La folle gara di Spielberg ha visto solo 11 piloti arrivare al traguardo. L’affidabilità, che tanto preoccupava Toto Wolff durante i test di Barcellona, ha in realtà interessato la maggior parte dei team in griglia, con modalità e problematiche di tipi molto vari.
Problemi di motore per Mercedes, Renault e Honda. Lance Stroll, in piena bagarre, ha iniziato improvvisamente a rallentare, gettando alle ortiche la possibilità di un buon risultato per la “Mercedes Rosa”; George Russell, il quale avrebbe potuto addirittura puntare la top-10, ha sofferto di anomalie alla pressione del carburante; in casa Renault, la PU di Daniel Ricciardo ha accusato problemi di temperatura dopo soli 17 giri; in casa Red Bull c’è stato addirittura un doppio zero! Max Verstappen si è dovuto arrendere ad un problema idraulico, mentre Alex Albon, dopo lo sfortunato incidente con Hamilton, è tornato ai box per dei non meglio specificati problemi di motore.
Doppio ritiro anche in casa Haas, dove torna con prepotenza uno degli incubi della passata stagione: l’impianto frenante, che ha abbandonato senza preavviso sia Magnussen che Grosjean. Daniil Kvyat, alla prima gara della ribrandizzata AlphaTauri, ha avuto una pesante foratura nelle fasi finali del GP, e, infine, l’Alfa Romeo ha “cannato” il pit stop di Kimi Raikkonen, rimandando il finlandese in pista con l’anteriore destra non ben fissata. La ruota si è poi staccata, rischiando di colpire Sebastian Vettel che arrivava dietro, e il team di Hinwil si è visto comminare anche una multa.
Oltre ai ritirati, anche altri hanno avuto problemini vari: la RP20 di Sergio Pérez sin dal venerdì ha più volte esalato delle fumate bianche dal posteriore, cosa abbastanza anomala dato che sulla vettura “gemella” di Stroll ciò non è successo, e le due Mercedes ufficiali sono andate dapprima in crisi con le temperature, poi con le vibrazioni, tant’è che Bottas ed Hamilton hanno dovuto evitare i cordoli.
In una F1 dove tutti tendono alla perfezione, era da anni che non si vedevano così tanti ritiri non dovuti ad incidenti o fattori esterni, ma puramente a questioni di affidabilità. Come mai tutti questi problemi? Sono vari i fattori che hanno contribuito a questa carneficina.
Innanzitutto, prima del GP d’Austria, le vetture non toccavano la pista da fine febbraio. Nonostante i km percorsi a Barcellona, le monoposto sono ancora ai loro primi vagiti, ed è fisiologico che emerga qualche complicanza. Ad esempio, Mercedes subito dopo i test applicò dei correttivi per risolvere alcune grane del motore, e fino a tre giorni fa non si poteva avere la certezza che questi avrebbero funzionato.
Altro fattore cruciale è stato il caldo: nonostante il paesaggio montuoso, che farebbe pensare ad un certo fresco, alla domenica la temperatura dell’aria si è attestata sui 30 gradi, mandando in crisi chi ha deliberato sfoghi per l’aria calda non abbastanza voluminosi. Infine, un po’ di “ruggine” dei meccanici potrebbe aver giocato la sua parte, soprattutto nel caso del povero Raikkonen. Ruggine che, invece, sembrerebbe non aver interessato i piloti: paradossalmente, gli unici ad aver commesso errori gravi sono stati due veterani quali Hamilton (sia in Q, con il mancato rispetto della bandiera gialla, che in gara con il contatto con Albon) e Vettel; per il resto, nessun incidente grave né sbavature degne di nota.
Se sistemare le operazioni e risolvere i problemi di gioventù non è poi troppo difficile, gestire il caldo sarà cruciale in queste gare estive: chi ha avuto difficoltà ieri, di certo non si divertirà al GP di Spagna del 16 agosto…