Dome F105, dal Giappone con amore
Per gli appassionati di Endurance, vetture a ruote coperte e, più in generale, di motorsport — per così dire — “non Formula 1”, il marchio Dome rappresenta un autentico mito. Costruttore e preparatore totale (a riguardo, ricordiamo la modernissima Dome DCFI Black Buffalo-Honda, moto che ha preso parte alla 8 Ore di Suzuka del 1985), la Dome incarna, a tutt’oggi, un vanto della tecnologia automobilistica giapponese. Le sue vetture (anche realizzate per conto terzi), sempre originali ed esteticamente accattivanti, costituiscono vere e proprie colonne portanti di un motorsport tanto poliedrico quanto genuino.
Alla base dell’operato della Dome, la passione per le competizioni a prescindere dai risultati.
Fieramente indipendente, la Dome Co. Ltd. tenta la scalata alla Formula 1, categoria mai approcciata dal costruttore nipponico, ufficialmente fondato nel 1975 da Minoru Hayashi. Siamo alla metà degli Anni ’90.
Si dice che l’appetito vien mangiando e, infatti, l’appetito verso la F1 nasce soprattutto a partire dal 1994. In quell’anno, Marco Apicella trionfa nel Campionato Giapponese di Formula 3000 (All Japan F3000 Championship) al volante della Dome F104-Mugen progettata da Akiyoshi Oku. Il pilota italiano si aggiudica 3 corse (F3000 Mine All Star, Million Card Cup Race Round 2 Suzuka e F3000 Fuji Champions), regolando di sole tre lunghezze (48 vs 45 punti) il britannico Andrew Gilbert Scott su Lola T93/50-Mugen del team Stellar International.
Il progetto per l’ingresso in F1 prende forma all’indomani dell’arrivo, allo Dome, del manager giapponese Tadashi Sasaki, dapprima in Minardi. Siamo nel 1995.
Nell’agosto del 1995, Oku inizia a lavorare alla inedita monoposto di F1, denominata Dome F105. Grazie a Sasaki, inoltre, è possibile reperire trasmissioni realizzate dalla XTrac e precedentemente impiegate a bordo delle Minardi, della DAMS GD-01 (prototipo di F1 mai sceso in gara) e della Simtek S941 del 1994.
Il motore scelto è il Mugen Honda MF-301H, V10 di 72° (ovviamente aspirato e di 3000cc, come da Regolamento) che, nel 1995, aziona la competitiva Ligier JS41 (estrapolazione della Benetton B195).
La Dome F105 prende forma e vita. La monoposto presenta linee e soluzioni definibili “convenzionali”, ossia conservative e in linea con i più diffusi canoni tecnici in voga in quella determinata epoca storica. Scocca, aerodinamica, sospensioni (da segnalare i gruppi molla-ammortizzatori forniti dalla Showa) e alloggiamento dei vari organi palesano semplicità e linearità di progetto. Alla vista, dunque, la monoposto appare molto gradevole. La vettura è gommata Goodyear, i cerchi realizzati dalla giapponese Rays Wheels.
La vettura presenta un passo di 2880 mm ed una lunghezza massima di 4515 mm.
Il 17 marzo 1996 l’assemblaggio della Dome F105 è terminato: la presentazione avviene il giorno successivo presso lo “Spiral”, nome con cui è conosciuto il Wacoal Art Center, struttura polifunzionale costruita ad Aoyama, Tokyo.
I piloti collaudatori sono Marco Apicella, Naoki Hattori e Shinji Nakano. Nel 1996, tanto Hattori quanto Nakano militano ancora nel Campionato Giapponese di F3000, serie che — proprio nel 1996 — cambia nome in Formula Nippon. Nakano è pilota Dome, Hattori, invece, fa parte del team X Japan Racing Team Le Mans, provvisto di Reynard 96D-Mugen. Il compagno di scuderia di Hattori è Ralf Schumacher: il tedesco si laurea campione con 40 punti, Hattori è secondo a quota 38.
Apicella e Hattori hanno già, tra test e sparute apparizioni in eventi iridati, esperienza di Formula 1: il bolognese ha preso parte dal GP d’Italia 1993 al volante della Jordan 193-Hart, il nipponico ha al proprio attivo solo due prequalifiche risalenti al 1991 (GP di Australia e Giappone), effettuate — senza successo — al volante della non competitiva Coloni C4-Cosworth.
Nakano, invece, arriverà in F1 nel 1997: Prost JS45-Mugen Honda nell’anno del debutto mondiale, Minardi M198-Cosworth nel 1998, secondo e ultimo anno del pur regolare e generoso pilota di Osaka.
Sospettando che la Dome F105 sia un “cavallo di troia” architettato dalla Bridgestone, la Goodyear è restia alla fornitura dei propri pneumatici al costruttore giapponese. Interviene l’abile Sasaki che, tuttavia, ottiene solo una fornitura di gomme dalle mescole non aggiornate. Ricordiamo che, nel 1997, la Bridgestone rientrerà in forze in F1, andando a a sfidare quella Goodyear che, con merito, si era conquistata il “monopolio” (non per imposizione regolamentare) in F1. Il timore — infondato — che aleggia negli uffici della azienda americana è che dietro al progetto della Dome F105 ci sia la Bridgestone.
