F1, Vettel vs Leclerc: l’ennesimo dualismo tra compagni di squadra Ferrari
“Non gli andava bene che, in caso di vittoria, la maggior parte del merito andasse al pilota. Ciò che contava, prima di tutto, erano i suoi motori”.
Affermava così Enzo Biagi, celebre ed indimenticato giornalista, a proposito di Enzo Ferrari. Una frase che rispecchia perfettamente quella che era la filosofia del “Drake”, interessato più ai successi delle proprie vetture che al trionfo personale dei suoi piloti.
Forse è anche per questo che lo stesso Ferrari, uomo difficile e dalla personalità tutt’altro che interpretabile in modo preciso, non badava affatto alle vicissitudini ed alle rivalità interne tra i propri piloti. Se il “Grande Vecchio” fosse ancora qui, con altissima probabilità ignorerebbe anche il dualismo ormai evidente tra Charles Leclerc e Sebastian Vettel, entrambi sull’orlo di una Guerra Fredda che di certo non contribuisce a stabilire serenità e tranquillità all’interno della squadra.
Oggi, il duro compito di sedare gli animi tra i due piloti spetta al team principal Mattia Binotto, ma la storia della Ferrari, con o senza il suo fondatore, non è nuova a rivalità e diatribe, alcune delle quali hanno avuto conseguenze drammatiche. In epoche differenti, sotto il segno del Cavallino Rampante si sono consumate alcune delle rivalità più aspre dell’intera storia della F1, con la speranza che il passato possa portare buoni consigli a chi, in questo momento, ha l’onore di guidare la rossa più famosa del mondo.
1976 – L’arrivo di Reutemann fa infuriare Lauda
Le prime tensioni interne in quel di Maranello scaturirono nel 1976, anno in cui l’austriaco Niki Lauda, già campione del mondo in carica, rimase vittima di un gravissimo incidente al Nurburgring. Le ustioni riportate, e lo stop forzato (che grazie ad una clamorosa forza di volontà dello stesso Lauda si limitò ad un periodo di soli 40 giorni), spinsero Enzo Ferrari a trovare un sostituto in tempi immediati. La scelta del “Drake” cadde sull’argentino Carlos Reutemann, pilota veloce ma, come affermato dallo stesso Ferrari, dotato di una personalità complessa.
La scelta tempestosa del Commendatore non fu particolarmente gradita da Lauda, che infatti interpretò la nomina dell’argentino come una sfiducia nei suoi confronti, come se la Ferrari non credesse più in lui a seguito dell’incidente. Nonostante il rientro rapido, l’austriaco perse il mondiale a favore di James Hunt, in un finale di stagione epico e drammatico perfettamente reinterpretato nel film “Rush”. Pur ingoiando un boccone amaro, nel 1977 Lauda si riprese la scena, conquistando il suo secondo titolo mondiale dopo quello conseguito nel 1975.
Eppure, nel corso di quella stagione iridata, il malumore di Lauda crebbe notevolmente. L’austriaco, infatti, non gradì la scelta della Ferrari di far provare le nuovi componenti della vettura proprio a Reutemann. Questo, in aggiunta al rapporto personale difficile tra Lauda e Reutemann, e soprattutto tra Lauda e Ferrari, spinse l’austriaco a stringere un accordo in gran segreto con la Brabham per il 1978, decretando così, e non senza polemiche, la fine del matrimonio tra Niki ed il Cavallino.
1982 – Pironi tradisce Villeneuve ad Imola
Nel 1981, dopo la fallimentare stagione del 1980, la Ferrari si ritrova con un sedile libero a seguito del ritiro di Jody Scheckter. Così, la scelta di Enzo Ferrari per il 1982 ricade su un giovane pilota francese di origini friulane: Didier Pironi. Il nuovo arrivato stringe una forte amicizia con il canadese Gilles Villeneuve, arricchita da un solido e reciproco rispetto in pista. Nulla sembra rovinare l’ottimo clima instaurato tra i due piloti, almeno fino all’appuntamento con il Gran Premio di San Marino 1982.
Ad Imola i team britannici, in segno di protesta contro la FIA, assumono la drastica decisione di disertare la gara, lasciando così solo 14 vetture.
La Ferrari si ritrova così a dover duellare con l’unico rivale di rilievo, ossia le Renault di Prost ed Arnoux. Clamorosamente, entrambi i motori francesi lasciano a piedi i piloti transalpini, regalando alla Ferrari l’opportunità di cogliere una facile doppietta. Al momento del forfait delle Renault, Villeneuve si ritrova in testa davanti a Pironi, a circa 15 giri dal termine.
Con il risultato quasi scontato, Pironi supera Villeneuve, ingaggiando uno spettacolare duello che esalta il pubblico imolese. Tuttavia, il duello preoccupa il box Ferrari, che avverte i propri piloti esponendo un cartello con la scritta “Slow”, piano. Gilles interpreta la segnalazione come un “congelamento” delle posizioni, mentre Didier la formula come un generico invito alla cautela. L’incomprensione genera l’irreparabile: nel corso dell’ultimo giro, con la vittoria ormai in tasca, Villeneuve perde la leadership a favore di Pironi, che supera il compagno di squadra all’ultimo respiro vincendo così la gara. La mossa del pilota francese viene giudicata da Villeneuve come un vero e proprio affronto personale, un’offesa che segna la parola “fine” all’amicizia tra i due.
