La seconda edizione del Campionato automobilistico mondiale Costruttori del 1926 è contrassegnata da una grave assenza. L’Alfa Romeo, dominatrice l’anno prima nella stagione dell’esordio, si ritira ufficialmente dalle competizioni agonistiche per concentrarsi sulla produzione delle vetture sportive. Assente il marchio campione del mondo in carica, la partita si gioca essenzialmente tra le Case francesi Delage, Bugatti, le italiane Maserati e Chiribiri e le britanniche Talbot e Aston Martin, con i costruttori d’oltralpe nel ruolo di favoriti.
La cilindrata massima consentita venne ridotta da 2000 a 1500 cc mentre importanti novità si registrarono sul fronte delle prove in calendario: l’introduzione del Gp di Gran Bretagna da disputare a Brooklands e il Gp di San Sebastián valevole come gara europea, che rimpiazza quello del Belgio. Confermati invece i Gp di Francia (questa volta sulla pista di Miramas), d’Italia sempre a Monza e l’inizio delle ostilità con la 500 Miglia di Indianapolis del 31 maggio, la cui incidenza agli effetti della classifica finale continuava ad essere praticamente nulla. Per la cronaca, nella celebre competizione dell’Indiana ad affermarsi fu la Miller di Frank Lockhart. Ma è in Europa, come sempre, la vera battaglia. Il bravissimo Jules Goux al volante della Bugatti s’impone imperiosamente nella gara di casa a Miramas per un successo tutto transalpino e a Lasarte, in Spagna, teatro della corsa di San Sebastián.
L’antagonista Delage riuscirà a far sua la gara inglese di Brooklands con il duo Robert Sénéchal-Louis Wagner davanti alla Bugatti di Malcolm Campbell, ma il marchio di Molsheim sarà imprendibile e trionferà a Monza il 5 settembre con Louis Charavel. Il secondo Campionato automobilistico del Mondo Costruttori della storia parla, dunque, la lingua francese con una doppietta Bugatti (campione del mondo)-Delage (seconda). Fuori concorso tutti gli altri, a partire ovviamente dalle Case americane partecipanti alla mitica 500 Miglia e per finire con Talbot, Halford Special, Aston Martin, Chiribiri e Maserati. Mai in grado di impensierire le rappresentanti della Francia. Nel 1926, oltre alla vittoria nel Mondiale, la Bugatti fu assoluta protagonista dell’intera stagione automobilistica nelle altre competizioni dell’anno non valide per il Campionato Costruttori, soprattutto con il modello T35. Ma la regina della stagione fu senza dubbio la macchina campione del mondo, la 39A, dotata di un V8 con compressore volumetrico, capace di erogare 130 cavalli.