I test iniziano nella primavera del 1996 e coinvolgono tutti i principali tracciati nipponici, da Mine a Motegi, passando, naturalmente, per Suzuka.
Suzuka fa parte del calendario del Mondiale di F1 e, pertanto, i tecnici Dome possono eseguire confronti diretti con le vetture F1 impegnate nel Mondiale. Nakano lascia il posto ad Apicella. Frattanto, dopo aver coperto 550 km, il V10 Mugen dei primi test viene sostituito da una unità più fresca. Siamo nell’aprile del 1996. In maggio, la vettura ha percorso 900 km, pochi ma comunque sufficienti per sgrezzare una messa a punto base attorno alla quale continuare a lavorare.
A fine 1996, si consuma il test rivelatore. Esso è effettuato dalla Dome all’indomani del GP del Giappone, disputatosi a Suzuka il 13 ottobre. Al volante della Dome F105-Mugen Honda vi è Naoki Hattori. Il pilota giapponese fa segnare, quale best lap, il crono di 1:46.270. Un po’ di raffronti.
La pole-position del GP del Giappone 1996 (Jacques Villeneuve, Williams FW18-Renault) è di 1:38.909, alla media di 213,43 km/h. Il solo ed unico pilota non qualificato è Giovanni Lavaggi (Minardi M195-Cosworth), il cui tempo di 1:46.795 (media di 197,67 km/h) lo costringe a non prendere parte al GP. Col 19° ed ultimo tempo (a 6,5 secondi da Villeneuve), dunque, troviamo Riccardo Rosset (1:45.412, media di 200,26 km/h) su Footwork FA17-Hart.
È ancora il canadese della Williams a firmare il miglior tempo in gara: 1:44.043 alla media di 202,90 km/h.
Tra prestazioni deludenti e problemi di natura economica (mancano gli sponsor e la Dome, piccolo costruttore, ha bisogno più che mai di finanziatori), il programma che avrebbe dovuto portare la Dome in F1 si interrompe bruscamente. Successivi abboccamenti e tentativi da ultima spiaggia non serviranno a riaccendere la fiammella della speranza.
L’unico esemplare di Dome F105-Mugen Honda realizzato è conservato presso la sede della Galleria del Vento Dome, a Maibara, Giappone.
Cosa rimane della Dome F105-Mugen Honda? Il giudizio di Apicella sulla vettura giapponese costituisce, senza dubbio, uno dei più significativi frammenti storici di quella avventura. Il pilota italiano definisce la F105 sovrasterzante in entrata di curva, sottosterzante in uscita e caratterizzata da un equilibrio aerodinamico precario e instabile. Inoltre, la frenata appare “spugnosa”. Valutazioni, evidentemente, che descrivono una monoposto acerba, realizzata in economia e ancora in fase di sviluppo.
La Dome F105-Mugen Honda rimane, ad oggi, l’unica vettura F1 realizzata dal costruttore giapponese. Dopo quella esperienza, la Dome si dedicherà con alterne fortune ad altri programmi sportivi, tra i quali ricordiamo l’allestimento delle Honda NSX e HSV Super GT, la realizzazione dei Prototipi di classe LMP1 e LMP2 S101, S102 e S103 e la realizzazione del cosiddetto “mother chassis” comune a tutte le vetture “autoctone” di classe GT300 non GT3 (ci riferiamo ancora al campionato Super GT).
In questo link, è possibile ammirare la Dome F105 in alcune foto di archivio pubblicate direttamente sul sito ufficiale della Dome.
In questo secondo link, è possibile apprezzare la Dome F105 in pista, ripresa durante alcuni test a Suzuka. I filmati includono anche le fasi dell’incendio occorso sulla vettura in quel momento condotta da Hattori. L’inconveniente è dovuto ad una perdita d’olio. Il video è reperibile sul canale Youtube Unraced F1.
In questo terzo link, ancora qualche video, tutti in lingua giapponese.
Qui, invece, lo shakedown della Dome F105.
Qui, proponiamo un bel filmato amatoriale della Dome F105 condotta da Hattori a Suzuka. Apprezzabile il piacevolissimo sound strillato del 10 cilindri Mugen Honda.
Dove sarebbe arrivata la Dome F105? Scontato dirlo, ma non lo sapremo mai. Fatto è che, ancora oggi, la bella monoposto nipponica rappresenta uno dei più grandi “what-if” della storia della F1. Il tempo fatto registrare da Hattori è, a conti fatti, parzialmente indicativo. Vettura acerba realizzata in economia, pochi chilometri sulle spalle, pilota non certo di prima fascia. Ma la storia, si sa, non si scrive coi se e i ma…