Se fossi la Ferrari, dopo lo scarno comunicato della FIA diramato in quel di Barcellona lo scorso 28 Febbraio e dopo l’odierna protesta congiunta dei 7 Team rivali, io…
…Ma io non sono la Ferrari. Per fortuna.
Non toccherà a me, infatti, tirarmi fuori con efficacia – e magari anche con garbo – dalla situazione presente, dopo che 7 Team contro i quali competo in un Campionato del Mondo di F1 hanno reagito – in maniera pienamente prevedibile – facendo fronte unico contro quanto emerso dal comunicato FIA del 28 febbraio scorso, in un quadro già grottesco di suo, fra talpe, zone d’ombra e foreste di… sensori.
Non mi toccherà chiedere per quale motivo in questo famoso comunicato non sia stato scritto chiaramente che le indagini sulla power unit di Maranello erano da considerarsi chiuse e che non c’era prova di soluzioni irregolari. Se le irregolarità sono provate, allora va chiarito e diffuso che quella specifica soluzione è espressamente vietata comunicandolo anche agli altri Team; se non sono provate, mettere comunque un punto fermo e autorevole farà sì che si dissipi la cortina del sospetto.
Perché è pur vero che il regolamento c’è e va rispettato, ma è altrettanto vero che un regolamento nasconde opportunità in un sistema di vincoli e chi le saprà cogliere e sfruttare potrà esserne avvantaggiato. In altri termini, qualunque tentativo non sia espressamente vietato non costituisce violazione, semmai, se funziona, diventa un’innovazione, che va interpretata.
Innovazione. È di questo che parliamo, infatti, in un contesto che rappresenta il vertice tecnologico delle competizioni a motori, una sfida di capacità che è prima di tutto interpretativa e, come tale, soggetta a valutazioni differenti. Compito dell’organismo che emana le regole e gestisce i controlli dovrebbe essere, come minimo, reagire autonomamente e indagare rapidamente, non muoversi dietro i reiterati latrati degli avversari e indugiare, causando un danno enorme in termini di sviluppo fermo, il tutto in un’atmosfera di disarmante grigiore più che di abuso delle zone grigie del regolamento.
Ma io non sono la Ferrari e quindi non dovrò giustificare come mai, dopo essere stata etichettata e controllata più di una filiera di un prodotto IGP, lo stesso organismo supremo che ha promosso controlli e investigazioni dichiari di aver stretto un accordo i cui termini resteranno riservati proprio con me e proprio in merito a quel tipo di controlli e investigazioni. Che riguarderanno tutti, anche e soprattutto i miei rivali, i quali, giustamente – e magari rimpiangendo i vecchi tempi in cui bastava andare in copisteria con documenti riservati trafugati alla concorrenza per svoltare – protestano.
Non toccherà a me dire no, sono io, la Ferrari, che protesto, perché dal mio punto di vista non avete provato niente e quindi non avete di che accusarmi, dunque non accetto che scriviate che ci siamo accordati per lasciar perdere; perché ciò si ritorcerà solo contro di me, autorizzando i miei avversari a interpretare tutta la questione come la legittimazione di un imbroglio.
Ma io non sono la Ferrari e un tempo avrei sospirato “Purtroppo!”, perché non so quantificare cos’avrei dato per esserne parte e fieramente mettere a tacere ogni sospetto a colpi di prestazioni, autorevolezza e abilità conciliatrice. Ora mormoro “Per fortuna!”, perché non mi toccherà, in questa circostanza, dare ragione proprio ai miei avversari, che in altre occasioni hanno, invece, fatto valere il proprio peso politico orientando decisioni e discussioni, lasciandomi ad accettarne le conseguenze nel fulgido riflesso della mia gloriosa storia e rimandando la rivalsa all’anno che verrà.