In attesa che le monoposto, e le vetture da corsa tutte, tornino a sfrecciare sull’asfalto delle piste, andiamo a conoscere meglio un pilota che, a 58 anni appena compiuti, non vuole appendere il casco al chiodo, Un protagonista assoluto delle gare a ruote coperte, con la fame di vittoria di un ragazzino: Gabriele Tarquini. Aneddoti, sconfitte brucianti e successi di un campione a 360°.
Chi, come il sottoscritto, è appassionato di motori, velocità e sfide ruota a ruota, non può non sentire la mancanza, in questo periodo di emergenza sanitaria, dell’adrenalina che solo la Formula 1, e il Motorsport in genere, sono in grado di regalare.
Uno dei modi migliori per combattere questa astinenza, è fare zapping tra i vari siti specializzati, cercando articoli, narrazioni, episodi che con la Formula 1 protagonista, non troverebbero adeguato spazio.
Su uno di questi siti, Motorpsort.com, ho scovato un’intervista molto interessante ad un protagonista italiano delle gare su pista, che dal 2009 detiene il record di pilota più anziano a vincere un campionato del mondo FIA, strappato di netto ad un certo Juan Manuel Fangio: Gabriele Tarquini.
Prima di riportare i passi più significativi di questa chiacchierata con il pluricampione turismo, raccontiamo brevemente, per quei pochi che ancora non lo sapessero, chi è Gabriele Tarquini.
Nato a Giulianova il 2 marzo del 1962, soprannominato fin da giovane “il Cinghiale” o “il Cinghio” per la sua grinta e il suo stile di guida caparbio, come ogni pilota che si rispetti, Tarquini ha mosso i suoi primi passi sulle quattro ruote con i kart, dimostrando giĂ il suo talento: vince il campionato italiano nel 1983 e nel 1984, l’europeo nel 1983 e il mondiale nel 1984. Naturale il passaggio alle monoposto avvenuto nel 1985 con la Formula 3000.
Esordio in Formula 1 nel Gran Premio di San Marino del 1987, alla guida di una Osella: nella massima serie automobilistica, a cui ha partecipato nelle cinque stagioni successive, fino al 1992, con le scuderie Coloni, AGS e Fondmetal, non coglie importanti affermazioni: un unico punto iridato, su 38 gare disputate, al Gran Premio del Messico del 1989. Parallelamente all’impegno in Formula 1, Tarquini decise di dedicarsi anche alle gare con le vetture a ruote coperte: un’apparizione alla 24 Ore di Le Mans nel 1985 e nel 1987 il prologo nel campionato mondiale turismo al volante di una Alfa Romeo 75 Turbo. Nelle stagioni 1989, 1990 e 1992, partecipò al campionato italiano superturismo, al volante di una BMW M3.
Gli scarsi risultati, e l’assenza di allettanti prospettive in Formula 1, spinsero il “Cinghio” ad abbandonare il mondo delle monoposto, per dedicarsi interamente alle vetture derivate dalla serie. E qui sono arrivati i primi importanti successi. Terzo posto con l’Alfa Romeo nel Superturismo Italiano nel 1993, e titolo BTCC, l’anno successivo, sempre con il team del Biscione.
Cambio di casacca nel 1997 con il passaggio alla Honda: con la Accord della casa giapponese Tarquini ha partecipato al campionato britannico, a quello tedesco e all’europeo superturismo.
Solo però il ritorno all’Alfa Romeo, avvenuto nel 2002, ha riportato il successo: nel 2003 si è laureato infatti campione ETCC.
Nel 2005, il campionato europeo turismo viene trasformato nel Campionato del Mondo Turismo (WTCC). Tarquini vi partecipò fin dalla sua prime edizione, conquistando l’alloro iridato nel 2009, al volante di una SEAT. Potrebbe essere la ciliegina sulla torta, a chiusura di una carriera già così prestigiosa. Ma non per il cinghio! Dopo vari cambi di casacca (Honda, Lada e Hyundai) il nostro portacolori è tornato sul tetto del mondo nel 2018: a 56 anni Tarquini ha conquistato la Coppa Mondo Turismo, nata dalla fusione tra Campionato del Mondo Turismo e TCR International Series.
