Sebastian Vettel, al termine della tribolata stagione 2020 che deve ancora cominciare, lascerà la Scuderia Ferrari, ponendo fine a un percorso intenso, lungo sei anni anche se privo di quel titolo mondiale tanto ambito. Il sogno del tedesco di arrivare a emulare il suo idolo Micheal Schumacher, vincendo un campionato con la rossa di Maranello probabilmente non si potrà avverare.
Sebastian Vettel a livello di numeri statisti rimarrà comunque nella storia del cavallino rampante, con all’attivo 111 gare con la Ferrari, condite da 14 successi. Vettel è dunque il terzo pilota più vincente nella storia della Ferrari, con una vittoria in meno di Lauda e una in più di Ascari, e una stagione ancora da disputarsi.
Nell’arco dei suoi 5 anni trascorsi a Maranello, Sebastian Vettel ha guidato vetture più o meno competitive, nel periodo in cui è la Mercedes la vera dominatrice di quest’epoca in F1. Il trentatreenne tedesco è stato sempre solito, nell’arco della sua carriera, dare nomignoli femminili alle sue auto.
Ripercorrere le sue Ferrari a livello , da Eva a Lucilla, è un modo per ricordare il suo trascorso in rosso, che è stato ricco di alti e bassi.
LE FERRARI DI SEBASTIAN VETTEL: DA EVA A LUCILLA
2015 – EVA
Sebastian Vettel approda in Ferrari nel 2015 dalla Red Bull, ereditando il sedile di Fernando Alonso. Il 2014 è stata una delle peggiori stagioni a livello di competitività della Ferrari, in quella che è stata la prima stagione dell’era turbo ibrida. Il 2015 era una sorta di ricominciare da zero per Ferrari, con una macchina da rivoluzionare e un nuovo pilota al comando della rossa. La SF15-T del 2015 era una vettura che si contraddistingueva per il lungo muso a becco, che sporgeva di un paio di centimetri oltre il main plane dell’ala anteriore. Eva, questo il nome della Ferrari 2015 di Vettel, era dotata di sospensione anteriore pull rod, soluzione che la Ferrari adottava ormai dal 2012. Questa soluzione è stata affinata negli anni, e prediligeva assetti più rigidi, con il terzo elemento posto nella parte bassa del telaio. I risultati ottenuti furono ottimi rispetto al 2014, e la Ferrari era sostanzialmente la seconda forza del mondiale dietro Mercedes. Il primo podio arriva alla prima gara in Australia, e la prima vittoria la gara successiva in Malesia. Nella fase centrale di stagione Mercedes darà lo spint, e i primi due posti in gara saranno sempre roba privata fra Hamilton e Rosberg. Arriveranno comunque altre due vittorie per Vettel e la Ferrari, nei tortuosi tracciati di Budapest e Marina Bay. Il risultato finale sarà il terzo posto nella classifica piloti.
2016 – MARGHERITA
La stagione 2016 doveva essere quella in cui Ferrari doveva tornare definitivamente in lotta per il titolo, giocandosela alla pari con Mercedes. La SF16-H è stata una monoposto con sostanziali divergenze tecniche rispetto alla precedente vettura 2015. La sospensione anteriore ritorna nel più classico schema push rod, a puntone, per combattere i problemi di sottosterzo riscontrati sulla vettura dell’anno prima. Il muso era più corto, per aumentare la sezione fra i piloni di sostegno per il passaggio dei flussi nel sotto vettura. Le fiancate vennero rastremate nella parte posteriore in maniera considerevole, e il cofano motore venne tinto di bianco, richiamando le storiche Ferrari di metà anni 70′. Nonostante dei promettenti test invernali la stagione 2016 sarà una delle peggiori in termini di risultati per il binomio Vettel-Ferrari, con 0 vittorie. Una SF16-H che soffrì a inizio stagione di affidabilità, e con Vettel più volte incappato in incidenti e ritiri.
2017 – GINA
La stagione 2017 nasceva con il nuovo regolamento tecnico, con monoposto dal carico aerodinamico molto più elevato rispetto alla stagione precedente, con passo allungato, diffusore e ali più grandi, e gomme più larghe. Era l’occasione giusta per porre fine al dominio Mercedes, e dare a Vettel una vettura in grado di lottare finalmente per il mondiale. La SF70-H è stata una delle Ferrari più rivoluzionarie dal punto di vista tecnico, capostipite delle successive vetture progettate a Maranello.
Con i nuovi regolamenti i tecnici poterono sbizzarrirsi: balzava all’occhio la strana conformazione delle bocche dei radiatori. Difatti la Ferrari del 2017, denominata Gina da Seb, aveva le bocche dei radiatori molto arretrate, poste sopra i coni anti intrusione imposti da regolamento, che servivano per assorbire gli impatti laterali. Questa soluzione, perfezionata poi da Red Bull, è presente su tutte le monoposto odierne, con Ferrari dunque che ha fatto scuola, finalmente, dopo anni. La SF70-H, come altre vetture, era dotata della lunga pinna dietro il cofano, la quale aveva un profilo alare orizzontale nella parte terminale, sfruttando una zona grigia del regolamento. Rispetto alla Mercedes W08, Ferrari aveva un passo corto, prediligendo circuiti con curve lente. Con questa vettura Vettel fu protagonista della miglior stagione in rosso, ottenendo diverse vittorie, fra cui la storica doppietta di Montecarlo. Resterà in testa al mondiale fino a fine estate, finché non arriveranno diversi problemi di affidabilità, e le gare asiatiche in cui Hamilton inanellerà una catena di vittorie ottenendo il titolo. Vettel dovrà accontentarsi dunque del secondo posto in classifica piloti, alle spalle dell’inglese.
