Quante volte, in 70 anni di Formula 1, abbiamo visto o sentito parlare di piloti dotati di un ottimo talento ma che, per ragioni differenti, non sono riusciti a sfondare? Di casi ce ne sono stati parecchi, e di sicuro non mancheranno in futuro, ma ve ne sono alcuni che lasciano ancora oggi l’amaro in bocca. Una sensazione d’incompiutezza dettata non da aspetti puramente sportivi, ma da altri fattori che hanno privato noi tutti di poter assistere all’esplosione di un nuovo talento, di un nuovo campione del quale avremmo potuto parlare e raccontare le sue gesta.
Un uomo che, invece, proprio oggi compie 51 anni, quasi dimenticato dal circus e conscio di essere in debito con la fortuna per poter festeggiare il suo compleanno.
Stiamo parlando di Karl Wendlinger, pilota austriaco che nella prima metà degli anni ’90 riuscì ad imporsi come una delle new entry più promettenti della F1 di quel periodo, ma che non ebbe mai modo di dimostrare tutto il suo valore per colpa di un bruttissimo incidente, che ne stroncò di fatto la sua breve carriera tra i “grandi” dell’automobilismo mondiale.
Nato a Kufstein il 20 dicembre 1968, all’estremità settentrionale del Tirolo austriaco ed a due passi dal confine con la Germania, Karl Wendlinger sviluppò sin da subito la sua passione per le corse, tanto da dedicarsi al kart, in un percorso di crescita comune a quello di tantissimi altri piloti.
La sua prima svolta avvenne nel 1981, quando la strada di Wendlinger incrociò quella di un suo connazionale che, di lì a poco, avrebbe iniziato una brillante carriera in F1: Gerhard Berger. L’amicizia nata tra i due fu determinante per il futuro del giovane Karl, che infatti riuscì a trovare un sedile per il campionato di Formula Ford. L’approdo alle monoposto fu determinante per la crescita dell’austriaco, che infatti nel 1988 concretizzò il suo passaggio alla più quotata F3 Tedesca. La consacrazione nella categoria avvenne subito nel 1989, quando Wendlinger riuscì a laurearsi campione battendo un certo Michael Schumacher, con un solo punto di distacco in classifica generale.
Il successo non passò inosservato agli osservatori della Mercedes, i quali, a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, si misero alla ricerca di giovani talenti da inserire in un team Junior, in vista di un imminente ritorno della casa di Stoccarda in Formula 1. Messo sotto contratto proprio dalla Mercedes nel 1990, Wendlinger partecipò quell’anno al mondiale di Sportprototipi, trovandosi come compagni di squadra due piloti tedeschi dal calibro di Schumacher e di Heinz-Harald Frentzen. Sempre nel 1990, e sempre al volante della Mercedes, Wendlinger colse un importante successo nella 1000 Km di Spa, questa volta affiancato da un pilota più esperto come Jochen Mass.
Con un curriculum sempre più ricco, nel 1991 l’austriaco prese parte sporadicamente al campionato di Formula 3000, anticamera della realizzazione di un sogno: l’esordio in Formula 1. Sul finire del mondiale 1991 infatti, fu la Leyton House ad accogliere in squadra Wendlinger per gli ultimi due appuntamenti stagionali, in sostituzione di Ivan Capelli (che per il 1992 aveva già raggiunto un accordo con la Ferrari). Il team giapponese però, in grave crisi finanziaria, non poteva garantire ai propri piloti di poter lottare per posizioni di rilievo. Addirittura, nell’inverno del 1991, la stessa Leyton House rischiò di non avere le carte in regola per iscriversi al mondiale successivo, cosa che riuscì invece a fare presentandosi con la nuova denominazione “March“.
Pur trovandosi a pilotare un mezzo scarsamente competitivo, Wendlinger riuscì a stupire gli addetti ai lavori in occasione del Gran Premio del Sudafrica, primo appuntamento del mondiale 1992: in qualifica l’austriaco riuscì a piazzarsi in 7° posizione, attirandosi subito le attenzioni di diversi top team. In gara, a Kyalami come in molte altre occasioni, l’inaffidabilità della March emerse prepotentemente, con una lunga serie di ritiri. Nelle poche volte in cui Wendlinger riuscì a tagliare il traguardo, non mancò di stupire nuovamente: clamoroso fu infatti il 4° posto ottenuto al Gran Premio di Canada, con un podio sfiorato che gli fruttò i primi punti iridati. Nonostante ciò la March, sempre più in “rosso” con i conti, appiedò l’austriaco a due gare dalla fine della stagione per sostituirlo con l’olandese Jan Lammers, il quale poteva garantire alla squadra sponsor più ricchi.