Nonostante quattro titoli iridati, il pluricampione è ancora sulla cresta dell’onda: nel 2020, coronavirus permettendo, parteciperà al WTCR con la Hyundai i30 N TCR. E siamo sicuri, non per fare numero, ma per vincere!
Una carriera così lunga, e così vincente, non può non attrarre gli appassionati del Motorsport: in un’intervista video rilasciata al sito Motorsport.com, Tarquini ha voluto ha sintetizzare, in poco meno di 40 minuti, storie, episodi e aneddoti che lo hanno visto come protagonista, oltre che parlare del suo futuro.
Le prime domande ovviamente riguardano lo stop forzato causato dall’emergenza sanitaria, e come questa situazione inciderà sulla Formula 1, e sul mondiale turismo che lo vedrà nuovamente protagonista.
E per quanto riguarda la sua prossima avventura, lo spunto più interessante emerso è la rivalità agonistica con l’altro “vecchietto” del mondo del Turismo, Yvan Muller, 50 anni, che nel 2020, tornerà alle gare, riaprendo quella sfida con il nostro Tarquini, che si è protratta negli ultimi dieci anni. Un secondo ritorno, per allontanare il momento del ritiro definitivo, che sembra farsi largo nella mente di questi piloti: ma poi la passione è più forte di tutto!
E lo stesso Tarquini ha confessato di aver pensato al ritiro dopo aver conquistato il mondiale nel 2009: “nel 2009, lo sapeva solo mia moglie, volevo smettere di correre. Ho approcciato la gara di Macao, dicendo: se a Macao vinco il Mondiale cosa posso pretendere di piĂą. Avevo giĂ 47 anni: se vinco smetto. Vinco il mondiale; mi appresto ad andare in conferenza stampa, e dovevo raccontare della mia ultima gara. Mentre mi avvio verso la conferenza stampa, ho un po’ di tempo per riflettere e pensare: ma io non ho voglia di smettere.” E ovviamente ebbe ragione, perchĂ© questa sua scelta lo portò a diventare campione del mondo nove anni dopo.
Molto interessante e particolare il racconto in prima persona della sua gara di esordio in Formula 1, al Gran Premio di San Marino nel 1987, al volante di una Osella: “è stata una sorpresa anche per me…..tutto è nato negli ultimi 20-25 giorni. Osella non aveva una seconda macchina…..tirò fuori una macchina dal Museo ben sapendo che non mi sarei qualificato. All’epoca c’erano 26 macchine: io sono stato il 27esimo. Si sapeva benissimo che non mi sarei mai qualificato con una macchina del genere, che aveva un cambio di Formula 3. Mi ricordo di quel week end di una cosa incredibile. Parto, perchè Piquet sbatte al Tamburello….i medici non gli danno l’ok per partire, e io riesco ad entrare in griglia. Il mio capo meccanico in griglia mi dice: guarda, se vuoi fare qualche giro, perché sicuramente non finirai la gara con il cambio, devi partire veramente piano.”
E il racconto della sua prima gara continua: “Ho una foto della Tosa. Alla Tosa in genere, alla prima curva c’è il mucchio: vedi 25 macchine tutte appiccicate: e poi 200 metri mi vedo io.”
Un esordio non certo promettente, che ha reso amaro il sogno della Formula 1: “Io ce l’ho anche avuto un po’ con Osella…..a me ha castigato un sogno. Alla fine loro mi hanno fatto ritirare. Il cambio non poteva durare tutti quei Km: dopo 4-5 giri saltò la seconda….ma io continuavo, Dopo altri 5-6 giri saltò la quinta…ma io continuai imperterrito…avevo tre marce: giravo 20 secondi piĂą piano degli altri. Però io volevo finire la gara! E quando mi hanno richiamato ai box…mi hanno detto: no no basta perchĂ© sei troppo lento…ti dobbiamo ritirare. Per me quella è stata una mazzata…una delle piĂą grandi mazzate della mia carriera.”
Un aneddoto curioso, che spiega bene quali erano le condizioni economiche e tecniche delle scuderie minori, a quell’epoca.
Un’intervista a 360 °, quindi, che tocca i punti salienti della lunga e vittoriosa carriera del “Cinghio”: di chi ha ha preferito essere un protagonista assoluto in una categoria meno celebrata, piuttosto che rivestire un ruolo da comprimario della massima serie del Motorsport.