2018 – LORIA
La SF71-H è stata la Ferrari probabilmente con più potenziale nelle mani di Vettel. Diretto sviluppo della precedente SF70-H, Loria (così chiamata da Sebastian) aveva come obbiettivo quello di annullare i punti deboli della vettura del 2017, carente sui tracciati veloci. La vettura del 2018 difatti aveva un passo più lungo, per migliorare proprio l’efficienza in rettilineo e nei curvoni veloci.Il power unit del 2018 per la prima volta dall’era turbo-ibrida sembra scalzare Mercedes dal primato di Power Unit con più potenza. I regolamenti vietarono l’uso della lunga pinna sul cofano, e venne introdotto per la prima volta in F1 il dispositivo di sicurezza del pilota Halo. La vettura era potenzialmente velocissima, e per buona parte della stagione sarà la vettura più veloce. Come l’anno prima Vettel si impose nelle prime due gare in Australia e Bahrain, e in quasi tutti i circuiti la Ferrari si gioca la vittoria. Dal Gran Premio di Germania in poi tuttavia qualcosa sembra cambiare definitivamente le sorti del campionato: In condizioni meteo miste, Vettel va a muro mentre era in testa, e perde la possibilità di allungare nel mondiale, con Hamilton che va a vincere partito quattordicesimo. Da li in poi Mercedes sembra avere un passo in più, e a parte la vittoria in Belgio, Vettel è autore di una serie di contatti e testacoda a Monza, Suzuka, Austin, che ne compromettono definitivamente la corsa al titolo. Giungerà nuovamente vice-campione del mondo alle spalle di Hamilton, con 5 vittorie stagionali.
2019 – LINA
La stagione 2019 è forse una delle più difficili per Sebastian, ed è stata probabilmente quella che ha posato le fondamenta sul divorzio Vettel-Ferrari. La Ferrari SF90 brilla nei test invernali, dominando quasi tutte le sessioni. Dal colore opaco, come la Red Bull, la Ferrari SF90 era dotata di una grande efficienza aerodinamica, generando pochissimo drag. Con il supporto anche del Power Unit, la Ferrari SF90 era costantemente una delle monoposto più veloci in rettilineo. I tecnici di Maranello interpretarono i nuovi regolamenti per gli alettoni con una filosofia out-wash, con gli spoiler dell’ala anteriore che diventavano neutri nella zona della paratia laterale, per accompagnare i flussi all’esterno delle ruote anteriori. La nuova coppia di alfieri Ferrari, formata dal quattro volte campione Vettel, e dal giovane talentuoso Charles Leclerc, sembrava promettere bene per la stagione 2019. Tuttavia ogni dubbio venne spazzato in Australia, con la Ferrari palesemente in ritardo tecnico rispetto a Mercedes e alla Red Bull di Verstappen. Nel corso della stagione Ferrari svilupperà la vettura in maniera progressiva, e con l’avvento delle piste più veloci arriverà a giocarsi la vittoria. Tuttavia Vettel soffrirà l’arrembante compagno di squadra Charles Leclerc, e arriverà una sola vittoria per il tedesco a Singapore. Vettel fa fatica ad adattarsi alla SF90, che patisce problemi di sottosterzo e un anteriore poco preciso. Lina infatti sarà molto performante in qualifica e in rettilineo, ma con enormi difficoltà nel generare carico aerodinamico nelle sezioni lente dei tracciati. A fine anno Vettel arriverà addirittura quinto in classifica piloti, dietro al compagno Leclerc autore di sette pole position e due vittorie.
2020 – LUCILLA
Quella che sarà l’ultima Ferrari di Vettel, la SF1000, è stata denominata Lucilla. La stagione 2020, avvolta dalla piaga del coronavirus, deve ancora prendere il via fra tanti dubbi sulla sua disputa. Con il prematuro annuncio del divorzio Ferrari-Vettel, il tedesco correrà sostanzialmente una stagione da separato in casa. La Ferrari 2020 non è molto diversa dalla monoposto del 2019, di cui ne richiama la stragrande maggioranza dei concetti per via della continuità regolamentare. I test pre stagionali sembrano tuttavia aver mostrato un notevole ritardo in termini di prestazione rispetto alle rivali Mercedes e Red Bull, e probabilmente nemmeno in questa stagione Vettel riuscirà, salvo stravolgimenti, a ottenere l’iride con la macchina rossa.
In questo video Fabiano Vandone ci mostra i segreti tecnici, da Eva e Lucilla.