La rivalità non si risanerà mai, con la guerra tra i due proseguirà anche al successivo appuntamento in Belgio. In qualifica, Villeneuve decide di tornare in pista per strappare il miglior tempo del compagno di squadra, ormai considerato un vero e proprio nemico. Nel giro di rientro, il canadese tampona la vettura di Mass, volando fuori pista. E’ l’ultimo volo dell’Aviatore, che spirerà qualche ora più tardi per le gravissime ferite riportate nel tragico incidente.
1990 – Mansell ostacola volontariamente Prost
Un anno e mezzo dopo la morte di Enzo Ferrari, a Maranello si respira aria di grandi cambiamenti. In un periodo dominato dallo strapotere della McLaren-Honda, gli anni ’90 iniziano con la grande notizia dell’approdo di Alain Prost in Ferrari. Il francese, stanco e stressato dalla convivenza divenuta impossibile con Ayrton Senna, lancia la sfida al brasiliano firmando con la Ferrari.
A Maranello, il francese, campione del mondo in carica, trova in squadra l’inglese Nigel Mansell, altro pilota molto veloce ma dalla personalità complessa. Rispettando i sogni di gloria dei tifosi, nel 1990 Prost riesce effettivamente a reggere il passo della McLaren di Senna, con i due che si ritrovano nuovamente a contendersi la leadership del mondiale.
Ma mentre Senna stringe una forte amicizia con il suo nuovo compagno di squadra, Gerhard Berger, Prost non può contare sul supporto di Mansell, demotivato dai successi del francese ed intenzionato ad abbandonare la Ferrari a fine stagione. La frustrazione dell’inglese emerge improvvisamente in occasione del Gran Premio del Portogallo. A tre gare dalla fine del mondiale, Mansell conquista la pole proprio davanti a Prost ed alle due McLaren.
Al semaforo verde, con una manovra folle, l’inglese stringe il “Professore” verso il muretto dei box, lasciando via libera alle due McLaren, che prendono il comando. La mossa, oltre ad ostacolare Prost nella rincorsa mondiale, genere enormi polemiche nel team e nell’opinione pubblica, segnando così la fine dell’esperienza di Mansell in Ferrari.
2002 – Lo scandalo del GP d’Austria
A cavallo tra il 2000 ed il 2004, la Ferrari vive un periodo d’oro e di assoluto splendore. In tutte queste stagione, la rossa vince titoli mondiali costruttori e piloti a ripetizione, con Michael Schumacher che s’impone come assoluto protagonista. In tutti questi campionati, il tedesco può contare sul contributo del compagno di squadra Rubens Barrichello, pilota brasiliano che gioca il ruolo di “secondo” nelle gerarchie della squadra.
Sebbene tra i due non scoppi mai una vera e propria rivalità, lo status di prima guida di Schumacher viene spesso imposto dal team in modo plateale, fino a raggiungere il punto più evidente nel 2002. In una stagione realmente dominata dalla Ferrari, Barrichello prende il comando della gara davanti a Schumacher, restando in testa per tutta la durata del Gran Premio.
All’ultimo giro, e all’ultima curva, il muretto box impone un ordine di scuderia al brasiliano, che lo obbliga a cedere la posizione al tedesco proprio negli ultimi metri prima del traguardo. Il sorpasso di Schumacher suscita indignazione e vergogna nell’ambiente della F1, che reagisce puntando il dito contro il box ferrarista, accusato di un eccessivo favoritismo. L’episodio controverso segna uno dei punti più bassi della storia di questo sport, oltre a generare regole più ferree nella gestione degli ordini di squadra.
OGGI – Leclerc vs Vettel: il rischio di una guerra
E a proposito di ordini di scuderia, sono proprio questi ultimi a generare polemiche e attriti tra i due attuali piloti della Ferrari, Sebastian Vettel e Charles Leclerc, ormai sull’orlo di una crisi di convivenza e ad un passo dal dare vita ad una rivalità molto delicata da affrontare.
Il tedesco, in Ferrari dal 2015, non ci sta a cedere il passo al nuovo e giovane monegasco che, nel pieno della sua esplosione, rivendica l’appoggio della squadra, che grazie alle sue pole ed alle sue vittorie è tornata a rilanciare il guanto di sfida alle Mercedes. A Maranello si sta configurando l’incubo dello scenario di due galli nel pollaio, con Binotto che si ritrova improvvisamente a dover gestire le intemperanze dei suoi piloti, evitando che la lotta interna danneggi ogni tentativo di rimonta ferrarista (già difficile da attuare).
Ben venga per lo spettacolo e per la competizione, ma attenzione a non fare il passo più lungo della gamba.
In Ferrari, adesso, c’è bisogno di tutto, tranne di una lotta “fratricida”.