La classifica Costruttori, all’indomani del GP di Ungheria (terzo appuntamento del Mondiale di F1 2020), recita: Mercedes (121 punti), Red Bull-Honda (55 punti), McLaren-Renault (41), Racing Point (40).
Alla fine del Mondiale 2019 (ossia dopo ben 21 GP), la medesima classifica recitava: Racing Point, punti 73, 7° posto.
Chiaro, no?
Sergio Perez e Lance Stroll sono gli artefici finali di questo capolavoro di furbizia firmato Racing Point. Il sempre veloce pilota messicano ha sinora raccolto 22 punti, issandosi al 6° posto nella classifica Piloti. Stroll, dal canto suo, sta sfoderando una ottima competitività: 18 i punti ottenuti dal pilota canadese, bottino che gli vale l’8° posto nella graduatoria Piloti provvisoria.
Il ruolino di marcia di Perez e Stroll è invidiabile: Perez è 6° ai GP d’Austria e Stiria, 7° in Ungheria; Stroll (ritirato nel GP d’apertura), è 7° al GP di Stiria e addirittura 4° in terra magiara.
Veloci in qualifica, veloci e convincenti in gara. Le Racing Point RP20-Mercedes affidate a Perez e Stroll volano e, inequivocabilmente, hanno stravolto le gerarchie tecniche in F1.
La tanto rinnovata quanto inaspettata competitività della Racing Point RP20, tuttavia, ha sollevato e continua a sollevare più di un dubbio e più di un sospetto.
Racing Point è la “Mercedes 2”? La comparazione
La Renault, parimenti a quanto accaduto già all’indomani del GP di Stiria, ha sporto nuovo reclamo ufficiale contro la Racing Point, colpevole — secondo il team di Enstone — di aver copiato integralmente il progetto delle prese d’aria anteriori dei freni dalla Mercedes F1 W10 del 2019. Un esercizio di copiato, dunque, integrale: non solo le parti esterne (visibili), ma anche quelle interne, in teoria non visibili ad un osservatore esterno. Il sospetto, pertanto, è che la Racing Point abbia avuto modo di attingere dai progetti Mercedes.
La Racing Point RP20-Mercedes costituisce, come noto, un oggetto assai bizzarro. Due le scuole di pensiero che ruotano attorno alla vettura del team diretto da Otmar Szafnauer: si tratta di una copia autorizzata (quindi, stando alle norme, illegale) della Mercedes F1 W10 del 2019 o di un semplice (e riuscito) esercizio di copiato, sì spudorato, privo di fantasia e anche poco consono al blasone della categoria ma del tutto legale?
La Renault passa ai fatti e presenta reclamo, gli altri concorrenti della Racing Point mugugnano e incassano. Intanto, la “Mercedes rosa” tecnicamente curata da Andrew Green macina punti e risultati. Ma non è tutto.
Quanto fatto dalla Racing Point, infatti, potrebbe costituire un clamoroso precedente. In un periodo storico in cui le vetture di F1, al livello tecnico, presentano e presenteranno — per regolamento o per libera scelta dei progettisti — caratteristiche assai simili (spesso speculari) tra loro, copiare potrebbe rappresentare la via più breve verso la competitività.
L’argomento — molto spinoso — è stato da noi trattato in più occasioni. In questo articolo dello scorso 11 giugno 2020, avevamo illustrato illustri precedenti storici, tra cloni, derivati e monoposto frutto di collaborazioni tra scuderie, ai limiti (e oltre) il regolamento.
La Racing Point RP20 è, senza dubbio, una vettura “borderline”. In una F1 in cui, ormai, abbondano scuderie satellite più o meno apertamente dichiarate, la Racing Point RP20 può aprire, in modo definitivo, una porta di fatto già aperta da anni (eclatante, per rimanere nel recente passato, ai casi Red Bull/Toro Rosso).
In caso di secondo (legale?) braccio armato Mercedes, il BWT Racing Point F1 Team sarebbe, a tutti gli effetti, una scuderia satellite atta ad arginare — anzitutto — Red Bull e Ferrari. E già in occasione delle qualifiche del GP di Ungheria abbiamo avuto un assaggio di cosa potrebbe accadere nell’immediato futuro: le Mercedes “ufficiali” in prima fila, le Racing Point (ossia, Mercedes sotto mentite spoglie) immediatamente alle spalle.
Nel caso, invece, non vi sia alcun legame sottobanco (se non quello ufficiale e legale relativo alla fornitura della power unit Mercedes M11 EQ Performance) tra Mercedes e Racing Point, la RP20 può e potrà ad ogni modo incarnare un “nuovo” modo di fare Formula 1.
In tempi di test assenti o ridotti all’osso, congelamenti, budget cap ed altre mille restrizioni regolamentari che intaccano e inficiano la fantasia dei tecnici progettisti e lo stesso sviluppo delle monoposto, copiare la vettura di riferimento potrebbe fare scuola.
Il campionato è appena iniziato ma, senza dubbio, la Racing Point RP20 farà ancora parlare di sé.
Sinora, un esempio da criticare. Un domani, da emulare?