste nelle dimensioni e nella loro configurazione, pinne dorsali e T-Wing limitate e sfrondate: mutamenti che, invero, non hanno intaccato il forte, evidente fascino delle vetture di F1 di nuova generazione. Il filo conduttore, infatti, rimane quello instaurato nel 2017.
È l’introduzione dell’HALO, tuttavia, la vera “rivoluzione (o involuzione?) estetica” in grado di riscrivere la storia della F1 e delle monoposto a ruote scoperte. Un dispositivo, come sappiamo, controverso, tanto al livello funzionale quanto estetico. Un elemento che, già nel 2021, subirà modifiche, finalizzate a migliorarne l’aspetto: linee più tese e slanciate conferiranno all’HALO sembianze decisamente più accettabili.
Innegabilmente poco aggraziato, HALO, tuttavia, risulta meno invadente all’occhio quando visto e apprezzato dal vivo, tanto quando installato su una F1 quanto su una F2 o F3. Inevitabile sottolineare che, al fine di rimpiazzare HALO con sistemi alternativi esteticamente più appaganti, occorrerebbe una profonda riprogettazione delle vetture così da integrare al meglio l’elemento protettivo al resto dell’auto. Fatto è che le F1 2017 sono, a conti fatti, le ultime monoposto a presentare un classico abitacolo integralmente non protetto.
Ad ogni modo, le F1 2018-2019 (e pertanto anche quelle 2020) sono e rimangono, senza dubbio, assai gratificanti anche alla vista. Le noti dolenti, inevitabilmente, esistono. I regolamenti tecnici, particolarmente restrittivi, hanno prodotto monoposto sin troppo simili tra loro, esteriormente e sotto alla carrozzeria. Sì belle ma spesso speculari.
Se è vero che ogni epoca presenta — per varie ragioni, da quelle prettamente tecnologiche-evolutive a quelle legate ai regolamenti tecnici, i quali possono determinare, in positivo o in negativo, le linee delle vetture — il proprio inconfondibile “stile” e i propri canoni tecnici, è pur vero che, attualmente, linee e soluzioni tecniche di massima appaiono particolarmente generalizzate. Una standardizzazione “imposta” la quale, tuttavia, non impedisce ai tecnici progettisti di uscire dagli schemi e sperimentare soluzioni originali o percorrere variazioni sul tema poco diffuse.
Citiamo, a tal proposito, tra le auto più interessanti e caratteristiche, l’Alfa Romeo/Sauber C38 (l’auto, nel complesso, più originale e personale), la Red Bull RB15 e la “sorella” (non speculare) Toro Rosso STR14, la Renault R.S.19 (davvero bella la presa dinamica per il motore), la Williams FW42 (priva, come l’Alfa Romeo/Sauber C38, di pinna dorsale perimetrale al cofano motore e caratterizzata da una inedita sospensione anteriore), la Mercedes F1 W10 (semplice, dal musetto inconfondibile e ricercata al tempo stesso) e la Ferrari SF90, degna e appagante erede di quella innovativa, bellissima SF70H del 2017, la monoposto che, con le sue fiancate originali e aerodinamicamente efficienti, ha fatto scuola.
Monoposto lunghe, quelle di F1. In particolare, a colpire è il passo (o interasse), che supera ormai i 3,50-3,60 m. Un passo dettato non solo da precise esigenze aerodinamiche e tecniche (specie in presenza di tracciati veloci e medio-veloci) ma anche, e soprattutto, dai numerosi cavilli regolamentari (in fatto di dimensioni e sicurezza) i quali, nei fatti, “impongono” ormai passi ben superiori ai 3 metri.
Abbiamo usato la parola “impongono” tra virgolette non a caso. Il Regolamento Tecnico, infatti, non esplicita alcuna misura massima o minima del passo, uno dei pochi parametri rimasti liberi (parimenti alla lunghezza totale della vettura). Misura di passo e lunghezza totale della vettura liberi ma non la larghezza e gli sbalzi: la larghezza massima della vettura è, come già detto, pari a 2000 mm, lo sbalzo anteriore non deve superare i 1225 mm, lo sbalzo posteriore massimo è pari a 810 mm. Contenuta a 950 mm (misurata a partire dal Reference Plane e telecamera esclusa) l’altezza massima delle monoposto.
In ogni caso, grazie alla accresciuta larghezza delle vetture e degli pneumatici (bellissime e altamente attraenti le monoposto di F1 nella vista posteriore, grazie alla quale spiccano, appunto, i larghi pneumatici), l’effetto di vetture eccessivamente lunghe e strette viene assai addolcito, per non dire azzerato.
Nel 2021 la F1 abbraccerà un nuovo corso tecnico. Una nuova era — all’insegna di soluzioni riprese dal passato o da altre realtà motoristiche meno blasonate della F1… — ancora tutta da definire e scrivere nei dettagli (lunga e speriamo aspra sarà la battaglia tra team e FIA circa le componenti standard, da respingere e bocciare con forza).
Certamente, il quadriennio 2017-2020 ha consegnato alle cronache — e alla storia — una generazione di monoposto di F1 non solo caratterizzate da altisonanti prestazioni, ma anche da un incontrovertibile fascino estetico. Sì migliorabili in numerosi aspetti (senza sognare troppo, cosa sarebbero, ad esempio, le F1 attuali con le interessantissime e varie soluzioni di scarichi in voga sino al 2013 o con pance nuovamente caratterizzate da sfoghi d’aria in stile Dallara Formula 2 o con un’ala anteriore meno abbondante in larghezza?) ma, ne siamo certi, questa generazione di Formula 1 verrà ricordata piacevolmente a lungo.
Non è caso che sulle vetture di F1 2014 sia caduto un velo di silenzio, una sorta di damnatio memoriae, quasi a voler dimenticare la più brutta generazione di monoposto che abbia mai animato la prestigiosa categoria mondiale.
Una sorte che, sicuramente, non spetterà alle F1 2017-2020.
Nella seguente galleria fotografica, possiamo ammirare tutte le monoposto di F1 della stagione 2019. Le foto sono state scattate da Paolo Pellegrini nel corso del weekend del GP d’Italia 2019, Monza. È possibile apprezzare le accattivanti linee delle monoposto, caratterizzate da vistose appendici aerodinamiche (barge board e altri deviatori di flusso) molto ben integrate al resto del corpo vettura.