Nel frattempo però, l’ottima esperienza della Mercedes negli Sportprototipi aveva consentito alla casa tedesca di avvicinarsi sempre più alla Formula 1. E infatti, la stagione 1993 vide l’ingresso in scena assoluto nel circus del team svizzero Sauber, con una vettura finanziata e progettata dalla Mercedes e contraddistinta da una livrea tutta nera, con una sola scritta in bianco: “Concept by Mercedes-Benz”.
Memori del grande contributo offerto negli Sportprototipi, e coscienti di avere in squadra una vera e propria promessa, la scelta di prima guida ricadde proprio su Wendlinger, nonostante la presenza di un pilota più “rodato” come il finlandese JJ Lehto. La primissima esperienza della Sauber in F1 (destinata ad una lunga storia nella categoria) costò al team elvetico un anno di apprendistato. Nonostante ciò, l’austriaco ebbe modo di farsi notare in più di un weekend, cogliendo diversi piazzamenti in zona punti. Su tutti è da sottolineare il 4° posto ottenuto a Monza, che per poco non regalò alla Sauber il suo primo podio in F1. Prima della gara italiana, Wendlinger aveva già colto due 6° posti in Canada ed Ungheria, tagliando il traguardo al 5° posto in Portogallo, per un totale di 7 punti.
Con queste premesse, la carriera dell’austriaco sembra prendere decisamente quota in vista del campionato 1994, con una Sauber più “esperta” ed impreziosita dalla presenza in squadra di Frentzen, già compagno di Wendlinger negli Sportprototipi. In Brasile il tirolese coglie subito un piazzamento a punti (6°), mentre ad Imola, in un weekend reso luttuoso dalle morti del connazionale Roland Ratzenberger e di Ayrton Senna, nessuno fa caso al 4° posto di Wendlinger, che per l’ennesima volta sfiora il podio.
Il mondo della F1 è sotto shock per quanto accaduto nel weekend del GP di San Marino, ma il circus, seppur addolorato, deve continuare. La prima tappa dopo la sciagura di Imola è il circuito cittadino di Montecarlo. In qualifica Wendlinger cerca di adattare il suo stile di guida, molto al limite con il ritardo nella frenata, alla caratteristiche del tracciato monegasco. All’uscita del tunnel, la Sauber dell’austriaco viaggia sui 270 km/h, in un punto della pista in cui vi sono dei sobbalzi. Questi, uniti ad una frenata molto pesante, inducono ad un errore di valutazione da parte del pilota, che perde il controllo della sua monoposto. La vettura si mette di traverso, andando a sbattere violentemente contro le protezioni.
In un primo momento, anche a causa delle riprese televisive non proprio chiare, l’impatto non sembra esser grave. Dopo l’arrivo dei soccorsi, che non ricevono segnali da parte del pilota, l’incubo della morte in pista sembra tornare anche a Monaco. Wendlinger viene trasportato dapprima all’ospedale Princesse Grace del Principato, e successivamente trasferito a Nizza. Il profondo trauma cranico riportato dall’austriaco nell’impatto obbliga i medici francesi ad indurre Wendlinger in coma farmacologico. Un approccio che si rivelerà determinante per la sopravvivenza dell’austriaco, il quale resterà in coma per un mese.
Al risveglio, il pilota della Sauber fatica a comunicare e ad esprimersi, e non ricorda nulla dell’incidente. In queste condizioni fisiche e psicologiche, il ritorno alle competizioni sembra un miraggio. E invece, dopo mesi di riabilitazione, Wendlinger riesce a riprendersi in tempi molto rapidi, tanto da annunciare il suo rientro in F1 per il 1995. La Sauber, dal canto suo, gli affida nuovamente un sedile per la nuova stagione, sempre in coppia con Frentzen. Il tirolese però, nonostante il pieno recupero fisico, porta gli strascichi del terribile incidente di Monaco. Non riuscendo ad essere incisivo come in passato, dopo quattro gare (in cui coglie un 13° posto come miglior risultato) la Sauber decide di appiedarlo a favore del francese Jean-Christophe Boullion. Anche quest’ultimo però sarà piuttosto deludente, con il team elvetico che, convinto dalle buone prestazioni nei test estivi, riconsegna il volante a Wendlinger per le ultime due gare, dove arriva 10° in Giappone.
L’ultima gara del mondiale ad Adelaide coincide anche con l’ultima apparizione dell’austriaco in F1.
Terminata l’esperienza in F1, ed in generale con le monoposto, dal 1996 l’ormai ex pallino della Mercedes inizia una lunga avventura nelle categorie GT, culminata con la vittoria della 24 Ore di Daytona nel 2000.
E quindi tanti auguri, Karl!
In molti sono ancora convinti che, senza quella maledetta qualifica di Monaco, il tuo futuro in Formula 1 sarebbe stato roseo e non privo di successi. Lo avresti meritato.