The Unknown Kimi Raikkonen: un libro tutto da leggere!
“È il 1981 a Karhusuo, Espoo. È notte; il bambino è irrequieto, non riesce a dormire. Sua madre sta cercando di calmarlo, lo prende di nuovo in braccio; al bambino è sempre piaciuto essere preso in braccio. È molto diverso dall’altro figlio, che ha due anni in più; è più sensibile. Alla fine si addormenta nelle prime ore del mattino. Il giorno dopo, mentre va al lavoro, la madre esausta pensa a ciò che preoccupa lei e suo marito ormai da molto tempo: il bambino non parla, non una parola, anche se ha quasi tre anni. I genitori lo hanno fatto esaminare, ma non c’è niente di sbagliato in lui; esegue tutti i compiti rapidamente, in realtà più rapidamente della media della sua età. Semplicemente non parla”.
Inizia così la biografia ufficiale di Kimi, e per chi ama la persona oltre al pilota, è già un modo per entrare piano piano nel suo mondo, quel mondo che a molti può sembrare precluso, dietro a quello sguardo in apparenza distante.
Sono trascorsi quasi due anni dall’uscita del libro e se non lo avete ancora letto dovreste farlo. Oltre a contenere moltissime foto mai viste prima, specie quelle della sua infanzia, il libro racconta di come un bambino con problemi di dislessia, introverso, con la passione per la velocità, ma con mezzi limitati, da una piccola casa a Espoo, senza bagno, riesce a realizzare il suo sogno: e inoltre regala uno spaccato di vita tenero, a tratti esilarante, di certo poco conosciuto.
Tenero per esempio il ricordo di quando a vent’anni, dopo aver firmato il suo primo contratto che lo porterà per 12 anni lontano da casa, parte per l’Inghilterra, da solo, e senza conoscere una parola di inglese: sceso dall’aereo, all’aeroporto di Heatrow non c’è nessuno ad aspettarlo: ha solo un fax, con le istruzioni per il viaggio, il nome di una stazione e un indirizzo: il posto da raggiungere è una piccola città fuori Londra. Ci arriverà, in qualche modo, dopo aver cambiato treni, sperando siano quelli giusti, perché non riesce a spiegarsi con altri passeggeri. Quando finalmente giunge a destinazione è ormai è buio: chi finalmente viene a prenderlo è Jim Warren, team boss di Haywood Racing. Jim ha due figli, nessuno dei quali ovviamente parla la lingua di Kimi: ma i bambini, si sa, sono la cosa migliore del mondo, con i bambini non devi preoccuparti di fare errori, ed è proprio con loro che Kimi inizia a imparare l’inglese.
Ne è passato di tempo da allora: ora Kimi gira spot pubblicitari, ha addirittura un account instagram, dove racconta la sua vita anche, e soprattutto, al di fuori delle corse. E nel video di benvenuto c’è tutta l’essenza di Kimi: “Ciao a tutti. Questa volta non so cosa sto facendo… Ma vediamo cosa succederà! Questo è il mio Instagram, adesso vediamo chi vorrà seguirmi. Ciao!” L’impassibilità nello sguardo, e l’ironia nelle parole. Perché Kimi è così: semplice, diretto, senza fronzoli, e spiritoso, a dispetto dell’apparenza.
Come ha avuto modo di descriverlo anche Mark Arnall, suo storico fisioterapista e amico, Kimi è la persona più onesta, più autentica e più fedele a sé stessa che si possa immaginare. Niente e nessuno può fargli fare qualcosa se lui non la vuole fare, e se qualcosa non è di suo gradimento , semplicemente la ignora.
Ma se accetta di fare qualcosa, allora lo fa al 100%: sia che si stia allenando, o guidando o semplicemente dormendo sul divano. E si, Kimi riesce a dormire ovunque: il sonno, per lui è un luogo tranquillo, dove nessuno fa domande stupide: come quella volta che, a Lonato, mentre il padre parlava con Peter de Bruijn, motorista del team Crg, si è addormentato in un cartone di pneumatici Bridgestone. O quella volta che ha portato i meccanici in Lapponia, a vedere l’inverno: hanno fatto la sauna, hanno bevuto, insomma hanno passato una piacevole serata. Kimi a un certo punto vede in una teca la tuta da sci di Matti Nykànen, olimpionico nel salto con gli sci. Prende la tuta e la indossa, e si esibisce in una serie di salti. La mattina seguente però Kimi non si trova da nessuna parte. Lo cercano ovunque finché qualcuno apre un essiccatoio: Kimi è lì, profondamente addormentato. Quando si sveglia spiega che la tuta si era bagnata e quindi ha dovuto asciugarla: ha impostato la temperatura su 45° per dieci ore e si è addormentato. In questo modo sia lui che la tuta si sono asciugati e ha potuto rimetterla nella teca.
