Il mio #QuarantenaGP: lo scherzo della connessione
Qualche giorno fa, nel bel mezzo di una pausa pranzo da smart working, mi connetto su Twitter per vedere il contenuto di una notifica. Un banalissimo momento, come tanti altri, tranne che per un dettaglio che attira la mia attenzione: l’organizzazione di un Gran Premio virtuale su Playstation 4, noto come #QuarantenaGP.
Il nome è tutto un programma, una trovata geniale per riunire in un’unica gara i giocatori possessori del videogioco F1 2019, combattendo la noia e la monotonia di una quarantena forzata che sta obbligando tutti noi a rimanere a casa: un modo per sentirci uniti, nell’attesa di sconfiggere un nemico tanto invisibile quanto infame. Un evento online, arricchito da una diretta streaming su Youtube curata dallo staff di Formula Nation TV.
La cosa comincia a stuzzicarmi, e così contatto uno degli organizzatori di questo evento, Nabil Zouhir, il quale prontamente e gentilmente mi spiega il regolamento e le modalità d’iscrizione per la gara. I posti per poter prendere parte all’evento sono ancora disponibili, l’occasione è ghiotta e non ci penso due volte: completo l’iscrizione.
Auto numero 24 con la livrea bianco-rossa, in onore dei colori sociali della Pro Bariano, la squadra di calcio per la quale gioco nella vita reale. Per me è un piccolo desiderio che si realizza per la prima volta dopo tanto tempo: io, cresciuto dilettandomi con i giochi della Playstation quasi interamente dedicati ai motori (dal mitico “Formula 1 ’97”, con l’epica telecronaca di Andrea De Adamich), ho l’opportunità di entrare in una “lobby” costituita da persone che condividono una mia passione.
Certo, di questo passatempo non ne ho mai fatto una malattia: quando gioco (e nell’ultimo periodo ci sono riuscito davvero poche volte per via degli impegni quotidiani) non esagero con le ore, limitandomi a divertirmi ed improvvisare qualche battaglia online.
Nel frattempo, ho ancora qualche giorno a disposizione prima di poter consegnare agli organizzatori il mio tempo sul giro valido per le pre-qualifiche del Gran Premio del Bahrein; in un periodo da “tappati in casa”, che concede più libertà per dedicarsi agli aspetti più secondari della vita, inizio ad allenarmi sulla pista di Sakhir. Non conosco il livello di abilità dei miei futuri avversari, per cui cerco di dare il massimo per realizzare un giro soddisfacente, e al tempo stesso rimuovere un po’ di “muffa” dalle mie mani, che da mesi non toccavano il CD del videogioco in questione.
Giro dopo giro le mie performance migliorano, fino ad arrivare alla decisione definitiva: con il tempo di 1:31.369 mi rendo conto di non riuscire ad abbassare ulteriormente questo crono, e quindi consegno la mia pre-qualifica, con la speranza di non fare brutte figure. E invece, qualche minuto dopo, ecco la prima sonora “bastonata”: perché anche i miei avversari cominciano a presentare i loro tempi, con giri più veloci di 3 o addirittura 4 secondi rispetto al sottoscritto.
Ed è lì, in quel preciso istante, che comincia a configurarsi l’idea di una disfatta clamorosa, di una squallida figura tale da appendere il joystick al chiodo.
LE SEMIFINALI
Domenica pomeriggio arriva il momento delle semifinali: in esse, costituite da due gruppi suddivisi in base al livello espresso nelle pre-qualifiche, i piloti si danno battaglia con un’altra qualifica a giro secco, utile per formare la griglia di partenza. La gara si svolgerà poi sulla lunghezza di 5 giri, ed i primi sei classificati accederanno alla finale A. Tutti gli altri, al contrario, si sfideranno in una finale B.
Inutile dire che, una volta letto il regolamento, avevo già dato per scontato la mia partecipazione alla finale B. E infatti, con un giro secco al limite dello squallore, mi classifico 11° su 12 partecipanti: non parto dal fondo solo perché un altro pilota è vittima di una squalifica per il taglio di una curva, altrimenti sarei stato tranquillamente il fanalino di coda.
