Il mese di maggio per il mondo dei motori è pieno di ricordi indelebili, di momenti tristi; oltre alla tragedia di Ayrton Senna, in un giorno primaverile di 34 anni fa se ne andava un altro pilota amatissimo da tutti ma mai ricordato sufficientemente, Elio de Angelis. Il 15 maggio del 1986, sul circuito del Paul Ricard, termina la storia del pilota gentiluomo, molto probabilmente l’ultimo della storia di questo sport; un ragazzo che tutti gli addetti ai lavori ricordano sempre con tanto piacere, come un vero amico, una persona genuina prima che un gran bel manico.
Elio proveniva da una famiglia agiata di Roma ma le disponibilità economiche non lo hanno mai fatto diventare spocchioso, presuntuoso: sempre col sorriso, una buona parola per tutti, giornalisti e avversari che, il più delle volte, si trasformavano in amici. Impossibile non essere quantomeno incuriositi dai suoi modi, dalla sua eleganza e dalla sua classe: un uomo raffinato, colto, che non sapeva solo guidare la macchina divinamente ma riusciva a trasmettere anche la sua passione per l’arte in generale. Celebri le sue suonate al pianoforte con le quali intratteneva colleghi e non solo.
Si direbbe che quelli come lui non li fanno più. L’ultimo dandy gentile della Formula 1, alla ricerca del bello e della bontà verso gli altri, mai limitata a se stesso. La musica, l’arte, la velocità. Le difficoltà iniziali alla Lotus, poi la prima sofferta vittoria in Austria nel 1982, arrivata alla de Angelis, combattendo strenuamente fino alla fine, come è sempre stato abituato a fare. Il 1985 e il durissimo duello interno, guarda un po’, con un certo Ayrton Senna, mai digerito come compagno di squadra: la cattiveria agonistica del brasiliano era troppa per lui. Elio è spiazzato ma vince, ancora, in maniera rocambolesca ad Imola. Sarà l’ultima vera gioia in pista della sua carriera.
Decisamente troppo breve. L’anno successivo si trasferisce alla Brabham ma la “sogliola” progettata da Gordon Murray non va, non funziona. Elio combatte per migliorarla. Chiede al suo compagno di squadra Riccardo Patrese di lasciargli il posto assegnatogli per i test al Paul Ricard in programma il 15 maggio. Riccardo glielo cede volentieri, sono amici. Poi il problema meccanico, il volo, il fuoco che non lascia scampo ad Elio. Il caos, la confusione, il rumore che, stavolta, sovrastano la musica, l’ordine, la gentilezza. Alain Prost, Keke Rosberg ed altri arrivano in suo soccorso perché le misure di sicurezza nei test privati non sono ancora previste. Non c’è più tempo.
Ci si rende conto solo quel 15 maggio 1986 che la Formula 1 deve fare ancora dei passi da gigante in materia di sicurezza nei circuiti e a farne le spese è il nostro beniamino, il più amato dagli addetti ai lavori. E’ un dolore immenso, perché l’Italia e il mondo del motorsport perdono un grandissimo pilota ma anche un gentiluomo con una classe innata e una bontà d’animo smisurata. Ci si dimentica sempre di come non ci sia solamente una Formula 1 prima e dopo Senna ma anche una prima e dopo Elio de Angelis, morto in pista a soli 28 anni.
E quante altre cose belle ci avresti potuto regalare Elio, ultimo esponente di una Formula 1 romantica.