Kimi è anche molto bravo con i lavori manuali. Un aneddoto buffo racconta di quando nel 2017, durante i test a Barcellona, accorgendosi che la toilette del motorhome Ferrari non funziona correttamente, si fa dare degli attrezzi e, ricordando che la sua barca ha un sistema simile, lo aggiusta, davanti agli sguardi increduli degli operai.
Kimi sarebbe potuto diventare un meccanico: ha frequentato lo stesso corso di meccanica del fratello, anche se, a differenza di Rami, lo ha abbandonato, ma Rami è consapevole che, pur senza diploma, il fratello sa perfettamente cosa succede all’interno di un motore. Dice Kalle Jokinen, meccanico che l’ha seguito quando gareggiava in kart: “Kimi è probabilmente l’unico pilota in F1 capace di riparare un motore da solo, è tecnologicamente competente”. Non a caso Frederic Vasseur , parlando l’anno scorso della decisione della Sauber di ingaggiare Raikkonen, ha sottolineando quanto avrebbe potuto contribuire allo sviluppo della vettura.
Competenza ed esperienza: eh si, quest’anno Kimi sarà il pilota di Formula 1 con più gran premi disputati nella storia del campionato e il 2020 sarà anche il secondo e ultimo anno di contratto con Alfa Romeo e in molti si chiedono se sarà anche l’ultimo per Kimi in F1. Io non credo che sia già pronto a lasciare tutto, anche se in questo momento è il pilota più anziano del circus e la famiglia ha sicuramente preso il primo posto.
Ma una volta ha detto: “Non sarà difficile per me rinunciare a questo lavoro. Sarò sollevato quando tutte queste cazzate che girano intorno allo sport finiranno. Guidare è fantastico, a differenza di tutto il resto”.
Di certo, quando succederà, non vedremo Kimi in una posizione manageriale, né lo sentiremo commentare un gran premio. E’ nato col grasso sulle mani. Ha l’anima di un meccanico e il fisico di un pilota, quindi gli sport motoristici alternativi potrebbero essere l’evoluzione più naturale. Per esempio, in un’intervista concessa al magazine Red Bull Red Bullettin, ha detto che potrebbe interessarlo particolarmente vincere un mondiale di rally, anche perché nessuno è mai riuscito a imporsi sia in F1 che in questa categoria. Ma nulla è scritto sulla pietra. Come dice Kimi: vedremo come va…
Riservato, timido e diretto (come lo descrive Jean Todt), divertente e un tesoro (come lo descrive Minttu), sempre e comunque fedele a sé stesso e “unico”: questo è Kimi, ed è quello che esce dalla lettura della sua biografia.
Qualcuno ha obiettato che il libro è scritto da una persona che non ha mai visto una corsa, e che di conseguenza il lato sportivo è ridotto alla mera cronaca: ma non è questo il senso del libro. Lo scopo dell’autore (Kari Hotakainen, uno dei più originali scrittori finlandesi) era quello di scrivere un libro su una persona di Formula 1, non sulla Formula 1 stessa.
Purtroppo, a quasi due anni dalla pubblicazione in lingua finlandese, pare che nessun editore italiano si sia ancora proposto per acquistarne i diritti di traduzione: c’è stata una edizione inglese, una tedesca, una polacca, una olandese, ma nessuna italiana. Trovo davvero inconcepibile che un libro sull’ultimo pilota ad aver regalato un titolo mondiale alla Ferrari non interessi a nessuno; soprattutto un libro che racconta anche un Kimi privato, al di fuori delle corse, che è sicuramente la parte più interessante, perché il lato “pubblico”, quello che lui ha deciso di far vedere, lo conosciamo tutti molto bene.
Scritto da: Lucina Basiola