La stagione 2019 di Formula 1 è stata da antologia!
La 70a edizione del Mondiale di Formula 1 è ormai archiviata. L’XI GP di Abu Dhabi, andato in scena sul tracciato di Yas Marina lo scorso 1 dicembre, ha scritto l’ultimo capitolo di una stagione che — senza dubbio alcuno — ha regalato emozioni a tutti gli appassionati.
Una annata — quella 2019 — affatto banale e scontata, dai sublimi contenuti sportivi e, nonostante tutto, dai non secondari contenuti tecnici. Una stagione, detto francamente, da antologia e che (speriamo) verrà ricordata a lungo. La Formula 1, finalmente, ha ritrovato e riscoperto parte del proprio spirito originale (comune, invero, a tutto il panorama automobilistico sportivo che fu e che dovrebbe essere…), offrendo al pubblico appassionato un “prodotto” più che godibile e accattivante. Certo, vorremmo una F1 diversa e più legata al passato — specie per quanto concerne il regolamento tecnico, eccessivamente contorto, livellante e restrittivo — ma, in un periodo davvero misero, cupo (a tratti negativamente imbarazzante) per tutto il motorsport a quattro ruote, non possiamo non constatare la ritrovata brillantezza della blasonata categoria mondiale sotto egida FIA. Tirando le somme, la F1 costituisce — in questi ultimi anni, 2019 compreso — l’apice del motorismo internazionale.
La stagione di F1 appena conclusa verrà ricordata e celebrata a lungo. Parimenti agli ultimi anni, anche il campionato 2019 ha distillato — sul piano sportivo — emozioni e colpi di scena. Contrariamente a quanto la classifica finale faccia immaginare, la Mercedes ha dovuto più che mai “guadagnarsi la pagnotta” e affrontare rivali agguerriti e, ormai, all’altezza (se non superiori in numerose occasioni) alla iridata F1 W10. Lewis Hamilton, vincitore di 11 GP su 21 in calendario, ha respinto con istinto rapace e astuzia felina gli attacchi — reiterati e consistenti — del proprio compagno di team Valtteri Bottas (4 vittorie e 5 pole-position), di Max Verstappen (3 vittorie) e dei ferraristi Charles Leclerc (2 vittorie e ben 7 pole-position) e Sebastian Vettel (1 vittoria e due partenze al palo).
I “fantastici 5” non si sono risparmiati: duelli all’arma bianca (positive, a riguardo, le direttive — all’insegna di condotte di gara più maschie — prese all’indomani del contestato GP del Canada), ruotate, episodi di puro e sano motorsport che solo piloti di grande calibro al volante di vetture — perdonate il francesismo — con “gli attributi” possono e sanno regalare. Tra gare sempre tirate, intense e mai scontate, colpi di scena e rivalità finalmente esplose, la stagione 2019 è trascorsa velocemente e in modo assai godereccio. Il pubblico, non a caso, ha gradito e ha risposto positivamente, specie sugli spalti. A fronte di biglietti (ahinoi) dai prezzi eccessivamente e ingiustificatamente salati, i GP di F1 hanno totalizzato numeri da record. In più di una occasione, infatti, nei tre giorni di attività in pista, la presenza di pubblico ha superato di slancio le 300 mila unità.
Anche la lotta alle spalle dei “fantastici 5” è stata decisamente avvincente. Benissimo, a riguardo, Carlos Sainz, Pierre Gasly (rinato in Toro Rosso dopo l’opaco inizio campionato in Red Bull) e Daniil Kvyat, capaci di piazzare le rispettive McLaren MCL34-Renault e Toro Rosso STR14-Honda a podio: Sainz sale sul gradino più basso del podio a Interlagos, Kvyat conclude al 3° posto in Germania, Gasly è ottimo 2° in Brasile. Tre emblematici casi che testimoniano quanto, ancora oggi, si possa recitare il ruolo di “outsider” e ambire al podio — come in passato — in gare particolarmente “pazze” e ricche di colpi di scena.
Una F1 convincente e avvincente non solo sul piano squisitamente sportivo. Benché il regolamento tecnico (compresi i suoi risvolti sportivi) non conceda grandi spazi di manovra, abbiamo constatato e apprezzato un notevole rimescolamento dei valori in pista, anche nel corso della stagione stessa. In particolare, da segnalare le spesso intraducibili prestazioni della Ferrari SF90, in grado di alternare nel corso dell’intera stagione agonistica assoluta e impareggiabile competitività a performance incolori.
Eclatante, invece, la crescita della “power unit” Honda: il binomio Red Bull RB15-Honda RA619H si è rivelato assai competitivo (Max Verstappen chiude, grazie ad un bottino di 278 punti, il Mondiale in 3a posizione, alle spalle di Hamilton, 413, e Bottas, 326). Alexander Albon, subentrato a Gasly, ha potuto raccogliere, al volante della caratteristica monoposto curata da Adrian Newey, preziosi punti, per se stesso e per il team di Milton Keynes. Bene anche la Toro Rosso STR14-Honda RA619H; la monoposto italiana —condotta nel corso della stagione dai già citati Albon, Gasly e Kvyat — ha collezionato due podi e 85 punti complessivi, bottino che le valgono il 6° posto nel Mondiale Costruttori, a sole 6 lunghezze dalla Renault, 5a con 91 punti.
Anche la McLaren ha mostrato evidenti e incoraggianti segni di ripresa. La bella MCL34-Renault E Tech 19 si issa, benché ancora distante in termini di punti, alle spalle di Mercedes, Ferrari e Red Bull. La crescita di Honda (e la conferma della bontà telaistica ed aerodinamica della Red Bull RB15), McLaren, Toro Rosso (33 punti nel 2018, 85 in questo 2019), le prestazioni sfoderate dalla Ferrari, la non imbattibilità della Mercedes, le altalene prestazionali palesate da Renault, Racing Point, Sauber/Alfa Romeo, l’involuzione della Haas (appena 28 punti contro i 93 del 2018) ed il crollo senza fine e segni di ripresa della Williams rappresentano elementi che hanno arricchito la stagione di F1. Il mutare dei valori tecnici in pista (tanto in miglioramento quanto in peggioramento), infatti, è sempre sinonimo di dinamicità tecnico-regolamentare e operosità da parte dei tecnici progettisti.
Il 2019 da annali della F1 tira la volata ad un 2020 ancora sulla falsariga tecnica e sportiva della stagione da poco terminata. La stabilità regolamentare favorirà la staticità dei valori in pista o, come accaduto in questo 2019, dovremo aspettarci ulteriori sconvolgimenti dei risultati e delle classifiche?
In attesa di un 2021 ancora tutto da scrivere, l’intermezzo si fa gustoso…