Le nuove direttive tecniche che regolano il Power Unit a partire dalla stagione 2020 pare abbiano messo un netto freno al potenziale del propulsore Ferrari, che con la SF1000 non riesce più a esprimere lo strapotere della passata stagione.
Nel 2019 il Power Unit Ferrari 064 pare sfruttasse delle zone “grigie” del regolamento tecnico, in termini di portata di benzina e di uso di oli additivi che andavano a migliorare l’efficienza del combustibile.
A partire da questa stagione, dopo le polemiche sollevate da Red Bull e Mercedes sulla presunta irregolarità Power Unit Ferrari, si è arrivati alla messa in vigore di norme più restrittive in ambito motore e carburante. Tutto ciò potrebbe essere la base delle cause per cui la Ferrari del 2020 sia così meno efficiente nei rettilinei rispetto alla vecchia SF90, perdendo la supremazia a livello di potenza del Power Unit.
Da quest’anno la Federazione ha imposto l’utilizzo di un doppio flussimetro a cascata (uno standard fornito dalla FIA e uno sviluppato dai fornitori) che avrebbe rimosso ogni dubbio sul raggiro dei sensori che supervisionano la portata di carburante tarata a 100 kg/h. La Ferrari era stata accusata lo scorso anno di riuscire a raggirare la lettura del sensore del flusso di benzina, che effettuava la lettura a intervalli regolari a distanza di un secondo. All’ interno di quell’intervallo, tramite apposite mappature, Ferrari riusciva ad aumentare l’afflusso di benzina oltre i 100 kg/h (soprattutto in qualifica), aumentando la potenza del motore endotermico turbo, tornando nel range corretto prima della seconda lettura del sensore. Con l’installazione dei due flussimetri, che effettuano letture a intervalli alternati, è praticamente impossibile aumentare la portata di combustibile senza che il sensore rilevi l’anomalia.
Altra normativa che probabilmente ha penalizzato molto Ferrari (accusata da Mercedes lo scorso anno) riguarda l’utilizzo di oli lubrificanti, utilizzati come additivi per aumentare il potere calorifico della benzina. Il meccanismo tramite il quale si riusciva ad aumentare la spinta del pistone in camera di combustione avveniva grazie all’intercooler, che tramite degli iniettori (regolati da mappature dal volante) miscelavano in fase di aspirazione l’aria fredda con gli additivi che, entrando nel cilindro aumentavano l’efficienza termica della benzina, generando una miglior combustione della stessa. Il tutto ovviamente si traduceva in un surplus di potenza, guadagnando cavalli.
Molto probabilmente, per non incorrere in sanzioni, la Ferrari ha patteggiato in un accordo segreto con la Federazione, spiegando come molte squadre (compresa la stessa Ferrari) riuscissero a trarre vantaggio da un’uso al limite del regolamento degli oli lubrificanti. La FIA ha modificato il regolamento tecnico per il 2020 dettando norme più severe per l’utilizzo di oli lubrificanti, passando da 0.6 litri ogni 100 km, a 0.3 litri.
Questa stessa norma in termini di lubrificazione avrebbe messo in difficoltà durante i test i motorizzati Mercedes, che erano stati oggetto di diversi cedimenti meccanici, risultati poi dovuti a una scarsa lubrificazione dei cuscinetti.
La Ferrari SF1000, analizzando i dati telemetrici, genera parecchia resistenza all’avanzamento poiché, rispetto alla SF90, è stato ricercato un maggior carico aerodinamico a discapito dell’efficienza. Tuttavia la SF1000 era probabilmente nata sulla base dei regolamenti 2019 in termini di motore, e il Power Unit 065 del 2020 non riesce a compensare l’aumento del drag della Ferrari 2020.
In questo video Fabiano Vandone ci mostra come i nuovi regolamenti avrebbero indebolito il Power Unit Ferrari.