F1, Leclerc risponde ai tifosi: In Ferrari ho iniziato ad avere pazienza [ VIDEO ]
Dopo quello di Sebastian Vettel, è arrivato il turno anche di Charles Leclerc nel rispondere alle domande dei tifosi di tutto il mondo nel format Question & Answer. Tantissimo l’affetto degli appassionati nei confronti del gioiellino monegasco che, come testimoniano anche le domande, ha già conquistato il cuore di tutti.
Come ti senti quando qualcuno sta accorciando la distanza dietro di te ma riesci comunque a vincere la gara come a Monza l’anno scorso?
La situazione a Monza era molto tesa con Lewis e Valtteri alle spalle, specialmente perché eravamo in Italia: io e la Ferrari avevamo la pressione di tutto il paese. Ho cercato di gestirmi, di rimanere calmo e di pensare a portare a casa il risultato. E ce l’abbiamo fatta!
Quali sono state le tue emozioni la prima volta che sei entrato a Maranello?
In realtà è stato tanto tempo fa, avevo 11 o 12 anni ed ero con Jules Bianchi, ma non siamo potuti entrare dentro la struttura perché non avevamo il pass. Ricordo di aver guardato l’azienda dall’esterno e ne sono rimasto davvero impressionato, sognando, un giorno, di poterci entrare. Ora ammetto che entrare a Maranello è molto più facile per me.
Perché hai scelto il numero 16?
A dir la verità avrei voluto il 7 ma quel numero è di Kimi, poi volevo il 10 ma Gasly me lo ha “rubato” e allora ho preso il 16, che è anche il giorno in cui sono nato.
Hai qualche rituale prima di un Gran Premio?
Innanzitutto faccio un po’ di esercizi per scaldarmi fisicamente, poi gioco anche un po’ a calcio per allenare i miei riflessi, l’agilità e la precisione dei miei piedi. Quando sono in macchina, invece, mi piace visualizzare mentalmente il giro perfetto del circuito per prepararmi alla partenza.
Chi è stato il tuo idolo tra i piloti che hanno guidato la Ferrari?
Il mio idolo, ma penso anche quello di tanti altri, è sicuramente Michael Schumacher: ero giovane quando vinceva le gare e guardavo sia lui che la Ferrari con grande ammirazione.
A che età sei entrato a far parte della Ferrari Driver Academy? Cosa ricordi di quel giorno?
Era il 2015, se non ricordo male: un giorno davvero speciale, sono andato a Maranello con mio padre ed ero molto timido. Mi ha fatto impressione quando siamo varcato l’entrata dei cancelli e dopo due giorni mi hanno comunicato di essere entrato nella FDA. Un momento importantissimo della mia carriera che mi ha permesso di essere dove sono ora.
Come mantieni la tua condizione fisica pur restando a casa?
Ho ogni tipo di attrezzo qui a casa, una bicicletta, i pesi… e poi sono autorizzato a fare un’ora di allenamento al giorno fuori casa, anche se cerco di rimanere il più vicino possibile. Certo, la situazione non è ottimale, ma ho comunque tutto quello che serve per allenarmi.
Come ci si sente ad aver realizzato il sogno di guidare per la Ferrari? C’è qualcosa del tuo passato che cambieresti?
E’ stupendo, davvero stupendo. Nonostante io sia già da più di un anno in Ferrari, ogni volta che mi metto la tuta rossa è un’emozione speciale; faccio ancora fatica a credere che io sia qui. Un grandissimo onore e, per questo, non vedo l’ora di tornare in pista. Per quanto riguarda il mio passato non cambierei niente perché ho fatto sì degli errori ma mi hanno fatto diventare il pilota che sono adesso.
Qual è la più grande lezione che hai imparato dopo il tuo primo anno in Ferrari?
Avere pazienza: la pazienza è sicuramente qualcosa che in passato mi mancava, ma in Ferrari ho potuto capire quanto serva; non puoi avere tutto e subito, quindi devi per forza avere pazienza, imparare dai migliori, da Sebastian, dal team. Le cose hanno bisogno di tempo per fare il proprio corso e, forse, prima ero un po’ troppo impaziente.
In questo momento così cupo riesci comunque a sentire la vicinanza dei fans?
Assolutamente si: sento tantissimo il loro sostegno. Ho visto che in Italia hanno trasmesso la gara di Monza ed ho ricevuto tantissimi messaggi; sfortunatamente non posso rispondere a tutti ma sento la loro vicinanza che mi tiene motivato e mi spinge ad allenarmi al massimo per farmi trovare pronto quando la stagione comincerà.
Quando hai imparato l’italiano e cosa ti ha spinto a studiarlo?
Onestamente, parlare italiano per me è sempre stato abbastanza naturale: sono stato in Italia per l’80% della mia infanzia tra gare di kart e altri impegni, quindi ho dovuto per forza di cose imparare l’italiano, visto che è la lingua più usata nel karting.
Se avessi l’opportunità di incontrare Ayrton Senna cosa gli chiederesti?
Difficile. Forse andrei alla ricerca della pista più vicina perché sarebbe un sogno per me gareggiare con lui e imparare da lui. E’ sempre stato un esempio per me, aveva un grande talento ma lavorava anche molto duramente e mettendo le due cose insieme è diventato il migliore.
Qual è il tuo momento preferito durante tutto l’arco del weekend?
Mi piace molto la qualifica, dove un pilota deve essere super concentrato per mettere tutto sé stesso in un solo giro, ma devo ammettere che la battaglia in gara è la cosa che preferisco.