Il ritardo dal poleman? Ben 4 secondi e mezzo. Altra bastonata!
In gara però il timore di fare schifo non si concretizza al 100%. In qualche modo (non chiedetemi come) riesco a “risalire” fino al 9° posto, congelando la partecipazione alla finale B.
LA FINALE
Il tempo di prendere fiato dalla semifinale che è già ora di partecipare alla prima finale: chi vince avrà l’onore di qualificarsi alla finalissima, gli altri termineranno anzitempo la loro avventura.
Anche in questa circostanza, tutti noi prendiamo parte alle qualifiche, dalla durata di 18 minuti, valide per la costituzione della griglia: allo spegnimento del semaforo rosso, scatterà poi una gara di ben 14 giri, con obbligo di una sosta ai box. Anche qui, come nel caso precedente, il risultato è da mani nei capelli (che non ho, in quanto calvo): 15° su 19 concorrenti. Ennesima stangata! Poi però la gara parte, conscio che qualche amico, qualche conoscente e qualche meraviglioso collega che scrive per questo blog, mi sta guardando in diretta da Youtube; tutto bellissimo, a tal punto da sembrare di tornare bambino in un parco giochi.
La gara comincia, e davanti a me si concretizza il caos più totale: molte vetture entrano in collisione, creando un varco per poter passare indenne. E così, come fece il buon Steven Bradbury, guadagno qualche posizione senza alcun merito, risalendo addirittura fino al 6° posto. Ma quando uno fa pena, continua a farla anche se si trova in una posizione più nobile: e infatti, poco dopo perdo la posizione al termine di un duello tanto bello quanto sportivo, scivolando al 7° posto.
A quel punto gestisco il vantaggio sugli inseguitori per affrontare il cambio gomme, ma è proprio in questo momento che succede l’irreparabile: le auto davanti a me si sollevano dall’asfalto, iniziano a zigzagare ed a “trapassare” la mia carrozzeria, violando ogni principio della fisica e della logica.
Un segnale che anticipa di poco una delusione irrimediabile: la connessione ad internet è saltata, proprio sul più bello. Non vi dico la mia reazione, e ancor più non vi dico cosa è uscito dalla mia bocca, ma potreste immaginarlo. Gara finita, impossibile ristabilire la connessione e riunirsi al gruppone.
Poi però, dopo la rapida incazzatura, rifletto tra me e me: “Mi sono divertito, è stata una nuova e bellissima esperienza e, cosa più importante, è solo un gioco! Stupendo, competitivo e socialmente fantastico: ma è solo un gioco! Subito dopo, proprio mentre vi sto scrivendo questa narrazione, dalla televisione di casa si alza il volume della conferenza stampa della Protezione Civile sui contagi e sulle vittime di quest’oggi. Io, che sono nato e risiedo nella provincia di Bergamo, in quel preciso istante mi sono vergognato del mio nervosismo, seppur di semplice reazione alla disconnessione.
Io, che non ho problemi di salute, mi sono vergognato per aver trascurato, anche solo per un attimo, la mia fortuna, ma soprattutto l’immenso dolore che tanti italiani e bergamaschi stanno vivendo”.
Per questo ho voluto scrivere questo piccolo diario da ridicolo giocatore online: per condividere un momento diverso, nella speranza di avervi strappato anche solo un piccolo sorriso in un momento così delicato e tragico per molti. Per poter condividere con voi qualche minuto di spensieratezza, senza mancare di rispetto al dramma che molti di noi stanno attraversando, augurandomi che magari proprio queste persone abbiano avuto modo di ridere leggendo queste righe. Perché, come diceva Charlie Chaplin, “un giorno senza sorriso, è un giorno perso”.
Il messaggio indiretto del #QuarantenaGP è tanto semplice quanto incredibilmente forte:
restando uniti, in qualsiasi modo, possiamo risollevarci.