Se ne discuteva da un paio di mesi ormai, da quando si erano cominciate a prevedere le nefaste conseguenze economiche che l’emergenza Coronavirus avrebbe causato nel mondo e quindi anche in Formula 1; alla fine la riduzione del budget cap per il 2021 è stata approvata. 145 milioni di dollari come tetto massimo per la spesa dei team del Circus, per limitare quanto più possibili gli esborsi e gli effetti della crisi, gravosi sui piccoli team. La Ferrari si è dichiarata abbastanza soddisfatta della scelta, anche se non totalmente: i dirigenti della Rossa hanno sollevato dubbi in materia sin dall’inizio.
Come normale che sia, ognuno difende i propri interessi: ne consegue quindi che Maranello chiedeva un abbassamento non così sostanziale del budget cap, agli antipodi con la proposta McLaren e di quasi tutti i team minori di arrivare addirittura ad un tetto di 100 milioni. Proposta non accolta e non entusiasmante vittoria politica per la Ferrari. Tetto che verrà abbassato ulteriormente a 140 nel 2022 e 135 nel 2023. Tante, però, sono state le critiche che questo budget cap ha mosso, soprattutto riguardanti il completo snaturamento della competizione, dello sport.
Uno su tutti l’ex patron della Formula 1, Bernie Ecclestone che, lapidariamente, ha definito il tetto di spesa come :“una totale stupidaggine”. Il suo duro attacco non è finito qui:
“Quando ero proprietario della Brabham spendevamo molti meno soldi della Ferrari, eppure gli stavamo quasi sempre davanti. E’ una questione di persone, non di soldi spesi”. Ecclestone continua con una lucida analisi del momento attuale della Formula 1: “Questi motori ibridi sono complicati, hanno una grande architettura ingegneristica; ma in fondo a chi importa della loro efficienza? Gli appassionati chiedono solo gare spettacolari. Sono finiti i tempi in cui la metà dello schieramento non arrivava al traguardo; si è persa un po’ di imprevedibilità e i GP diventano noiosi”.
Di certo una visione corretta, proveniente dalla sua immensa esperienza nelle corse e nel management. Seppur lo stesso Bernie non sia senza peccato per alcune scelte anche scellerate nel corso dei suoi anni alla gestione del Circus. La realtà dei fatti è che stare al capo di un’organizzazione del genere è decisamente complicato e che, presto o tardi, si incapperà in errori, specie in una situazione inedita e così complicata come quella della gestione post-emergenza. Seppur le critiche al budget cap si possano definire più che legittime. Giuste.