La Mercedes W11 e Ferrari SF1000 sono due monoposto che per la stagione 2020 presentano più che mai filosofie progettuali molto differenti, con scelte aerodinamiche a volte radicalmente opposte.
La Ferrari SF1000 nasce come diretto sviluppo della vecchia SF90, e riprende quasi il 90% delle scelte tecniche portate avanti la passata stagione sulla rossa di Maranello. Mercedes invece sulla W11 ha rivoluzionato parecchie aree della monoposto, rendendo la monoposto del 2020 una vettura molto più estrema nelle scelte aerodinamiche.
Una SF1000 che a gli occhi di un osservatore esterno parrebbe dunque essere più conservativa, mentre la W11 ha presentato novità assolute fra cui il sistema di regolazione della convergenza delle ruote anteriori denominato DAS (dual axist steering).
Come già premesso, Ferrari riprende molte delle scelte aerodinamiche introdotte nel 2019, soprattutto a livello aerodinamico.
Mettendo a confronto la SF1000 alle dirette avversarie Red Bull e Mercedes, balzano all’occhio alcune sostanziali differenze di interpretazione tecnica dei regolamenti, fra cui la scelta del muso largo. Gli ingegneri Ferrari infatti hanno perseguito la scelta aerodinamica del muso largo, con una sezione d’ingresso dell’aria fra i piloni del muso molto più ampia rispetto a Mercedes. La scuderia di Toto Wolff infatti ormai dal 2015 presenta un nose strettissimo, al fine di energizzare al massimo i flussi (sotto forma di velocità dell’aria) per far lavorare al meglio la parte inferiore della vettura.
Nelle ultime due stagioni inoltre Mercedes ha rastremato anche la parte superiore del muso, per ridurre la resistenza all’avanzamento e migliorare il coefficiente di penetrazione aerodinamica. Sulla W11 la parte che va ad aderire al telaio è ancora più stretta rispetto alla W10, molte squadre fra cui Mclaren, Renault e la stessa Red Bull hanno preso ispirazione da Mercedes.
Anche per il 2020 abbiamo visto che Ferrari continua sulla strada dell’outwash sull’ ala anteriore, anche se non a livelli estremi di Alfa Romeo. Gli aerodinamici della Mercedes avevano iniziato lo scorso anno con una ala anteriore molto più up wash (o in wash) rispetto alla scelta attuale, più neutra, e che si avvicina leggermente alla filosofia Ferrari. Nell’illustrazione l’ala anteriore della Ferrari, con i flap che vanno a scendere in direzione dell’endplate per favorire il passaggio esterno alla ruota anteriore dell’aria (out wash).
Il grande lavoro svolto a Maranello sulla SF1000 è da ricercare sulla meccanica, dove per fini aerodinamici molte componenti sono state rese più compatte per stringere il corpo vettura. Nello specifico gli ingegneri hanno realizzato un cambio molto più compatto, nel tentativo di chiudere il più possibile la carrozzeria al retrotreno e far arrivare aria più pulita ad ala posteriore e diffusore.
James Allison su Mercedes invece ha concentrato molto del lavoro sul raffreddamento della W11, che ha dato parecchi problemi lo scorso anno sulla Mercedes W10 che soffriva di surriscaldamento. Prendendo spunto proprio da Ferrari, i tecnici della Mercedes hanno introdotto delle nuove bocche dei radiatori, spostate sopra le strutture deformabili. Come è divenuto di moda ormai in F1, Mercedes ha spostato i coni anti intrusione in basso, e ha alzato le prese dei radiatori al di sopra per avere una portata d’aria maggiore. Soluzione introdotta per la prima volta dalla Ferrari nel 2017, e poi perfezionata da Adrian Newey su Red Bull.
Nell’illustrazione in basso vediamo il confronto diretto fra le pance della Racing Point RP20 (che non è altro che la W10), e la Mercedes W11.
In questo video l’esperto di tecnica in F1, Fabiano Vandone, fa un confronto diretto fra la Mercedes W11 e la Ferrari SF1000.