F1 2020, L’analisi dei valori in pista: bene i motorizzati Mercedes e Renault, malissimo i Ferrari
Altro giro, altra corsa. Il tracciato austriaco del Red Bull Ring ha distillato, ancora una volta, una corsa emozionante e imprevedibile. Dopo il canonico GP d’Austria, è stato il turno del Formula 1 Pirelli Großer Preis der Steiermark 2020.
Il primo GP di Stiria ha offerto le prime conferme relative ai valori in pista. La Mercedes F1 W11 sembra costituire, al pari delle vetture che l’hanno preceduta, la monoposto di riferimento. Vincitrice in entrambi i GP disputati in terra austriaca, la vettura condotta da Valtteri Bottas e Lewis Hamilton è già in fuga (80 i punti già conquistati). Compromesso tecnico nuovamente riuscito: ottima deportanza, ottima velocità di punta (esaudite, a tal proposito, le richieste espresse da Hamilton nel 2019).
Alle spalle della Mercedes, si issa la Red Bull RB16-Honda RA620H. Globalmente, sinora, la vettura curata da Adrian Newey incarna la principale avversaria della nera Mercedes F1 W11. Nei due appuntamenti austriaci, infatti, la monoposto condotta da Max Verstappen e Alexander Albon ha palesato prestazioni appena inferiori alla rivale anglo-tedesca, tanto in qualifica quanto in gara. 27 i punti racimolati dal team anglo-austriaco (pesa il doppio zero incassato nel primo GP), ma la RB16 rimane, a tutt’oggi, la anti-Mercedes più accreditata.
Le prime due gare in quel del Red Bull Ring, tuttavia, hanno decretato altri responsi: la crescita delle vetture motorizzate Mercedes e Renault ed il crollo di quelle spinte dalla power unit Ferrari.
Mercedes F1 W11, Racing Point RP20, Williams FW43: tutte le scuderie motorizzate dalla power unit Mercedes M11 EQ Performance registrano notevoli incrementi prestazionali. La già citata F1 W11 è già in fuga, la Racing Point RP20 (la discussa “Mercedes F1 W10 rosa”) issa Sergio Perez e Lance Stroll nelle parti alte della classifica (22 punti), la Williams FW43, in ultimo, inizia a lottare con il resto del gruppo.
Sorrisi smaglianti anche in casa McLaren e Renault. Le vetture spinte dalla power unit Renault E-Tech 20 — specie le monoposto di Woking condotte da Carlos Sainz e Lando Norris — hanno mostrato una eccellente competitività, segno che la McLaren MCL35 e la Renault R.S.20 sono frutto di progetti ben concepiti.
In particolare, appunto, la McLaren MCL35 denota evidenti segni di miglioramento: veloce in qualifica e in gara, Carlos Sainz e Lando Norris si sono issati costantemente (e in entrambi i GP) nelle posizioni di vertice. Norris, grazie al 3° posto al GP d’Austria e al 5° colto negli ultimi, vivaci chilometri del GP di Stiria, va ad occupare la terza posizione nella classifica Piloti (26 punti), alle spalle di Bottas (43) ed Hamilton (37). Sainz, comunque ottimo, ha sinora totalizzato 13 punti, frutto del 5° posto colto al GP d’Austria e del 9° ottenuto in occasione dell’inedito GP di Stiria. La McLaren, dunque, ha sinora raccolto ben 39 punti: suo, alla vigilia del GP di Ungheria, il 2° posto nella graduatoria Costruttori.
Crollo verticale, invece, delle scuderie motorizzate dalla power unit Ferrari 065. Ferrari SF1000, Alfa Romeo C39, Haas VF-20: tutte hanno palesato marcate involuzioni in termini di prestazioni. “Bugiardi”, in tal senso, il 2° posto ottenuto da Charles Leclerc in occasione del GP d’Austria ed il 9° ottenuto da Antonio Giovinazzi nella medesima corsa: risultati sì brillanti ma agguantati approfittando — come si suol dire — delle disgrazie altrui (anche questo è automobilismo…).
La “galassia Ferrari” annaspa, sintomo di un motore incredibilmente involuto e di progetti, in molte aree, simili per non dire speculari. Il travaso tecnologico e di soluzioni tra Ferrari, Sauber/Alfa Romeo e Haas, in questo caso, si sta tramutando in un autentico boomerang.
C’è da fare, invero, una considerazione tecnica. Mai come quest’anno assistiamo a miglioramenti o peggioramenti a seconda delle motorizzazioni. Racing Point, in tal senso, ha scoperchiato l’arcano, il segreto della moderna F1: copiare, spudoratamente. In una F1 ingessata, priva di test, legata ai simulatori (che non offrono, però, responsi veritieri) e a regolamenti tecnici e sportivi che imbrigliano i progettisti e lo sviluppo delle auto, azzeccare subito il progetto risulta vincente.
E il passo più breve per indovinare un progetto è, appunto, copiare. E a parità di motore, il gioco sembra riuscire.
In un periodo in cui le auto palesano — variazioni sul tema a parte — circa le medesime caratteristiche tecniche e di scuderie satellite più o meno apertamente dichiarate, ecco che assistiamo al fenomeno appena illustrato.
Ovviamente, esistono differenze prestazionali, più o meni marcate, figlie di soluzioni tecniche diverse (ci mancherebbe!) e della bravura dei piloti.
Dopo l’Austria, ecco l’Hungaroring, circuito dalle caratteristiche diametralmente opposte rispetto al veloce Red Bull Ring.
Assisteremo, anche in terra magiara, all’ascesa delle vetture motorizzate Mercedes e Renault e al crollo di quelle spinte dal V6 ibrido Ferrari? Se così fosse, è verosimile che il canovaccio del Mondiale di F1 2020 sia stato già svelato.
La palla passa ai tecnici progettisti: ad essi, l’arduo (sempre più arduo) compito di sovvertire le gerarchie tecniche.